I RACCONTI DEI LETTORI - IL CAFFÈ
- 31 ottobre 2020 Racconti
L’odore è forte, deciso, invitante. Si alza spostando leggermente
indietro la sedia. Svolge il bastone bianco rendendolo rigido e lo agita
da destra a sinistra a livello del pavimento esplorando lo spazio
davanti a sé.
Vuole seguire quell’aroma.
È caffè! Adora il caffè. Appena qualcuno lo prepara, si presenta in
cucina e ne chiede una tazzina. L’aria è già bollente, il sole
sicuramente alto e si sente solo il frinire delle cicale entrare dalle
finestre aperte.
Ne ha contate sette lungo il corridoio che porta dalla saletta TV alla cucina.
Ne ha contate sette lungo il corridoio che porta dalla saletta TV alla cucina.
Ma poi che ci sta a fare nella sala TV?
Non vede, ma ascolta e sta un po' in compagnia.
“Ce n’è un po' per me?” chiede affacciandosi dalla porta.
“Ma certo Comandante e se anche fosse finito, farei una macchinetta nuova solo per lei. Lo sa che è il mio preferito”.
Sorride alle parole di quella giovane donna sempre gentile e che lo
tratta senza pietismo. Si sente normale e di nuovo importante quando le è
vicino. Quasi vede il suo viso che immagina ricco di lentiggini e si
ritrova nella sua divisa bianca estiva, elegantissima, a detta di sua
moglie.
Povera Elsa, lo ha lasciato troppo presto ma almeno le è stato risparmiato il dolore di vederlo in quelle condizioni.
Vecchio, cieco e senza la divisa bianca.
Sono trascorsi dieci anni da quando i suoi occhi hanno deciso di abbandonarlo e la sua vita è cambiata.
Appoggia la mano destra sullo stipite della porta e poi avanzando sul
muro sente le mattonelle lisce anche se leggermente unte. Chi si occupa
delle pulizie non è molto scrupoloso. A bordo delle sue navi non
sarebbe mai successo. Faceva delle ispezioni a sorpresa e guai a sentire
sotto le dita anche una minima idea di appiccicaticcio. Era il terrore
di tutto il personale. Il comandante di una nave da crociera doveva
preoccuparsi di ogni minimo particolare. Ma qui a chi poteva rivolgersi
per fare le proprie rimostranze? E chi avrebbe accettato le sue critiche
senza trattarlo come un vecchio noioso e impiccione?
Non aveva più autorità e questo gli faceva male più della sua
improvvisa cecità. Fatti due passi afferra lo schienale di una sedia e
si accomoda aspettando che gli venga portata la tazzina, poi sente
trascinare la sedia di fronte a sé e capisce che anche Serena si è
seduta.
Ormai è un rito quotidiano quello di prendere il caffè insieme. In
quei pochi minuti si raccontano delle proprie vite, alle volte ne ridono
insieme e alle volte Serena gli accarezza la mano per fargli capire
quanto gli sia vicina.
Sono i momenti più belli, più pieni e più veri della sua esistenza.
Quando torna in camera per il riposino quotidiano, trova già il suo
compagno di stanza, un genovese brontolone ma buono come il pane che
combatte tutto il giorno con il proprio naturale malumore.
Appena lo vede entrare con il sorriso sulle labbra gli chiede con tono infastidito
“Ma cosa avrai mai da ridere? Siamo qui, soli, vecchi e
malandati. Ciondoliamo dalla mattina alla sera senza uno scopo, senza
una meta se non quella di aspettare di morire. Ma cosa avrai mai da
ridere?”.
Il comandante volge il capo verso di lui dicendo: ”Sorrido mio caro amico, perché anche oggi ho ricevuto una carezza”.
Anna Esposito