Il disastro della Costa Concordia

Ogni anno porta le sue ricorrenze: alcune buone, altre cattive, alcune detestabili.come il naufragio sulle rive dell'isola del Giglio della nave  Costa Concordia, che per la follia di un cosiddetto "inchino" ha provocato un disastro immane causando la morte di trentadue persone e l'affondamento di una nave lussuosa.
Ora non si può non rilevare che ne abbiamo pieni i cosiddetti di certe cose tipo "inchini", di passaggio di navi lungo il canale della Giudecca per consentire ai turisti di godere delle bellezze di Venezia, di cinghiali che l'ipocrisia umana vieta di abbattere nonostante questi scorrazzino indisturbati persino nelle aree ospedaliere, di squilibrati mentali che per un malinteso senso di bontà non si trovano più nelle Case di cura perché qualcuno nel 1978 ha deciso di chiudere i manicomi invece di limitarsi a sorvegliare ed eventualmente punire gli addetti che maltrattavano i pazienti. Quando l'ex comandante Schettino afferma che ha sì delle colpe, ma queste non sono solo sue, cosa intende dire? Che la manovra da lui ordinata è stata malamente eseguita? Che non solo lui ma altri sciagurati sono soliti farla per cui lui non può essere considerato l'unico e il solo responsabile? Adesso poi siamo giunti alle comiche. Il comandante si sarebbe trovato sulla scialuppa di salvataggio perché scivolato lungo la fiancata della nave e quindi approdato sulla imbarcazione! Un qualcosa che aveva fatto scrivere dieci anni fa ad un giornale tedesco: "Ci risiamo con la vigliaccheria!" Detto da loro, che di vigliaccheria se ne intendono, avendo vessato, torturato, ammazzato sei milioni di persone, è certo encomiabile. Vigliaccheria che invece non c'è stata da parte di molti addetti alla navigazione, tra i quali non pochi stranieri, che a scapito della loro stessa vita hanno aiutato i passeggeri a salire sulle imbarcazioni di salvataggio e a mantenere per quanto possibile la calma in quella situazione impossibile. Onore al merito di queste persone, spesso sottovalutate quando non proprio dileggiate, le quali hanno dato prova di coraggio e responsabilità (cose queste che chi li comandava non aveva proprio), e di dignità: cosa quest'ultima spesso sconosciuta a determinati politici. E poi come non ricordare le migliaia di imbecilli che si recavano appositamente sull'isola del Giglio quando ancora la nave si trovava incagliata, per scattare selfie da conservare per ricordo, selfie che addirittura fecero con l'ex comandante prima che questi si trasformasse in detenuto, e che lui magnanimamente accettava di fare... Chandler avrebbe scritto che non si meritavano neppure la polvere da sparo necessaria per farli saltare all'inferno.
Antonio Mecca

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