"IL LATO OSCURO DELL'ADDIO"
- 05 settembre 2020 Cultura
Il romanzo di Michael Connelly
Nell'ottima traduzione di Alfredo Colitto, per la collana Brivido Noir, il gruppo editoriale GEDI ha distribuito in edicola la ristampa del romanzo di Michael Connelly "Il lato oscuro dell'addio", uscito in Italia per Mondadori due anni fa e in America due anni prima. Insomma: a saltelli di due anni in due anni, come il gioco praticato da adolescenti che saltano su una sola gamba i quadrati disegnati sul selciato, questo romanzo dello scrittore Connelly è giunto in edicola, dove un pubblico forse meno selettivo ma di certo più numeroso ha potuto acquistarlo e leggerlo.
Il protagonista della lunga vicenda di oltre 400 pagine è Hieronymus Bosch detto Harry, stesso nome - sebbene fosse uno pseudonimo - di un pittore olandese del 1400-1500 il quale usava dipingere la realtà a fosche tinte, in toni violenti, mentre Harry cerca di districare dalla violenza della realtà persone che sono state avviluppate dal lato oscuro della mente umana.
Perché Bosch è un poliziotto, un detective del LAPD, Los Angeles Police Department. Mentre il suo autore è un ex giornalista di cronaca nera che nel 1986, insieme a due suoi colleghi, scrisse un reportage dove intervistava i sopravvissuti di un disastro aereo e venne con loro candidato al prestigioso premio Pulitzer. Dopo questa importante esperienza Connelly trovò impiego come giornalista criminologo al Los Angeles Times. E fu nella città degli angeli che gli riuscì di prendere in affitto l'appartamento occupato nella finzione letteraria da Philip Marlowe nel corso degli anni Quaranta, prima che si trasferisse in una casa del Laurel Canyon così come ne "Il lungo addio" ci viene raccontato.
Questo capolavoro di Raymond Chandler comparve nel 1953, ed esattamente vent'anni dopo il regista americano Robert Altman ne ricavò un film con Elliott Gould nel ruolo di Marlowe, prendendo il posto - pare - del grande Lee Marvin. Connelly allora aveva 17 anni essendo nato nel 1956, vide il film e ne rimase molto colpito. Si procurò così i sette romanzi di Chandler con Marlowe protagonista e li lesse tutti in 15 giorni. Fu allora che prese la decisione di diventare scrittore di polizieschi, per amore dello stile di Raymond Chandler e per la malia che un personaggio come Marlowe gli trasmetteva. Essendo a un certo punto diventato cronista di nera prese spesso a seguire nelle loro azioni i poliziotti, e a imparare da loro il modus operandi che li caratterizzava. Nel 1992 apparve il primo dei 22 romanzi con protagonista Harry Bosch, dapprima detective a tempo pieno del LAPD, poi una volta raggiunta la pensione soltanto part time e - all'occorrenza - anche detective privato così come Marlowe era. Ma non sentimentale quanto lui, né grande battutista. La realtà descritta da Connelly è molto più cruda, e non lascia granché spazio a sentimentalismi d'antan e a una prosa troppo poetica. Lui stesso afferma che le opere di Chandler sono opere letterarie, pressoché irraggiungibili da eguagliare. Fra i suoi autori preferiti, oltre al grande Ray, ci sono l'altrettanto grande Ross Macdonald e il violento James Ellroy, al quale Connelly più si avvicina. Sono ben 37 i libri che nell'arco non certo lungo di 27 anni lo scrittore nato a Filadelfia il 21 luglio 1956 ha sfornato, non tutti con protagonista Bosch ma tutti con protagonista una scrittura leggibile e coinvolgente.
Lo scrittore si trasferì a 12 anni con la sua famiglia in Florida, laureandosi nel 1980 in scrittura creativa e prendendo a collaborare in qualità di cronista di nera a diversi giornali della Florida. Emoziona non poco il fatto che una volta trasferitosi in California, giunto a Los Angeles abbia cercato il palazzo dove Marlowe aveva abitato nella finzione letteraria e che probabilmente è l'High Tower, costruito negli anni Trenta, lo stesso decennio durante il quale Chandler costruì con la sua notevole arte decine di racconti bellissimi e due romanzi capisaldi della letteratura poliziesca americana.
Concludiamo con una battuta tipica di Marlowe: "Nulla dice addio come una pallottola".
Antonio Mecca