QUANDO GLI INCIDENTI AVVENGONO
- 10 luglio 2021 Cultura
Per la mancanza dei controlli
L'istituto del CNR di Verbania è ospitato in un bell'edificio color arancio come i fiori omonimi utilizzati nei matrimoni; matrimoni che alcune delle 14 vittime dell'incidente sul Mottarone mai più potranno avere. Qui lavorava, da due mesi soltanto, la giovane ricercatrice calabrese Serena Cosentino, titolare di una borsa di studio, che domenica 23 maggio è stata fra le quattordici vittime morte nell'incidente della funivia del Mottarone.
Il carcere di Verbania si trova nella strada immediatamente soprastante, appena spostato sulla sinistra come una sinistra scacchiera della morte. Ed è nelle sue celle che sono stati ospitati tre dei presunti responsabili dell'incidente, i quali se avessero voluto avrebbero quasi potuto allungando le mani arrivare a stringere Serena e a soffocarne la giovane vita. Questo se fossero stati arrestati prima, ovviamente, perché la vita sono riusciti ugualmente a soffocargliela. In questi giorni terribili abbiamo potuto ascoltare e vedere le immagini dal luogo del disastro e le interviste fatte a pubblici ufficiali, vigili del fuoco, sindaci, medici di ospedale o semplici cittadini realizzate dai tanti giornalisti inviati nelle località di Stresa, di Verbania, di Torino, là dove nell'ospedale Regina Margherita il piccolo sopravvissuto Eaton lottava tra la vita e la morte. Ed è a Stresa che mercoledì 26 maggio incontro, sul sagrato della chiesa, una giornalista di Mediaset News che insieme al suo cameraman è in attesa della commemorazione delle povere e disgraziate vittime dell'insipienza altrui. Si tratta di Rossella Ivone, la quale lavora come telegiornalista Mediaset già da una decina di anni, due lustri che sono serviti a dare lustro insieme a buona parte dei suoi colleghi alla testata Mediaset. Rossella è una ancor giovane e graziosa donna originaria della Puglia: Castellana in provincia di Bari, dove è nata e dove ha vissuto gli anni dell'infanzia e della adolescenza. Porta il nome della affascinante e risoluta eroina di "Via col vento", protagonista del romanzo di Margaret Mitchell ambientato durante la guerra di secessione americana, quando gli Stati Uniti del Sud intendevano staccarsi da quelli del Nord a causa della "pretesa" di questi ultimi di voler abolire la schiavitù dei neri coltivatori di cotone. Da noi è stato l'esatto - altrettanto ingiusto - contrario. Erano alcuni elementi del Nord a volere staccarsi dal Sud, perché per loro il meridione d'Italia è soltanto un'idrovora capace di aspirare liquido inteso come denaro pubblico e incapace di contribuire fattivamente al buon andamento del Paese. Rossella Ivone ha collaborato alla stesura di molti articoli per vari giornali, per poi approdare in Tv dove nella Milano di Berlusconi è entrata a far parte come inviata delle sue emittenti dai vari luoghi delle diverse scene che offrivano materia di approfondimento per i programmi che le reti Mediaset proponevano. Il mestiere di giornalista sul campo è appassionante sì, ma anche faticoso e impegnativo. Per portare a casa il servizio bisogna avere costanza e volontà, nonché ovviamente intelligenza e istruzione necessarie per saper porre le giuste domande. Il sacrificio richiesto al giornalista è tale che spesso costui ma specialmente costei finisce per avere la vita privata ridotta al minimo, come un motore in stand-by pronto a salire di potenza per poter tallonare la o le persone da indurre a far parlare. Rossella in una intervista televisiva del 2013 ha ricordato una frase di Cesare Pavese tratta dal suo libro "La luna e i falò": "Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti." In questo nostro Sud spesso bellissimo ma anche disgraziato per la mancanza cronica di lavoro ma non di cronaca: nera, l'andarsene per poi in seguito tornare - magari saltuariamente - è forse la cosa più giusta da fare. Cosa questa che Rossella Ivone in tutti questi anni passati a lavorare da emigrante interna ha saputo fare al suo meglio.
Antonio Mecca