L'immortalità -che solo nella finzione letteraria- ha questa funzione benefica

Nel piccolo cimitero di montagna di un piccolo paese trovo fra le varie lapidi tombali -indicanti gli assenti a tempo pieno che al loro interno si trovano- anche quella di un certo Oreste, nato nel 1921 e morto nel 1965. E questo non può non farmi pensare a un suo famoso coetaneo, lo scrittore francese Frédéric Dard detto San-Antonio, che nacque anch'egli nel 1921 e che nel 1965 tentò il suicidio per impiccagione perché sottoposto a una tensione simile a quella provata da una corda di trapezio tesa tra due estremità: quella concernente l'amante acquisita e quella relativa alla moglie sua sposa da 23 anni. Odette, la moglie, riuscì a salvarlo con l'aiuto determinante della figlia adolescente Elizabeth, la quale corse a chiamare i pompieri mentre la madre teneva sollevato il marito affinché la corda non lo strangolasse. Ebbene, se il grande scrittore fosse morto allora, settembre 1965, all'età di 44 anni, di lui ci si sarebbe ancora ricordati, in Francia soprattutto? Sì, perché Dard aveva al momento scritto e pubblicato dal 1939 oltre 100 romanzi con vari nomi, dal suo anagrafico allo pseudonimo principe San-Antonio, ad altri pseudonimi minori. Si potrebbe quindi affermare che il prosieguo della sua vita  - fondamentale per la moglie e per i due figli -  sia stato quasi un di più, un di più che lo ha portato ad allungare il numero delle opere prodotte nei successivi 35 anni di vita, una vita spesa bene perché impegnata nel lavoro di scrittore, e che gli fecero comporre tantissimi altri libri. Ma certo non si può non pensare al fatto che se Sanantonio-Frédéric Dard fosse morto allora, sarebbe stato non solo nel fiore degli anni ma anche nel fiore della sua attività, perché i libri prodotti in quei primi 25-26 anni di scrittura hanno una freschezza che può benissimo fare a meno della successiva maturità, una freschezza che porta con sé anche la speranza: la speranza che fa parte della gioventù e la fa vibrare per via delle emozioni. Oreste, il coetaneo italiano dello scrittore francese, con il suo sguardo allucinato, sembra scorgere l'orrore che di lì a poco lo avrebbe ghermito, lasciando la moglie vedova per i successivi 32 anni. Frédéric Dard sarebbe giunto alla soglia dei 250 romanzi, pressoché tutti polizieschi, creando così un universo parallelo dove i suoi personaggi: anche se giocoforza invecchiati, avrebbero guadagnato quell'immortalità che solo nella finzione letteraria ha questa funzione benefica. 
Antonio Mecca

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