La libertà che amiamo e disprezziamo
- 05 maggio 2022 Cultura

In questi tristi e preoccupanti tempi, dove una guerra locale
rischia di trasformarsi in una guerra mondiale, è forse utile dare uno sguardo
al passato, a quella seconda guerra mondiale che dal 1939 al 1945 devastò il
mondo intero innescata da un folle avido di potere e di conquista. Sembra quasi
che certi libri saltino fuori a proposito, affinché possano venire letti e
magari eletti a capisaldi di un genere da non scordare. Il libro in questione è
il romanzo autobiografico "All'inferno e ritorno", pubblicato nel
1949 dall'autore: Audie Murphy, vale a dire il soldato americano più decorato
della seconda guerra mondiale.
Non sappiamo se l'autore sia stato proprio lui o solo lui; sappiamo però che il
romanzo: lungo oltre 300 pagine ottimamente tradotte da Gilberto Forti è
indubbiamente ben scritto, in prima persona al presente, ricco di battute nelle
quali gli americani sono maestri nonché di scene di inevitabile azione. Murphy
era originario del Texas, nato a Kingstone il 20 giugno 1924 e sesto di dodici
figli, che il loro padre pensò "bene" nel 1936 di abbandonare al loro
destino insieme alla povera madre, che sarebbe morta quando il futuro eroe
aveva solo 16 anni. Il giovane Audie all'età di dodici anni, pensò bene di
andare a lavorare per mantenere la famiglia formata oltre che dagli undici
fratelli anche dalla madre, cagionevole di salute. Raccolse così il cotone per
la misera paga di un dollaro al giorno, fu in seguito magazziniere e lavorò in
un laboratorio di riparazioni di apparecchi radio. Nel frattempo si
allena a sparare con il fucile, divenendo un ottimo tiratore. Poi decise
di arruolarsi nell'esercito, affinché la paga destinatagli potesse servire al
mantenimento di fratelli e sorelle. Tentò dapprima nei paracadutisti, poi in
Marina, ma da entrambi venne scartato perché ritenuto non idoneo fisicamente.
Così optò per la fanteria e in questo corpo seppe distinguersi al punto tale
che partito col grado di caporale passò a quello di sergente e quindi di
tenente, venendo alla fine congedato col grado di maggiore. Perché Murphy
combatté in 27 battaglie uccidendo oltre 240 soldati nemici, senza contare i
feriti e i prigionieri.
È quindi logico che Hollywood non poteva lasciarsi sfuggire un uomo simile,
così all'età di 24 anni Audie debuttò: nel 1948, nel film "Texas, Brooklyn
and Heaven" in una piccola parte per poi proseguire per tutti gli anni '50
e '60 in 44 pellicole di cui ben 33 sono western, dirette anche da grandi
professionisti quali John Huston e Bud Boetticher, il quale diresse anche
l'ultimo film: nel 1969, interpretato dall'attore e distribuito ben tredici
anni dopo, perché incompleto e undici dopo la morte di Murphy avvenuta il 28
maggio 1971 per incidente aereo su un velivolo da turismo nella località della
Virginia: Brush Mountain. Partito da zero come recitazione il neo attore presto
imparò a lavorare nel mondo del cinema divenendo col tempo un discreto attore,
sebbene la sua faccia di bambino forse lo penalizzò non poco. Quando già aveva
girato quindici film, nel 1955 ebbe modo di interpretare se stesso nel film
autobiografico tratto dal suo libro, nel quale vengono descritti gli anni dal
1942 al 1945 nei quali il giovanissimo soldato ebbe modo di combattere nelle
numerose battaglie che lo videro primeggiare durante le campagne di Tunisia e d'Italia
dal 1943 al 1945, e negli sbarchi di Sicilia, Salerno, Anzio per poi procedere
a Napoli e a Roma. Nel 1961 lavorò anche per la Televisione, girando una serie
western di ben 26 episodi andati in onda entro quell'anno. Sposatosi due volte
ebbe dalla seconda moglie due figli maschi, ma l'abuso di medicinali e di
stupefacenti, necessari forse affinché potesse lenire il dolore fisico e
psicologico causatogli dalle non poche ferite riportate nel corso del
conflitto, e: magari, dai ricordi di morte non solo da lui inflitte ma anche e
soprattutto subite dai propri compagni, ne minarono la salute. Il soldato,
attore e scrittore è sepolto nel cimitero militare di Arlington, e la sua è la
tomba più visitata dopo quella di John Fitzgerald Kennedy. Con le sue numerose
medaglie e decorazioni, il coraggio di un uomo come Audie Murphy va preso ad
esempio, perché non si può sempre chinare la testa e fare finta di nulla.
L'ansia, la paura la provò pure lui, ma seppe però bypassarla e saltare oltre
la voragine che cela il terreno coltivabile con il seme dal quale nasceranno i
buoni frutti della libertà. Perché, come scriveva nel suo libro a proposito
della libertà: "la libertà che amiamo e disprezziamo". Fino a quando
la possediamo, ovviamente.
Antonio Mecca