IL TERZO AMORE DI GIORGIO SCERBANENCO
- 26 ottobre 2019 Cultura

La ristampa del romanzo pubblicato nel 1938
La casa editrice "La Nave di Teseo" ha pubblicato il bellissimo
romanzo di Giorgio Scerbanenco - la cui prima edizione risale al 1938,
anno in cui il nostro Paese ridiscese la china a causa della
promulgazione delle famigerate leggi razziali. Scerbanenco, nato a Kiev
nel 1911 da padre russo (il cognome è Scerbanenko, il nome Wladimiro) e
da madre romana, visse solo sei mesi in Russia, per poi seguire la madre
a Roma dopo che il marito venne fucilato dai comunisti. A Roma vi
rimase 16 anni, dopodiché con la madre si recò a Milano alla ricerca di
un'occupazione, che trovò ma che non essendo quella la sua strada,
riuscì ad essere assunto come redattore alla Rizzoli dapprima, alla
Mondadori poi, e in seguito di nuovo alla Rizzoli, quando già aveva un
seguito più che invidiabile di lettori.
Scrisse 85 racconti prima di
pubblicare in volume "Il terzo amore", dove narra la storia tragica di
Elena, giovane e bella ragazza che stringe una relazione con Giulio, ma
rimane incinta. Lui la abbandona senza sapere della sua condizione. La
ragazza svolge con bravura e costanza il lavoro di pellicciaia, affida
il figlio Giovanni alle cure di una famiglia risiedente in un paesino
del lago Maggiore, che lei raggiunge appena può.
Il proprietario
della pellicceria se ne invaghisce, ma lei: pur non corrispondendogli,
riesce ad ottenere per merito dell'uomo una scrittura in una rivista
come cantante. Ma quel tipo di vita alla ragazza non piace, poiché, mal
sopporta le avances che gli uomini potenti le fanno a getto
continuo. Scerbanenco descrive quel mondo in apparenza scintillante
mostrandone tutto lo squallore e il grigiore che detiene, con le sue
gelosie, le sue piccinerie, la sua sporcizia morale e la sua noia
mortale che lo ammanta facendone un bordello dove artisti vivono
relazioni di dubbio amore mostrandone la realtà celata dietro la
facciata. Viene in mente la frase detta di recente da Virginia Raffaele:
"C'è chi ama il mondo dello spettacolo e chi lo spettacolo, io amo lo
spettacolo". O il ricordo di Catherine Spaak quando raccontò del
protagonista de "La voglia matta", all'epoca quarantenne che la
palpeggiò: lei diciassettenne, mentre era alla guida dell'auto con la
quale le aveva offerto un passaggio. E alla quale, ai suoi decisi
rifiuti, disse più o meno così: "Non sai come il cinema funziona?"
Insomma: Elena preferisce tornare al suo lavoro tutt'altro che
appassionante di sarta, rifiutare la comoda vita che un giovane ricco le
offre senza essere di lei innamorato perché attratto soltanto dalla sua
bellezza esteriore e sposare invece il vecchio proprietario della
sartoria, il quale offre a lei e al suo bambino una placida esistenza in
una villa in riva al lago Maggiore. Poi, nel finale, quando sarà
rimasta vedova ancora giovanissima, deciderà di tornare al suo vecchio
amore Giulio, ormai secondo lei redentosi e capace quindi di assicurare a
lei e al loro figlio una esistenza dignitosa e soprattutto calda di
amore reciproco. Scerbanenco che all'epoca era ancora un ragazzo di 27
anni, ha saputo nel raccontare questa storia raggiungere alti livelli, e
rimanervi poi per tutto il prosieguo del romanzo, rivelandosi fin da
allora un grande scrittore. La letteratura popolare non sarà accostabile
a quella dei classici, ma così come le canzonette non sono allo stesso
livello della musica classica ma sono però quelle che in genere
rimangono legate alla nostra memoria e al nostro cuore, ugualmente
accade per i romanzi scritti e letti per la gente comune, che sanno
trasmettere emozioni bene accette perché la capacità di emozionarsi è
sinonimo di umanità.
Antonio Mecca