La forza interiore che le donne dimostrano in molti film colpisce positivamente

Nel più recente film di Quentin Tarantino: "C'era una volta a... Hollywood", 2019, ambientato nella Los Angeles del 1969, il personaggio interpretato da Leonardo Di Caprio è quello di Rick Dalton, protagonista di telefilm western che si sta autodistruggendo con l'alcool e se non fosse per la bravura e la fedeltà della sua controfigura impersonata da Brad Pitt dovrebbe mollare tutto perché non più abile e non più arruolato. Così a un certo punto riceve un'offerta dall'Italia che lo vedrebbe, se accetta la cosa, interprete di western all'italiana che furoreggiano nel nostro Paese e non solo lì. Orbene, è probabile che Tarantino si sia ispirato per il ruolo di Di Caprio a un attore realmente esistito che si chiamava John Ireland, e che nella seconda metà degli anni Sessanta, non riuscendo più a ottenere il successo di qualche tempo prima, fece armi e bagagli e partì per l'Italia, dove giunto a Roma firmò il contratto per una serie di cosiddetti spaghetti western che lo portarono in un solo anno: il 1968, a interpretarne ben sette, tra i quali i più famosi sono: "Odio per odio"; "Corri uomo corri"; "T'ammazzo! Raccomandati a Dio" e "Una pistola per cento bare". Oltre a quelli girò anche altri film: di guerra ed erotici. Ireland aveva esordito nel 1945, all'età di 31 anni era nato: a Vancouver, il 30 gennaio 1914. 
Con il film "Salerno ora X", per poi girare 111 film fino al 1992, più che altro in qualità di caratterista, come nello splendido "Il fiume rosso", 1948, di Howard Hawks, dove era doppiato da Alberto Sordi che già lo aveva doppiato nel film: "Violenza" e poi dopo Red River lo avrebbe doppiato anche in "Purificazione", così come già aveva doppiato altri attori americani quali Robert Mitchum e Cary Grant, alla faccia di chi credeva che il grande attore italiano potesse parlare solo con accento romano (e il doppiaggio dell'altrettanto grande, e grosso, Oliver Hardy non stava forse a confutare la cosa?).
È la forza stessa della natura, capace di guidare la famiglia nel solco della tradizione. E questo andrebbe inculcato anche a quelle cosiddette civiltà che maltrattando le proprie donne come se fossero cosa loro, si precludono il decollo verso una libertà che è anche quella degli uomini che la compongono e che invece così facendo la decompongono impedendo un percorso di autentica e civile convivenza.
Antonio Mecca 

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