NON È ANCORA ORA DI ABBASSARE LA GUARDIA
- 18 agosto 2020 Cultura
Dal nostro corrispondente dI Pallanza
La fine dell'isolamento ha donato alla maggior parte di noi cittadini una ventata di libertà che talvolta si è rivelata ubriacante poiché qualche folle ha pensato "bene" di potersi scatenare per quanto riguarda la passata reclusione forzata. Pallanza, il luogo dove risiedo, sta vivendo una sua nuova vita, con aumento visibile di gente per strada (e con la perdita per molti del posto di lavoro... in strada vi finiranno sempre più persone) e diminuzione di mascherine perché queste vanno ancora messe soltanto in determinate occasioni. La convivenza con l'orrore ci ha reso abitudinari al tentativo di difenderci dal virus, con mascherine che paiono burka in miniatura dai quali far filtrare la voce femminile debitamente smorzata, affinché quelle anime sensibili dei loro uomini non provino scandalo. E poi c'è anche chi, come la regina italiana dello spazio, chiama la propria figlia con un nome arabo che significa: coraggiosa speranza. E di speranza ce ne vuole molta per una donna cresciuta in certi posti.
Pallanza è - fra le cittadine verbanesi che si affacciano sul lago Maggiore - quella più nota nel mondo anche grazie alla letteratura, per via del fatto che il grande scrittore americano Hemingway la nominò nel suo bellissimo romanzo "Addio alle armi" e vennero girati in seguito due film, il primo con Gary Cooper e il secondo con Rock Hudson. Il suo aspetto signorile si riverbera nelle facciate dei suoi grandi alberghi, nella sontuosità del suo lungolago, nelle piante sempreverdi e nel giardino comunale di Villa Giulia, un tempo sede di un prestigioso casinò, sempre che un casinò possa definirsi prestigioso. Il casino invece si trovava nella parte alta del paese, dove poter soddisfare la parte bassa maschile.
C'era e ancora c'è un carcere, sempre nella Pallanza alta, dove coloro che si sono lamentati della libertà perduta dovrebbero provare a soggiornare per qualche tempo, prima di fare paragoni inopportuni. Gli alberghi sono in gran parte aperti, così pure i ristoranti. Il cinema multisala di Intra è invece ancora chiuso, e non si sa quando e se riaprirà.
Il grande teatro che non per niente hanno chiamato "Il Maggiore" è anch'esso chiuso, edificio spropositato e sproporzionato anche, la cui forma "Boteriana" ricorda un enorme e abnorme fiore grigio sul quale i colori non hanno attecchito. Quando nel 2016 fu inaugurato si pensò di fare venire Ennio Morricone, e il grande Maestro era d'accordo, ma la spesa occorrente fu giudicata sproporzionata. Peccato: la presenza di Morricone avrebbe potuto costituire un buon veicolo pubblicitario per Verbania. Il teatro sorge tra Pallanza e Intra, ed è visibile dalla sponda lombarda perché si trova in riva al lago. Sempre nella parte alta di Pallanza, in prossimità con il piccolo paese di Suna dove non esiste un solo esercizio commerciale e la gente che vi abita deve ricorrere ai due centri adiacenti, si può ammirare la montagna di Laveno, che il grande scrittore Giuseppe Antonio Borgese definì, nel suo bel romanzo "Rubè", con l'aspetto di un vulcano buono perché la sua sommità somiglia a un cratere inattivo. Certo, molto è cambiato rispetto agli ultimi mesi quando eravamo piombati in una cappa appunto di piombo che ci rendeva difficile anche il solo ipotizzare una vita futura. Ma non per questo bisogna, come si usa dire, abbassare la guardia. Questa è una frase che non va mai dimenticata di ripetere. A differenza di quella stupida "Andrà tutto bene" che gli oltre 35.000 morti vittime della pandemia non potranno di certo condividere.
Antonio Mecca