CANOVA -THORVALDSEN. LA NASCITA DELLA SCULTURA MODERNA
Milano sta per accogliere due eventi di rilievo che riguardano la scultura
Dal 25 ottobre Gallerie d'Italia - Piazza Scala inaugura "Canova -Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna" continuando in modo virtuale quella competizione tra i due grandi artisti che ebbe come palcoscenico la città di Roma verso la fine del Settecento e i primi decenni dell'Ottocento.
In contemporanea, la Galleria d'Arte Moderna di Milano, con Canova. I volti ideali, prosegue il percorso sul grande artista con una serie di opere tarde, molto richieste dalla committenza ma anche regalate dal Canova ai diplomatici inglesi che lo avevano aiutato nel recupero del patrimonio artistico italiano sottratto dalle truppe napoleoniche.
Si tratta di numerose effigi femminili elaborate in senso mitologico, come la Musa Clio, Elena di Troia, busto proveniente dall'Hermitage di San Pietroburgo, le Vestali, tema che avrà un grande successo nell'Ottocento fino al simbolista Wildt.
Ma torniamo alla tenzone tra Antonio Canova (1757-1822) e Bertel Thorwaldsen (1770-1844).
Il primo arriva a Roma a ventidue anni per completare la formazione sulla statuaria antica. Persegue l'ideale neoclassico del Bello, con forme pure in grado di trasmettere sentimenti e azioni, ma sempre sotto il controllo della ragione.
La sua ricerca sulla Grazia, sulla bella natura degli antichi lo porta allo studio del gruppo Amore e Psiche (1793) e all'espressione pura del viso in Ebe (1796).
Thorwaldsen, più giovane, giunge a Roma nel 1797 e vi rimane per quarant'anni. Inizialmente segue la scultura del Canova, ma già nel 1802 lo sfida con opere di classicità più austera.
Come ha sottolineato lo studioso Fernando Mazzocca curatore insieme a Stefano Grandesso, la mostra tratteggia anche la diversità dei due artisti. Canova non è bello, è calvo, gracile e di indole riservata, al suo esordio talora non apprezzato dalla critica; al contrario l'artista danese, con lineamenti delicati nel volto e una fluente capigliatura nordica, appare molto spigliato.
Entrambi creano importanti studi nel centro di Roma con allievi apporendisti e si svincolano dalla committenza nel senso che creano modelli in gesso, seguendo proprie idee e poetiche. Entrambi sono oggetto di ammirazione da mecenati come Napoleone, il collezionista lombardo Sommariva, il Pontefice e l'imperatore d'Austria. Numerosi artisti li omaggiano con ritratti o elaborando riproduzioni in bronzo o incisioni delle loro opere. Ancora, la morte del Canova viene vissuta come lutto nazionale, mentre Thorwaldsen, in vita, ha in dono a Copenhagen un museo personale.
Tutto questo ci racconterà la mostra, con una quantità di opere poste a confronto, dai famosi gruppi delle Grazie alle statue di Venere, Cupido, Amore e Psiche, Ebe, fino alla bellezza adolescenziale di Ganimede, soggetto caro a Thorwaldsen.
Una classicità che reca in sé il richiamo alla bellezza naturale, facendo spazio al nascente linguaggio romantico.
Vittoria Colpi
Nella foto: Antonio Canova, Ebe, Museo dell'Hermitage