Gero Caldarelli, il Gabibbo
- 22 maggio 2021 Cultura

Il
mondo dello spettacolo è simile a un iceberg. La parte sommersa è
quella più ampia, e comporta l'impiego di numerosi addetti ai lavori
il cui nome spesso non viene neppure citato. Uno fra questi è stato
Giorgio Caldarelli, in arte Gero, vale a dire il ripieno del celebre
Gabibbo, il quale apparve per la prima volta nel 1990, all'interno
della neonata "Striscia la Notizia" per volere del suo
patron Antonio Ricci, il quale gli diede la voce quando il pupazzo
cantava le canzoni delle sigle mentre: quando parlava, era invece
Lorenzo Beccati a fornirla, un bravo autore satirico e ora: da alcuni
anni, anche ottimo scrittore di thriller.
Giorgio Caldarelli
nacque a Torino il 24 agosto 1942, seguì i genitori a Milano.
All'età di otto anni rimase orfano di padre e - cinque mesi dopo -
anche della madre. Finì giocoforza in un orfanotrofio, a Cesano
Boscone, rimanendovi per alcuni anni. Aveva due sorelle e un
fratello: Mario, e fu da lui che andò in seguito a vivere, in una di
quelle case con ringhiera ospitanti il gabinetto fuori del modesto
appartamento. Per anni Gero aiutò il fratello in qualità di
antennista, impiantando una selva di antenne tra la metà degli anni
Cinquanta e la metà degli anni Sessanta, nel periodo della
necessaria ricostruzione post-bellica, fino agli anni del boom
economico. Parallelamente si era iscritto nel 1960 alla scuola di
mimo del Piccolo Teatro di Milano, e nel 1965 in occasione della
visita in Italia di Walt Disney animerà alla sua presenza il
personaggio da lui creato decenni prima: Mickey Mouse, alias
Topolino. Tutto questo avvenne nella Galleria del Corso, prima della
presentazione nel cinema omonimo di "Mary Poppins", ultimo
film da lui personalmente curato. Il piccolo: un metro e cinquantatre
centimetri Gero, condusse per molti anni una vita faticosissima,
fatta di piccoli e spesso malpagati spettacoli che solo l'aiuto della
moglie Catia, conosciuta in Sicilia, e della loro successiva figlia
Paola aiutò nell'andare avanti. A questo si unirà poi la
conversione al buddismo nel 1986, che anni dopo durante la
registrazione di una serie di televendite per "Striscia la
Notizia" a Palermo, quando un ragazzo ebbe modo di sbirciare
all'interno del pupazzo disse: "C'è nu cristianu dintru Capippo".
Al che Gero replicò: "Quale cristiano? Io sono buddista". Ma
prima di arrivare a un relativo benessere e ad una ancor più
relativa notorietà, seppure mascherata, Caldarelli dovette passare
per la fondazione nel 1974 della compagnia di mimi "Quelli di
Grock", insieme a Maurizio Nichetti e alla brava Angela
Finocchiaro, e all'incontro con Antonio Ricci che per il suo "Drive
In" gli farà animare due personaggi nella parodia di "Star
Trek": Gawronski e Pendulus. Gero Caldarelli partecipò come
attore ad alcuni film per il cinema, tra i quali "Ratataplan",
"Ho fatto splash", "Domani si balla" "Ladri
di saponette", "Stefano Quantestorie", tutti diretti
dal suo collega e amico Maurizio Nichetti. Il libro
autobiografico che narra la sua storia si intitola "Una vita da
ripieno. Cronache dall'interno del Gabibbo", pubblicato da
Rizzoli nel 2003. Scritto in terza persona, dove il narratore parla
così di se stesso come se il protagonista non fosse lui. Si tratta
di un libro ben scritto e interessante, non solo in quanto alle
notizie raccontate ma anche per i pensieri e la filosofia di vita che
l'autore dispensa nelle sue pagine, come ad esempio la risposta a chi
gli chiedeva come faceva a resistere chiuso in quel pupazzo anche per
molte ore: "C'è chi paga per sudare, io invece sono pagato".
Oppure: "Se vogliamo migliorare la nostra società, dobbiamo
prima educare in modo diverso i nostri bambini, ma per fare questo
dobbiamo diventare prima dei buoni maestri."
Ho avuto modo di
lavorare con Gero per molti anni come cameraman nel programma
"Striscia la Notizia" per quattro edizioni e in molte
televendite legate alla trasmissione, e spesso nelle pause parlavamo,
lui seduto con indosso il costume dalla cui enorme bocca aperta si
sporgeva la testolina del suo animatore. Non si arrabbiava mai, Gero,
e con lui era piacevole discorrere, ma non discutere né tantomeno
litigare. La sua educazione non lo portava a quegli eccessi, che in
quel mondo spesso troppo osannato invece ci sono. Gero è morto il 20
agosto 2017, a Roma, all'età di 75 anni, dopo una lunga malattia che
però non gli aveva impedito, fino all'ultimo, di interpretare il suo
personaggio. È stato sostituito dal suo allievo Rocco Gaudimonte, ma
è certo che il primo animatore non può essere dimenticato da chi lo
ha conosciuto e con lui ha lavorato perché, come scrive Antonio
Ricci nella prefazione del libro: "Gero è riuscito a dare a un
pupazzo, che nasceva arrogante, grazia e poesia". Questo è
stato possibile, aggiungiamo noi, perché Gero ha trasferito la sua
anima in un essere inanimato animandolo fino a farlo diventare un
personaggio vivo.
Antonio Mecca