Se ne è andato Ettore Mo, un bravo giornalista, un amico
- 25 ottobre 2023 Cultura
Aveva un cognome breve, brevissimo: Mo. Era però bravo, bravissimo. Ettore Mo,
nato a Borgomanero il primo aprile 1932 e morto ad Arona il nove
ottobre 2023, aveva iniziato la sua carriera giornalistica nel 1962,
all'età di trent'anni, quando a Londra incontrò il corrispondente del
Corriere della Sera Piero Ottone. Venne assunto perché chi lo ascoltava
ne auscultava anche il cuore, la forza morale, il talento di cronista in
nuce. E questo dopo avere svolto una miriade di mestieri, spesso umili:
sguattero e cameriere a Parigi e Stoccolma, il barista, il
bibliotecario ad Amburgo, l'insegnante di francese a Madrid,
l'infermiere a Londra e lo steward in prima classe su una nave
mercantile. Come giornalista lavorò prima a Roma e poi a Milano,
occupandosi di musica e teatro per poi: nel 1979 venire inviato a
Theran, dove era appena tornato l'ayatollah Komeyni. Ettore Mo
aveva la giusta curiosità che ogni buon cronista dovrebbe avere, perché
solo la curiosità garantisce la scoperta di ciò che il potere combina
nelle varie "combine". Non fu un giornalista alla Oriana Fallaci, perché
Oriana possedeva una determinazione tutta sua che la spingeva spesso
sull'orlo dell'abisso, o un giornalista simile a Indro Montanelli, il
quale aveva formato sotto la sua direzione una schiera di cronisti di
vaglia, da Mario Cervi a Roberto Gervaso, da Marcello Staglieno a Marco
Travaglio. Lo stile di Ettore Mo
è meno aggressivo, ma sempre incisivo. Dei tanti articoli scritti fino a
non molto tempo fa molti finirono raccolti nei quindici volumi che gli
vennero pubblicati dal 1987 al 2009. Un giorno di tanti, troppi anni fa
(si era tra il 1978 e il 1980) venne a Tele Nord Italia, dove in quel
momento stavo lavorando all'emissione dei programmi, si presentò e
comprendendo che avevo capito chi era mi sorrise. Avrebbe desiderato
parlare con qualche dirigente, ma quel giorno: sabato o domenica, non
era presente nessuno dei capataz dell'emittente. Glielo dissi, e lui se
ne andò. Sul Corriere della Sera comparivano intanto i suoi articoli, sempre interessanti. Ettore
è stato uno degli ultimi cronisti di valore della vecchia guardia che
hanno saputo raccontare: bene, la realtà che vedevano e comprendevano,
spiegandola ai lettori senza edulcorarla né tanto meno infangarla.
Convinto che un giornalista è sul posto che deve recarsi prima di
scrivere e raccontare ciò che ha visto e sentito, anche rischiando molto
per in fondo (nella fattispecie l'articolo di fondo) qualcosa di poco, Ettore Mo
portava il suo nome alla perfezione, essendo quello dell'eroe omerico
che aveva saputo battersi alla grande anche con i grandi. Un po' come
Zelensky con Putin. Era molto amico del nostro direttore col quale
usciva spesso in coppia, lui per il Corriere della sera e De Bernardis
per il Corrire d'informazione quando entrambi si dedicavano alla critica
teatrale e si trattenevano in compagnia a tavola da buon gustai e
amanti della barbera.
Antonio Mecca