SANDRO PERTINI

IL PRESIDENTE NEL CUORE DEGLI ITALIANI

25 settembre 1896 - 24 FEBBRAIO 1990

Alessandro Antonio Giuseppe Pertini alias Sandro Pertini nasce in una ricca famiglia ligure. La sua famiglia, composta oltre che dai genitori da tredici figli, è la dimostrazione che le famiglie numerose possono essere anche quelle benestanti e non solo quelle delle classi meno abbienti.

Nel 1918 si iscrive al Partito Socialista Italiano e l’anno successivo viene eletto Consigliere Comunale di Stella, la cittadina dove è nato e dove risiede.

Particolarmente portato per lo studio si laurea nel 1923 in Giurisprudenza e nel 1924 in Scienze Politiche. Il conseguimento delle due Lauree rappresenta il primo evento importante che lo distingue dagli altri visto che in quel periodo storico l’analfabetismo è diffusissimo e a laurearsi sono un numero veramente esiguo.

Nella Prima Guerra Mondiale emerge per coraggio e spirito di gruppo e nel 1917 viene proposto come Medaglia d’Argento al Valore Militare.

Alla fine della guerra aderisce al Partito Socialista Unitario e non perde occasione di manifestare la sua contrarietà al fascismo. Perseguitato per il suo chiaro atteggiamento antifascista nel 1925 viene condannato ad otto mesi di reclusione per aver stilato un volantino contro il fascismo.

Nel 1927 viene nuovamente accusato di compiere atti eversivi e per evitare condanne fugge in Francia. Dalla Francia contribuisce alla lotta antifascista e nel 1929 rientra in Italia sotto  falso nome. Sfortunatamente viene scoperto e il Tribunale Speciale, considerandolo un soggetto pericoloso, lo condanna a undici anni di reclusione. Dopo aver scontato sette anni in carcere viene condannato a otto anni di confino. Durante il periodo di prigionia l’amatissima mamma chiede la grazia e lui le scrive: “Perché mamma, perché? Quale smarrimento ti ha sorpresa, perché tu abbia potuto compiere un simile atto di debolezza? E mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà. Tu che mi hai sempre compreso, che tanto andavi orgogliosa di me, come hai potuto pensare questo? Ma, dunque, ti sei improvvisamente così allontanata da me da non intendere più l’amore che io sento per la mia idea?”.

Nel 1943 cade il regime fascista e Sandro Pertini insieme a Pietro Nenni e Lelio Basso fonda il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Nel settembre 1943 partecipa alla battaglia di San Paolo per impedire ai nazisti l’occupazione di Roma. Da quel momento si schiera con il Comitato di Liberazione Nazionale e partecipa in maniera attiva alla Resistenza. A Roma viene arrestato dalle forze naziste e condannato a morte. Per sua fortuna, con una fuga rocambolesca, riesce ad evadere dal carcere e a salvare la pelle. Nonostante si sia salvato per il rotto della cuffia non si perde d’animo e continua a compiere azioni come partigiano. Organizza la liberazione di Milano dai nazifascisti e partecipa alla decisione della condanna a morte di Benito Mussolini. Ancora una volta Sandro Pertini dimostra di essere un vincente: il suo coraggio e lo spirito di solidarietà alla fine della guerra vengono premiati dall’assegnazione di una Medaglia d’Oro al Valore Militare.

Domenica 29 aprile 1945 i cadaveri di Benito Mussolini, dell’amante Clara Petacci e di alcuni gerarchi fascisti vengono portati in Piazzale Loreto. Sandro Pertini qualche tempo dopo dichiara: ”Quando mi dissero che il cadavere di Mussolini era stato portato a Piazzale Loreto, corsi con mia moglie e Filippo Carpi. I corpi non erano appesi. Stavano per terra e la folla, urlando ci sputava sopra. Mi feci riconoscere e mi arrabbiai: Tenete indietro la folla!. Poi andai al Comitato di Liberazione Nazionale e dissi che era una cosa indegna: giustizia era stata fatta, dunque non si doveva fare scempio dei cadaveri. Mi dettero tutti ragione: Salvadori, Marazza, longo, Arpesani, Valiani, Sereni, tutti. E si precipitarono a Piazzale Loreto con me per porre fine allo scempio. Ma i corpi, nel frattempo, erano già stati appesi al distributore della benzina. Così ordinai che fossero rimossi e portati alla morgue. Io, il nemico, lo combatto quando è vivo e non quando è morto. Lo combatto quando è in piedi e non quando giace per terra”.

Alla fine della guerra, proclamata la Repubblica Italiana, Sandro Pertini, in qualità di rappresentante del Partito Socialista, è un membro dell’Assemblea Costituente. Nella Prima Legislatura viene eletto Senatore mentre in quelle successive Deputato. Dal 1968 al 1976 è Presidente della Camera dei Deputati.

Il 12 dicembre 1969 a Milano viene compiuta la strage di Piazza Fontana e, in qualità di Presidente della Camera, Sandro Pertini si reca nel capoluogo lombardo. In città incontra il questore Marcello Guida e si rifiuta di stringergli la mano. Anni dopo racconta di essersi rifiutato non solo per il suo passato di Direttore del confino fascista di Ventotene ma anche perché su di lui gravava l’ombra della morte dell’anarchico ed ex partigiano Giuseppe Pinelli.

L’8 luglio 1978 Sandro Pertini viene eletto come settimo Presidente della Repubblica Italiana. Tale nomina rappresenta l’ennesima vittoria personale: viene eletto con 832 voti su 995, una percentuale altissima che nessun Presidente della Repubblica Italiana ha mai ottenuto ne prima ne dopo di lui.

Enzo Biagi, in un’intervista del 1981, gli chiede: ”Come vorrebbe essere ricordato?” e lui risponde: “Come un uomo che è stato sempre sincero, uno che ha pagato i suoi errori, e ne ha commessi, uno che ha amato molto la sua libertà, e che ama il Popolo Italiano e i giovani, uno senza superbia e senza arroganza”.

Onori e merito a Sandro Pertini che è il Presidente della Repubblica più amato dagli Italiani che lo ricordano esattamente come lui avrebbe voluto.

 

A cura di Flavio Fera

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