FURORE di John Steinbeck
- 10 marzo 2020 Cultura
Ogni mattina alle ore 08:00 proponiamo ai nostri lettori la parte iniziale e finale di un capolavoro della letteratura universale.
“Zitto,” disse la mamma. E guardò il babbo e zio John, che stavano in piedi vicini all’uomo malato guardandolo con occhi impotenti. Poi guardò Rosa Tea avviluppata nella coperta, e aspettò d’incontrarne lo sguardo. Allora le due donne si lessero profondamente negli occhi, e Rosa Tea, respirando in fretta, accennò di sì, e la mamma sorrise e mormorò: “Brava bambina, ero certa!”
Rosa Tea bisbigliò: “Fai andar via gli altri?” e la mamma la rassicurò d’un cenno del capo. Ora il suono della pioggia sul tetto era soltanto un fruscio. La mamma si sporse in avanti e baciò la figlia in fronte, poi si raddrizzò e ordinò: “Andate fuori un momento sotto la tettoia, voialtri, tutti.”
Ruth aprì la bocca per parlare e la mamma la zittì. “Silenzio, fuori!” Li sospinse fuori, anche il ragazzo, ed uscì anch’essa per ultima.
Per un minuto Rosa Tea continuò a sedere nel silenzio frusciante del fienile, poi si alzò faticosamente in piedi aggiustandosi la coperta attorno al corpo, si diresse a passi lenti verso l’angolo e stette qualche secondo a contemplare la faccia smunta e gli occhi spenti. Poi s’inginocchiò e si sdraiò accanto a lui. Il moribondo scosse lentamente la testa in segno di rifiuto. Rosa Tea si denudò il petto e glielo offrì, passandogli una mano sotto la testa. “Qui, qui, così”. Con la mano gli sosteneva la testa e le sue dita lo carezzavano amorevolmente tra i capelli. Ella si guardava attorno, e le sue labbra sorridevano, misteriosamente.