Qualche segnale negativo per il mercato del lavoro

Rispetto al luglio 2023 si riduce il numero degli occupati e sale il tasso di inattività

Prima o poi doveva accadere: dopo mesi di crescita modesta ma costante il numero degli occupati diminuisce… 

Era già accaduto nel luglio 2023, ma si era derubricato ad una variazione stagionale, ma stavolta, a differenza del luglio 2023, non aumenta il numero delle persone in cerca di lavoro: un brutto segnale di un possibile congelamento del mercato del lavoro.
Nel dettaglio calano i contratti a termine e i lavoratori autonomi. Il segnale non è catastrofico ma è chiaro: le imprese si tengono stretti i lavoratori a tempo indeterminato, sui quali hanno investito e sarebbero più difficili da sostituire; si alleggeriscono di rapporti non fondamentali (contratti a termine e partite IVA) in attesa di vedere come vanno le cose. Il che è un segnale piuttosto esplicito delle aspettative delle imprese; peraltro giustificato dal calo dell’indice di fiducia delle aziende che scende di 0,6%, e dal fatto che l’indice di produzione dell’industria manifatturiera cala da tre mesi consecutivi, per un tasso cumulato superiore al meno 1,5%.
È verosimile che la stagione turistica determinerà un aumento di assunzioni: fatto positivo ma che andrà valutato al netto di stagionali e (ma non è possibile con gli attuali strumenti) contratti di fantasia.
Mi sembrerebbe improprio attribuire colpe nel merito alle politiche del Governo: esse sono del tutto ininfluenti agli andamenti negativi del mercato del lavoro, come lo sono state rispetto a quelli positivi. Sarebbe già una cosa buona se l’Esecutivo provasse a pensare che non è un normale andamento altalenante, ma che si è aperta una finestra su una nuova fase: il dato più trascurato ma più preoccupante è che il tasso di inattività (33,1%) sale per la prima volta dopo l’ottobre 2023.
Last but not least: dobbiamo sperare che il Governo non abbia in mente di intervenire sulle dinamiche del mercato del lavoro tramite il pubblicizzato Superbonus Occupazione.
Ma nel caso ne parleremo un’altra volta. 

(A cura di Claudio Negro)


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