LE MILLE FACCE DI NAPOLI
- 10 novembre 2024 Cultura
Ciò che di terribile sta succedendo a Napoli per un nonnulla, non può passare sotto silenzio. Napoli è una città particolare, fornitrice di arte e bellezza ma anche di bruttezza e ferocia. Certamente, come qualcuno che è diventato Qualcuno, il consiglio dato di portare cultura fra il popolino e fra i giovani in particolar modo, per renderli ammodo, può servire evitando di asservire i ragazzi alla criminalità, sebbene questa non può essere la panacea ai mali che la società napoletana detiene da tempo. Ma bisogna anche essere pratici, comprendendo che le persone variano a seconda degli estremi, e così come ci sono uomini e donne bravissimi (e io a Napoli ne ho conosciuti tanti, e non solo perché simpatici, datosi che la simpatia non è di per sé sinonimo di bontà) ce ne sono altri feroci e pericolosi, dove una distorta concezione dell'onore li porta a usare la violenza per un nonnulla, come si diceva in apertura. Un'apertura che è anche una chiusura, totale e irreversibile al futuro che la città offre e soffre. Soffre perché - come cantava Pino Daniele - sembra non esserci via d'uscita a un destino predestinato, che sottomette i buoni - molti - ai cattivi - pochi. Si arriva così al punto che per il semplice calpestare una scarpa si giunga a uccidere il calpestatore o il suo difensore, sfoderando la pistola che per la semplice sua presenza non può non essere utilizzata. I giovani, si sa, sono naturalmente violenti, e in luoghi dove il clima è pazzo già di per sé anche loro ne sono influenzati. Un'arma, soprattutto se da fuoco, crea l'illusione di far sentire chi la impugna più forte, pressoché invincibile. Un grande scrittore, il francese Frédéric Dard in arte San-Antonio, affermava che solo l'uomo è in grado di abbellire un oggetto creato per uccidere rendendolo più appetibile per la sua forma, per il suo luccicore).. Sono, queste armi, la trappola che attira il debole per renderlo in apparenza più sicuro. Napoli è in pugno alla criminalità organizzata, forse l'unica cosa organizzata che in certi luoghi si ha. E della quale si farebbe volentieri a meno. Un grande umorista: Enrico Vaime, nel suo bel libro "Il varietà e morto" raccontava di avere studiato a Napoli giurisprudenza, ma di avere avuto la fortuna di lasciarla presto. E sebbene questo avvenisse negli anni Cinquanta, se ne può capire facilmente il perché.
Antonio Mecca