Maurizio Cucchi

Con questa puntata inauguriamo una serie di rubriche dedicate ai maestri, per ripassare la profondità e la varietà delle proposte attuali, e per capire come ci siamo arrivati.

Il tutto, come al solito, solio attraverso i testi. Iniziamo la nostra avventura con un maestro della poesia contemporanea, che è anche un autore della nostra collana «Poesia di ricerca». Milanesissimo e fondamentale, Maurizio Cucchi ha pubblicato per Edb Edizioni Rebus macabro, dopo la vittoria al Premio Bagutta e a oltre trent’anni di distanza dall’esordio che lo ha catapultato nella candida rosa della lirica. Una serie di testi di quel periodo, arricchita da due sezioni inedite e da tre prose frontali, squisitamente perfide e elegantissime, spassose, a metà tra Walser, il Lazarillo e Faulkner. La sorpresa arriva alla fine, con la ristampa dell’introvabile raccolta del 1971, Paradossalmente e con affanno. Già da quella prima raccolta si percepiva tutta la modernità di linguaggio di questo autore, si intuiva quanto in là si fosse spinto l’autore, così violentemente naturale e brado - tanto da essere ancora oggi attualissimo e tra i più imitati. Il poeta de Il disperso scendeva nell’abisso per restituirci un resoconto infernale, inventando un realismo visionario, una galleria di personaggi eroici e insieme nichilisti. L’io, «friabile», segue la doppia natura dei testi, da un lato con evidenti qualità narrative, dall’altro con rallentamenti allusivi e «sottintesi». La lingua era allora più fratta, farfugliata, alla Céline. E infatti una delle qualità più straordinarie di Cucchi è l’attenzione alle poetiche internazionali, la capacità trasformista di dare vita ai personaggi. Non biografia ma necessario aggancio alla vita. E poi c’è una musica nei testi di Cucchi, che emerge nonostante la prosciugata aderenza al reale, una musica che si solleva pacifica, senza «fiele né veleno». Che si oppone a ogni enfasi, interprete di una rinnovata sensibilità – è la prima vera generazione postbellica: «Non bastano più le solite ragioni», scriveva. La nervosa sismografia del Disperso, scattante e tanto intima da diventare universale, esprime stati di commozione fortissimi che ritroviamo nei testi di Rebus macabro, da cui scegliamo questa poesia:

Misurare il grado, l’indice
della mia vitalità in un momento della giornata
non è più un quiz, un rebus macabro
da risolvere tenendo l’occhio fisso al vuoto
che ogni più piccola scossa finisca per provocare,
intuisci. Ma è ben piuttosto, si indovina,
confrontare me con te nel modo più esemplare,
vederti qui in persona. E le peregrinazioni, 
con l’incredibile vanità e scontato fallimento,
di ogni più ridicola spedizione,
ne sono la prova inconfutabile,
vedi bene…
(1971)

Proverbi Milanesi

Milano in Giallo

di Albertina Fancetti, Franco Mercoli, Alighiero Nonnis, Mario Pace
EDB Edizioni

Com'è bella Milano

di Albertina Fancetti
EDB Edizioni

El Pret de Ratanà

EDB Edizioni