I GHISA DI MILANO

Origine Storica e Etimologia del termine

Sotto il Sacro Romano Impero erano le milizie imperiali a occuparsi della vigilanza per le strade di Milano; si trattava più che altro di gruppi paramilitari che non andavano molto per il sottile, il cui scopo primario consisteva unicamente nel reprimere sul nascere potenziali rivolte contro l’Imperatore.
Verso il XIII secolo si formarono le consorterie di classe tra le quali la Credenza in Sant'Ambrogio, costituita dai ceti sociali più bassi, che pattugliava le nostre vie per difendere la povera gente dallo strapotere e dall'arroganza di clero e nobiltà. Non si sa di preciso quanti di questi gruppi esistessero ma ogni volta che si incrociavano, scoppiavano risse che si concludevano regolarmente con morti e feriti. Sul finire dello stesso secolo, Ottone Visconti istituì un corpo speciale costituito da una cinquantina di uomini sotto il comando diretto di un capitano per ciascuna porta cittadina.
Quella suddivisione fu il fulcro per il futuro, tant'è che lo stesso Ludovico il Moro riprese l’idea gettando le basi per una primitiva polizia metropolitana che sopravvisse anche in seguito, rappresentando una valida difesa per i cittadini di Milano contro i soprusi delle numerose occupazioni straniere.
Durante l’occupazione spagnola quel primitivo nucleo paramilitare si evolse in milizia urbana: 7000 uomini guidati dal Senato meneghino che nulla però poterono contro la criminalità e il lassismo sociale del periodo. Con l’arrivo di Napoleone nel 1796, suddetta milizia fu sostituita dalla guardia nazionale, anch'essa più preoccupata di soffocare ideali patriottici e insurrezionali piuttosto che occuparsi dell’ordine pubblico o della tutela dei cittadini. Soltanto con l’arrivo degli austriaci venne istituito un archetipo di polizia urbana organizzata e regolamentata che si occupava, tra l’altro, di circolazione stradale e infrazioni amministrative. Questa polizia (il termine era ormai di uso comune), tuttavia, si dimostrò spesso brutale e spietata nei confronti dei milanesi che cominciarono a dimostrarsi insofferenti e a ribellarsi poco alla volta. (Per approfondire, sempre su questo profilo, La compagnia della Teppa: storia e vicende che portarono lo scompiglio nella Milano dell’Ottocento).
Subito dopo le Cinque Giornate, venne adottato lo Statuto Albertino che istituiva per la prima volta a Milano una Milizia Comunale le cui funzioni sarebbero comunque spettate al re e non all'amministrazione comunale. Nel 1959 fu emanata una nuova legge di Pubblica Sicurezza che diventerà la base portante della sorveglianza urbana nell'anno successivo: alcuni articoli riguardavano i rumori durante le ore notturne, il divieto di circolazione per animali non accompagnati, di lasciare rifiuti per strada, di lanciare oggetti o pietre giù dal balcone… e di utilizzare armi da fuoco al di fuori dalla propria abitazione.
Prendendo a modello città come Londra e Parigi, il Consiglio Comunale, dopo estenuanti e interminabili sedute, finalmente riuscì nell'impresa: gli Agenti della Pubblica Sorveglianza, quelli che oggi conosciamo come vigili urbani (polizia locale), cominciarono a pattugliare le strade di Milano il 4 ottobre 1860.
La loro prima divisa era di colore nero e composta da una palandrana corta completamente abbottonata, bastone da passeggio e un cappello a cilindro di pelle e feltro: quest’ultimo ricordava vagamente il tubo delle stufe in ghisa o, come lo chiamavano ai tempi i milanesi, el canon de stua (il cannone da stufa). Sul finire del secolo, su esempio dei Bobbies (poliziotti) inglesi sempre sotto la pioggia o immersi nella nebbia (il nostro clima non era poi tanto diverso), la pelle e il feltro della tuba vennero sostituiti da sughero dipinto di un colore scuro simile al metallo. Non ci volle molto perché il termine ghisa entrasse affettuosamente nel gergo nostrano. Un paio di teorie meno accreditate assocerebbero invece la parola alla testa dura dei pubblici ufficiali o a un assessore del tempo, tale Ghisalberti.
Il copricapo/elmetto, come oggi lo conosciamo, farà la sua comparsa nel 1906 in occasione dell’Esposizione Internazionale di Milano.
Un'ultima nota curiosa; il bastone da passeggio dei primi vigili urbani non aveva scopo meramente ornamentale. Era utilizzato spesso per difendersi o per ristabilire l’ordine: la Milano d'allora era assai diversa da quella odierna e il pericolo poteva celarsi dietro ogni angolo.
All'interno di Palazzo Marino era stata allestita una palestra molto ben organizzata dove i pubblici funzionari si allenavano e si esercitavano nelle tecniche di autodifesa, soprattutto con il bastone. A cavallo tra Otto e Novecento, i sempre più numerosi viaggi in estremo oriente, Giappone in particolare, avevano riportato nel vecchio continente anche le arti marziali contaminandole in seguito con le discipline di lotta locali. La più famosa tra queste era il Bartitsu, un’arte marziale ibrida ideata in Inghilterra da Edward Barton Wright che utilizzava, tra l'altro, i bastoni da passeggio tanto in voga tra i gentleman.
Nello stesso periodo Giannino Martinelli, partendo dal Bartitsu, creava una nuova disciplina denominata Trattato di scherma con bastone da passeggio: tutti i ghisa del periodo vennero addestrati in questa forma di lotta.

Riccardo Rossetti


Foto: la prima uniforme dei ghisa