GIANNI CAPRONI: UN TRENTINO SU ALI LOMBARDE
- 08 maggio 2019 Cultura
Il 3 luglio 1886, a Massone, piccola frazione del comune di Arco in Trentino (allora sotto la dominazione austroungarica), nasce Giovanni Battista Caproni. La creatività e la dimestichezza con la matematica, ereditate dal padre architetto, sono evidenti sin dalla giovinezza e nel 1907, a soli 21 anni, consegue la laurea in ingegneria civile presso il Politecnico di Monaco di Baviera. La passione per il volo è già irrefrenabile e un anno dopo, assieme all’ ingegnere Henri Coanda, progetta e costruisce un veleggiatore biplano. Tornato da Parigi nel 1909 con i progetti di un nuovo apparecchio, il giovane Gianni giunge in Italia, che considera la sua vera patria, con l’intento di racimolare fondi per costruirlo ma senza successo. Nel novembre dello stesso anno, dopo aver conseguito una seconda laurea in ingegneria elettronica in Belgio, arriva a Milano per visitare la prima esposizione italiana dedicata all'aviazione (organizzata dalla Gazzetta dello Sport) e per cercare invano finanziatori. Sconsolato, si reca in Trentino dove finalmente riesce in parte a costruire il suo primo biplano; ma una zona montuosa non è adatta alle prove di volo. Coadiuvato questa volta dal fratello Federico, che aveva studiato alla Bocconi, torna in Lombardia e ottiene dalla Divisione Militare di Milano il permesso di sperimentare il suo apparecchio vicino alla Cascina Malpensa. Questa concessione può essere considerata a tutti gli effetti il punto di partenza della futura industria aeronautica italiana.
Su quella terra brulla, in un capannone sgangherato con la scritta hangar, rinunciando al sonno e ai pasti, con poco denaro ma molta passione, Gianni, suo fratello e altri due operai arrivati clandestinamente dal Trentino, vivono e lavorano senza sosta. In quelle precarie condizioni riescono comunque a terminare l’apparecchio o quasi: mancano il motore e il pilota e tutti e due richiedono troppi soldi. Il motore, una schifezza, viene recuperato a Torino e come pilota viene arruolato…un autista di corriere postali di nome Ugo Tabacchi. Alla fine di maggio del 1910, trainato da un asino fino al campo, il biplano è pronto per il collaudo; si innalza, percorre 250 metri in linea orizzontale, si inclina e si schianta. Tirano fuori dai rottami il povero Tabacchi, incredibilmente illeso, e effettuano le riparazioni. Ma la sorte è loro avversa e poco dopo una tempesta distrugge capannone e biplano. Imperterriti, riparano hangar e biplano, fanno esercitare maggiormente il coraggioso Ugo e il 12 agosto ci riprovano. Un volo sopra le campagne gallaratesi a 50 metri di quota che termina con un atterraggio disastroso. Risultato: il biplano è un relitto ma il pilota è ancora illeso.
Né gli insuccessi né le tasche vuote riescono a fermare Gianni che inizia a realizzare il suo primo monoplano ma, sul finire del 1910, il Genio Militare istituisce a Malpensa una scuola di pilotaggio che lo obbliga a cercare una nuova sede e i fondi per avviarla. Grazie all'appoggio dell’Ing. Agostini riesce a costruire tre nuovi capannoni a Vizzola Ticino, aprire una scuola per aviatori e produrre in serie i suoi monoplani.
Nel 1913 comincia a sviluppare i trimotori da bombardamento e l’anno successivo, poco prima della Grande Guerra, rifiuta l’invito del governo austriaco a trasferire la sua azienda dentro confini dell’impero. Nel 1917 rileva la Società per lo Sviluppo dell’Aviazione in Italia: nascono così l’Aeronautica Caproni e l’Aeroporto Militare di Taliedo, il primo di Milano. Nonostante i bombardieri abbiano funzionato egregiamente durante il conflitto, il chiodo fisso di Caproni rimangono gli aeroplani per il trasporto civile: costruisce infatti un visionario e improbabile idrovolante a ali triplane, il Caproni CA 60 Transaereo, lungo 23 metri e un’apertura alare di 30. Questo colosso spiccherà solamente un piccolo balzo nel 1921 prima di schiantarsi sull'acqua ma si imprimerà nella memoria di un futuro grande regista dell’animazione.
Troppo in anticipo sui tempi, Caproni elabora un caccia monoposto in acciaio e duralluminio ma l’Italia non è ancora pronta per il futuro. Decide quindi di dedicarsi a un piccolo sesquiplano biposto, concepito per i voli notturni, il CA.70, che troverà invece vasto impiego durante la Seconda Guerra Mondiale.
Elencare in questa sede gli innumerevoli primati nazionali e mondiali che Gianni Caproni ha conquistato nell'arco della sua vita sarebbe riduttivo. Si sappia almeno che nella sua carriera ha progettato e costruito 180 velivoli e ha depositato più di 150 brevetti, infrangendo un record dopo l’altro. Le costruzioni aeronautiche di Gianni Caproni hanno determinato la nascita di un Gruppo Industriale con numerose società in Italia, filiali all'estero e quarantamila dipendenti.
Insignito del titolo Conte di Taliedo da Vittorio Emanuele III nel 1940, Caproni si dimostra in seguito refrattario all'entrata in guerra dell’Italia ma gli aerei sono tutta la sua vita e non può esimersi dal progettarli. Al termine del conflitto viene infatti spiccato nei suoi confronti un mandato di arresto per collaborazionismo; costretto a un periodo di latitanza, verrà prosciolto nel 1946 per non aver commesso il fatto.
La guerra, come sempre, ha spazzato via un'era, prendendosi le vite e le speranze dei sognatori; non c’è più posto per il passato e agli inizi degli anni 50’ le industrie Caproni tracollano velocemente. Nell'ingorda Italia del boom economico, Gianni muore a Roma il 27 ottobre 1957, ma la sua eredità spirituale volteggia tutt'ora nei cieli del mondo.
Riccardo Rossetti