Terence Hill, il don Matteo televisivo
- 13 maggio 2021 Cultura

Dal cinema, alla televisione, e ora anche in un libro
È
uscito di recente un libro su Terence Hill, il don Matteo televisivo,
scritto da don Samuele Pinna, già autore di diversi libri non solo
teologici e del volume imperniato su Bud Spencer: "Spaghetti con
Gesù Cristo! La teologia di Bud Spencer", uscito nel 2017,
giusto un anno dopo la morte dell'attore italiano. Don Samuele è un
prete giovane di aspetto simpatico, da sempre ammiratore della coppia
Hill-Spencer, che dal 1967 anno di realizzazione del film di Giuseppe
Colizzi "Dio perdona...io no!" fino al 1994 con "Botte
di Natale", 27 anni e 16 film insieme, hanno divertito un
pubblico in prevalenza di bambini, ma anche di tutti coloro che del
bambino di un tempo ancora ne conservano lo spirito. Erano, quelli
realizzati a partire dal 1970 con "Lo chiamavano Trinità"
fino alla conclusione degli anni Ottanta, film privi di violenza, di
volgarità, di parole triviali, che ciascuno poteva vedere e
ascoltare senza timore di ferire la sensibilità dei propri figli.
Anche nelle produzioni realizzate da soli i due attori hanno saputo
generalmente fare la scelta giusta sempre seguendo la linea tracciata
a partire da Trinità che non è mai saltata a interrompere il
dialogo con il loro pubblico. Il libro che Samuele Pinna ha dedicato
a Terence si intitola: "Il suo nome è Terence Hill. Una vita da
film", e sulla copertina porta una bella immagine dell'attore
italiano: Mario Girotti all'anagrafe, tratta dal film di E.B.Clucher
"...e poi lo chiamarono il Magnifico", anno di grazia 1972,
quando l'attore aveva 33 anni. Il suo bel volto dai lineamenti
tedeschi lo ereditò dalla madre: Hildegard Thieme, nativa di Dresda,
mentre la mobilità facciale fu presa dall'italianità del padre:
Girolamo Girotti, nativo di Amelia, in provincia di Terni. Per
venti-venticinque anni il duo di attori: veneziano l'uno, napoletano
l'altro, furono campioni di incasso al botteghino e nel mercato
dell'home video, con le cassette VHS prima e con i dischi DVD poi.
Nel 2000 per Terence Hill avviene la svolta: il ruolo di don Matteo
(che la produzione voleva chiamare don Teodoro, il Teo a inizio nome
invece che a fine, ma sempre col significato "Dio") venne
su suggerimento dell'attore mutato in Matteo; inoltre Terence non
accettò di venire doppiato come sempre era stato, soprattutto dalla
bellissima e azzeccatissima voce di Pino Locchi. Girotti-Hill si
sottopose a una scuola di dizione per la durata di cinque mesi,
poiché essendo italiano di nascita, tedesco di adozione nei suoi
primi western realizzati in Germania, e americano di scelta avendo
vissuto nel West americano per trent'anni accanto alla bella moglie
Lori, americana di nascita e tedesca di origine, la sua pronuncia non
aveva un italiano perfetto. Così sono più di vent'anni che l'attore
ha riconquistato il successo nei confronti del suo pubblico, ben
supportato da un ottimo team di attori fra i quali Nino Frassica,
Simone Montedoro, Nathalie Guetta, Caterina Sylos Labini. Nel libro
sono riportate anche le interviste al figlio e alla moglie di Bud
Spencer: Giuseppe e Maria, nomi che sono già una favola - e al
figlio di Enzo Barboni - E.B.Clucher:
Marco Tullio Barboni, nonché
ai due sceneggiatori principe di Don Matteo: Mario Ruggeri e Umberto
Gnoli, che parlano della verosimiglianza delle storie scritte ma
tralasciano di spiegare come sia possibile che da Gubbio ci si sia
spostati a Spoleto: il prete più una intera caserma, e questo perché
così facendo la produzione Lux Vide poteva risparmiare sui costi.
Anche in una finzione, ci vuole un minimo di attendibilità, e
invece... Si parla poi delle altre serie famose interpretate da
Terence Hill, come "Un passo dal cielo", di cui l'attore è
stato l'interprete per le prime tre stagioni, e si termina con il
film diretto e interpretato da Terence nel 2018: "Il mio nome è
Thomas", film che lo rivede riapprodare al cinema dopo ben nove
anni, girato a partire dal 2016, anno nel quale Bud Spencer moriva.
Il film non è, a dire il vero, perfettamente riuscito, ma questo
nuovo lavoro dà modo a Terence Hill non solo di ritornare sul grande
schermo ma anche di tornare ad esibirsi in qualche scazzottata come
ai vecchi tempi, anche perché in lui gli anni, seppure tanti, non
sembrano avere lasciato segni troppo feroci. Inoltre si possono
riascoltare il celebre fischio di Alessandro Alessandroni e la musica
di Franco Micalizzi, autore della colonna sonora del primo Trinità,
di certo la migliore. E, soprattutto, rivedere l'Almeria, regione
spagnola dell'Andalusia dove gran parte dei western italiani sono
stati girati tra gli anni '60 e '70 tra i quali il celeberrimo "Dio
perdona, io no!", mezzo secolo prima.
Terence Hill è
una persona buona e autenticamente credente: in Dio e nell'essere
umano, nel rispetto nei riguardi della donna e nell'amore verso i
propri figli dei quali uno: il secondogenito Ross, adottato da
piccolo è purtroppo morto in un incidente stradale nel 1990. Sembra
quasi che un cosiddetto filo rosso unisca il sacro nome Trinità a
quello di Don Matteo, passando per il Don Camillo girato nel 1983 sia
dietro che davanti la macchina da presa, e che è un rifacimento del
primo film tratto dai racconti di Guareschi. La moglie Lori Hill ne è
la sceneggiatrice, sua compagna nella vita da sempre e per sempre,
conosciuta nella seconda metà degli anni Sessanta e costantemente al
suo fianco, presenza che rappresenta una certezza: quella di avere
una donna che crede in te e di te si fida.
Antonio Mecca