Terence Hill, il don Matteo televisivo

Dal cinema, alla televisione, e ora anche in un libro

È uscito di recente un libro su Terence Hill, il don Matteo televisivo, scritto da don Samuele Pinna, già autore di diversi libri non solo teologici e del volume imperniato su Bud Spencer: "Spaghetti con Gesù Cristo! La teologia di Bud Spencer", uscito nel 2017, giusto un anno dopo la morte dell'attore italiano. Don Samuele è un prete giovane di aspetto simpatico, da sempre ammiratore della coppia Hill-Spencer, che dal 1967 anno di realizzazione del film di Giuseppe Colizzi "Dio perdona...io no!" fino al 1994 con "Botte di Natale", 27 anni e 16 film insieme, hanno divertito un pubblico in prevalenza di bambini, ma anche di tutti coloro che del bambino di un tempo ancora ne conservano lo spirito. Erano, quelli realizzati a partire dal 1970 con "Lo chiamavano Trinità" fino alla conclusione degli anni Ottanta, film privi di violenza, di volgarità, di parole triviali, che ciascuno poteva vedere e ascoltare senza timore di ferire la sensibilità dei propri figli. Anche nelle produzioni realizzate da soli i due attori hanno saputo generalmente fare la scelta giusta sempre seguendo la linea tracciata a partire da Trinità che non è mai saltata a interrompere il dialogo con il loro pubblico. Il libro che Samuele Pinna ha dedicato a Terence si intitola: "Il suo nome è Terence Hill. Una vita da film", e sulla copertina porta una bella immagine dell'attore italiano: Mario Girotti all'anagrafe, tratta dal film di E.B.Clucher "...e poi lo chiamarono il Magnifico", anno di grazia 1972, quando l'attore aveva 33 anni. Il suo bel volto dai lineamenti tedeschi lo ereditò dalla madre: Hildegard Thieme, nativa di Dresda, mentre la mobilità facciale fu presa dall'italianità del padre: Girolamo Girotti, nativo di Amelia, in provincia di Terni. Per venti-venticinque anni il duo di attori: veneziano l'uno, napoletano l'altro, furono campioni di incasso al botteghino e nel mercato dell'home video, con le cassette VHS prima e con i dischi DVD poi. Nel 2000 per Terence Hill avviene la svolta: il ruolo di don Matteo (che la produzione voleva chiamare don Teodoro, il Teo a inizio nome invece che a fine, ma sempre col significato "Dio") venne su suggerimento dell'attore mutato in Matteo; inoltre Terence non accettò di venire doppiato come sempre era stato, soprattutto dalla bellissima e azzeccatissima voce di Pino Locchi. Girotti-Hill si sottopose a una scuola di dizione per la durata di cinque mesi, poiché essendo italiano di nascita, tedesco di adozione nei suoi primi western realizzati in Germania, e americano di scelta avendo vissuto nel West americano per trent'anni accanto alla bella moglie Lori, americana di nascita e tedesca di origine, la sua pronuncia non aveva un italiano perfetto. Così sono più di vent'anni che l'attore ha riconquistato il successo nei confronti del suo pubblico, ben supportato da un ottimo team di attori fra i quali Nino Frassica, Simone Montedoro, Nathalie Guetta, Caterina Sylos Labini. Nel libro sono riportate anche le interviste al figlio e alla moglie di Bud Spencer: Giuseppe e Maria, nomi che sono già una favola - e al figlio di Enzo Barboni - E.B.Clucher:
Marco Tullio Barboni, nonché ai due sceneggiatori principe di Don Matteo: Mario Ruggeri e Umberto Gnoli, che parlano della verosimiglianza delle storie scritte ma tralasciano di spiegare come sia possibile che da Gubbio ci si sia spostati a Spoleto: il prete più una intera caserma, e questo perché così facendo la produzione Lux Vide poteva risparmiare sui costi. Anche in una finzione, ci vuole un minimo di attendibilità, e invece... Si parla poi delle altre serie famose interpretate da Terence Hill, come "Un passo dal cielo", di cui l'attore è stato l'interprete per le prime tre stagioni, e si termina con il film diretto e interpretato da Terence nel 2018: "Il mio nome è Thomas", film che lo rivede riapprodare al cinema dopo ben nove anni, girato a partire dal 2016, anno nel quale Bud Spencer moriva. Il film non è, a dire il vero, perfettamente riuscito, ma questo nuovo lavoro dà modo a Terence Hill non solo di ritornare sul grande schermo ma anche di tornare ad esibirsi in qualche scazzottata come ai vecchi tempi, anche perché in lui gli anni, seppure tanti, non sembrano avere lasciato segni troppo feroci. Inoltre si possono riascoltare il celebre fischio di Alessandro Alessandroni e la musica di Franco Micalizzi, autore della colonna sonora del primo Trinità, di certo la migliore. E, soprattutto, rivedere l'Almeria, regione spagnola dell'Andalusia dove gran parte dei western italiani sono stati girati tra gli anni '60 e '70 tra i quali il celeberrimo "Dio perdona, io no!", mezzo secolo prima. 
Terence Hill è una persona buona e autenticamente credente: in Dio e nell'essere umano, nel rispetto nei riguardi della donna e nell'amore verso i propri figli dei quali uno: il secondogenito Ross, adottato da piccolo è purtroppo morto in un incidente stradale nel 1990. Sembra quasi che un cosiddetto filo rosso unisca il sacro nome Trinità a quello di Don Matteo, passando per il Don Camillo girato nel 1983 sia dietro che davanti la macchina da presa, e che è un rifacimento del primo film tratto dai racconti di Guareschi. La moglie Lori Hill ne è la sceneggiatrice, sua compagna nella vita da sempre e per sempre, conosciuta nella seconda metà degli anni Sessanta e costantemente al suo fianco, presenza che rappresenta una certezza: quella di avere una donna che crede in te e di te si fida.

Antonio Mecca


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