I COLORI DELL’AQUILONE
- 10 giugno 2020 Cultura
Oggi è una bella giornata di sole, fa anche caldo! Sono stufa di stare in casa da sola. Mamma è andata in farmacia, chissà che coda avrà trovato, il babbo lavora in un supermercato, anzi dovrei dire che in questi giorni vive là, sembra quello della pubblicità alla TV!
Per fortuna abitiamo vicino al mare, ci divide una pineta in mezzo alle dune di sabbia, non credo vi sia nulla di male se vado a fare una passeggiata con Pallina, la nostra cagnolina multicolor, nel senso che è un incrocio non venuto particolarmente bene. Tanto non ci sarà nessuno e se anche incontrassi qualcuno me ne starei ben lontana! E poi ho la mascherina. All’improvviso mi viene una idea: “Andiamo a dare un po’ di colore a questa giornata” mi dico sorridendo.
Vado nel box in giardino, prendo la scala e mi metto a rovistare sulle mensole più in alto. “Dai, vieni fuori, dove ti sei nascosto” dico tra me e me “mi ricordo benissimo che alla fine dell’estate ti avevo messo qui”. E invece niente, non c’é. Mi metto a cercarlo sui ripiani più bassi: nulla anche qui. Allora esco in giardino, vicino al muro c‘è un vecchio e malandato baule di plastica, mezzo scassato dal tempo e dall’incuria. Ogni tanto la mamma, per mettere ordine, sposta le mie cose da un posto all’altro, dimenticandosi poi di dirmelo. Immaginatevi quante volte ho litigato con la mamma!
Comunque, apro il baule et voilà eccolo trovato, splendente con i suoi bei colori dell’arcobaleno. Sembra tutto intero, nulla di rotto, anche i fili sono a posto. Lo ripongo in una borsa lunga che poi metto sulle spalle, chiamo Pallina e mi avvio verso il prato.
Lungo il viottolo non incontro nessuno. Arrivata sullo spiazzo erboso, dalla parte opposta vedo solo due signori anziani seduti a terra e un ragazzino che rincorre un cane, vicino a una bicicletta gettata a terra. Dopo avere richiamato Pallina, che abbaiando si stava già lanciando verso il suo nuovo amico, mi avvio verso il margine della pineta, oltre la quale c’è il mare. Ma raggiunto il centro del pratone sento un bel venticello. Mi fermo, apro il borsone, tiro fuori il mio bellissimo aquilone che incomincia subito ad agitarsi tra le mie mani, come se fosse dotato di vita propria. Srotolo il filo e lo lascio scorrere tra le mie dita. Ed eccolo che, dopo pochi passi di corsetta, si innalza verso l’alto, cominciando a veleggiare avanti e indietro in risposta ai miei comandi.
I due anziani, sempre seduti sul prato, si sono voltati a guardare in alto verso l’aquilone e all’improvviso iniziano ad applaudire. Poi gridano qualcosa al ragazzino che si mette a correre verso un’auto parcheggiata poco più in la, ne apre il bagagliaio e… tira fuori un altro aquilone. Anch’esso, subito liberato, s’invola verso l’alto, raggiunge il mio e insieme riempiono il cielo di colori. Nel frattempo i due cani, liberi dalla nostra attenzione, si sono messi a giocare nel prato, scomparendo e ricomparendo in mezzo all’erba alta.
Ecco, è diventata una giornata diversa ed è già primavera.“Dai” gli grido da lontano “vedrete che tra qualche settimana prato e spiaggia saranno di nuovo pieni di gente e di aquiloni”.
Marco Lucio Fasan