DAI PILASTRI DELLA SCRITTURA LA CALDA LUCE DELL'INTELLETTO UMANO
- 29 aprile 2019 Cultura
La scrittrice più interessante del secolo scorso Virginia Woolf, nacque a South Kensington (Londra) il 25 gennaio 1882 e morì a Rodmell nell'East Sussex il 28 marzo 1941, suicida. I genitori, Leslie Stephen, storico e critico letterario, la madre, Julia Jackson, modella per pittori, le impartirono un'educazione scolastica in casa, come era frequente nelle famiglie altolocate di quei tempi e come anche per Agatha Christie, classe 1890 avverrà di lì a non molto. Virginia Stephen comincia a scrivere giovanissima, insieme al fratello Thoby, dando vita insieme a lui a un giornalino domestico: l'Hyde Park Gate News durante i periodi estivi di vacanza trascorsi con i genitori a Saint Ives, in Cornovaglia (e a quel luogo si ispirerà per la stesura del suo romanzo "La crociera"). Ma è già dal 1905 che inizia a pubblicare, scrivendo articoli letterari per l'apposito supplemento del Times. Impartisce poi lezioni serali alle operaie di un collegio della periferia di Londra, affinché possano diluire il buio della notte in cui l'ignoranza le avvolgeva. Si avvicina quindi al movimento delle suffragette che lottano per ottenere eguali diritti con l'uomo. Nel 1912 muta il cognome originario Stephen in quello acquisito di Woolf, poiché sposa Leonard, giornalista e di lì a poco - 1917 - anche editore, quando i due coniugi fonderanno la piccola ma agguerrita casa editrice Hogarth Press, la quale pubblicherà oltre ai libri di Virginia anche alcune opere di Katherine Mansfield, James Joyce, Italo Svevo, Sigmund Freud. E il padre della psicanalisi avrebbe potuto sviscerare il significato del matrimonio dei coniugi Woolf i quali ebbero di sicuro un matrimonio bianco, poiché Virginia non sopportava di avere rapporti sessuali con uomini, probabilmente rimasta scioccata dagli abusi che lei e la sorella Vanessa subirono dai fratellastri Gerald e George. Quella esperienza passata non sarà dimenticata mai per Virginia, tanto da procurarle diverse crisi depressive e vari tentativi di suicidio fino all'ultimo - purtroppo riuscito - del 28 marzo 1941, quando dopo avere lasciato una lettera per il marito e una per la sorella, uscirà di casa e raggiunto il vicino fiume Ouse, riempirà di pietre le tasche del suo abito e si lascerà annegare, come mostrato anche dal bel film del 2002 "The Hours", nel quale la scrittrice sarà impersonata dall'attrice Nicole Kidman, che ne darà una buona interpretazione sebbene il suo viso quasi sempre ingrugnito non sembra corrispondere a quello autentico della Woolf, dato che la scrittrice era talmente intrisa di accesa sensibilità da mostrare - nelle immagini e nelle testimonianze che si hanno di lei - un'espressione sperduta e allucinata perché dilaniata dalle emozioni. Da ragazza conobbe Leonard, di due anni più anziano, quando frequentava il gruppo di Bloomsbury, che prendeva il nome dall'omonimo quartiere londinese. La donna ebbe diverse relazioni con altre donne, tra le quali quella con la scrittrice Vita Sackville West fu la più importante e duratura. La West, bisessuale, aveva sposato lo scrittore anch'egli bisessuale Harold Nicolson, avendo da lui due figli. Parallelamente alla narrativa, sviluppata in nove romanzi e circa 50 racconti, Virginia Woolf scrisse anche molte recensioni di libri e moltissime lettere raccolte in diversi volumi. Inoltre, il diario, conclusosi pochi giorni prima del suicidio. Per alcuni questo sarebbe ll'opera della Woolf più importante, più bella, forse assai più comprensibile rispetto alla sua narrativa non certo di facile lettura, perché definita "flusso della coscienza", vale a dire una sorta di modello psicanalitico stile Freud riversato in prosa. Una curiosità: Vanessa era una pittrice, Nicolson richiama all'attore Nicolson il cui nome è Jack, come Jack lo Squartatore, che qualcuno ha affermato potesse trattarsi del pittore Walter Sickert, sul quale Virginia scrisse un breve saggio. Sickert morì l'anno successivo alla morte di Virginia Woolf. Fra le pagine del diario si trovano frasi molto belle, tipo queste: "...un libro composto interamente, solamente e sinceramente dai propri pensieri. Se si riuscisse ad afferrarli ancora caldi e all'improvviso nel momento in cui si formano nella mente". Poi descrizioni di Londra, che lei amava molto più della campagna. "Londra è un incanto. Uno stupore le notti, con tutti quei portici bianchi e i vasti viali silenziosi. E la gente che sbuca dentro e fuori, agilmente, piacevolmente, come conigli. Io guardo giù per Southampton Row, bagnata come il dorso di una foca o rossa e gialla di sole e osservo gli omnibus che vanno e vengono e sento i vecchi organetti folli".
Virginia fu da giovane una bella ragazza dal viso incantevole. La sua mente tormentata se non l'aiutò a vivere meglio le fu utile per produrre una prosa scintillante che riversata nella sua scrittura sembra lastricare il suo passaggio evitando moti sussultori a chi dopo di lei ha percorso o ripercorso il viale della letteratura fermandosi o soffermandosi accanto ai pilastri della scrittura per cogliere, attraverso di loro, così come da alberi tra le cui fronde passa la luce del sole, la calda luce dell'intelletto umano.
Antonio Mecca