FLAVIO BUCCI, UNA IMPRESSIONANTE CAPACITÀ DI IMMEDESIMARSI NEL PERSONAGGIO
- 21 febbraio 2020 Cultura
Capace di indossarne i panni e mostrarne l'animo nelle sue espressioni fisiche e verbali
In concomitanza con la triste occasione della morte dell'attore Flavio Bucci, intendiamo qui ricordare questo interprete che ha saputo risaltare con forza in tutte le sue numerose interpretazioni - 55 film per il cinema, 28 per la TV, più interpretazioni teatrali e doppiaggio (sua la voce di John Travolta ne "La febbre del sabato sera" e "Grease", nonché quella di Anson Williams-Potsie nei telefilm "Happy Days"). Bucci era nato a Torino il 25 maggio 1947 da genitori originari del Sud Italia, ed è morto il 18 febbraio di quest'anno a Passoscuro, nei pressi di Fiumicino. Aveva studiato alla Scuola del Teatro Stabile di Torino e a teatro fu acclamato interprete del "Riccardo III" di Shakespeare, de "I giganti della montagna", "Il fu Mattia Pascal", "Uno, nessuno e centomila" di Pirandello. Al cinema esordì nel 1971, con il film "La classe operaia va in paradiso", mentre il suo ultimo film fu, nel 2018, "La cornice", passando per "Il divo", di Paolo Sorrentino, dove ha il ruolo di Franco Evangelisti. Nel 1977 arrivò la notorietà presso il grande pubblico per la sua interpretazione del pittore Ligabue, pittore naif e uomo squinternato, e questo durante il primo anno di Televisione a colori inaugurata dalla RAI. Seguirà poi, nel 1981 (anno della sua partecipazione al film di Alberto Sordi: "Il marchese del Grillo") "Don Sturzo", e nel 1983 "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana", nel ruolo del commissario di polizia Francesco Ingravallo, già portato sul grande schermo da Pietro Germi. L'anno successivo è nel cast de "La Piovra", diretto da Damiano Damiani, e nel 1989 torna a lavorare con Salvatore Nocita -che già lo aveva diretto in "Ligabue"- nel film televisivo "I promessi sposi". Bucci nel frattempo aveva conosciuto la collega attrice e doppiatrice Micaela Pignatelli, ne era sbocciato l'amore e da questo amore erano nati due figli maschi. Bucci era uno di quegli artisti che fanno parte della categoria "genio e sregolatezza", e che si danno ai vizi e allo sperpero del denaro guadagnato e della salute che è la prima di tutte le ricchezze umane. Il mondo è pieno di persone simili che cercano di assaggiare dell'esistenza ogni suo frutto, non importa se avvelenato, che poi finirà per intossicarli e renderli ebbri tanto da farli finire arenati sull'ultima spiaggia, come relitti di splendidi velieri. Ma ciò che conta in un artista è la sua vita, che nel caso del torinese Flavio Bucci fu incontrovertibilmente di prima classe, e gli permise di venire giustamente celebrato da registi e pubblico.
Antonio Mecca