187MILA LEGGI - APPLICARLE È UN REBUS

Corruptissima res publica, plurimae leges. La saggezza dei latini

Sono 187mila le leggi emanate dallo Stato italiano unitario dalla sua nascita  a oggi - ha dichiarato il Ministero per i rapporti con il Parlamento - mentre gli atti normativi attualmente in vigore sarebbero circa 111mila, secondo il Poligrafico dello Stato. E ci riferiamo solo alle leggi nazionali.
Un corpo giuridico dunque smisurato, quello italiano, che comporta difficoltà applicative e sovente interpretative. Ma oggi registriamo un notevole scadimento della qualità dell'attività legislativa. In altri termini, nella produzione di norme giuridiche perché le leggi sono scritte male.
Molti hanno dato spiegazioni, hanno scritto commenti e anch'io mi sono fatto qualche idea.
Penso che il fenomeno si debba inscrivere, alla base, nel più vasto problema costituito dalla debolezza della politica italiana e dalla arrendevolezza della burocrazia.  
Corruptissima res publica, plurimae leges; dicevano sommariamente i latini.
Ma, venendo al concreto, potremmo dire che ai nostri giorni non sono i partiti a seguire le idee, ma queste inseguono i partiti, premendo sugli stessi sospinte dagli interessi più diversi, spesso attraverso il canale della burocrazia.
La conseguenza è la mancanza di centri studi legati ai partiti politici; mentre prevalgono centri di formazione di idee spesso legati a interessi economici.
Questo fatto si risolve in un difetto di maturazione del pensiero in sede politica e alla fine in un difetto nella formazione della norma.
Si aggiunga l'ansia normativa a tutti i livelli amministrativi e legislativi e la conseguente proliferazione di leggi e regolamenti. Ma anche la poca chiarezza nella forma giuridica derivante dalle mediazioni politiche dalle quali scaturiscono impostazioni normative equivoche e volutamente ambigue, frutto del tentativo di mettere tutti d'accordo.
E del metodo "ex juvantibus", soprattutto davanti a problemi nuovi di ardua soluzione, che dire ?
Tra le ragioni tecniche possiamo indicare la "comodità mentale" del «copia e incolla» (con cui spesso si innestano nella normativa parti spurie e gli errori si perpetuano in via automatica). Comunque sia, l'interferenza di politici dalla competenza giuridica incerta è determinante. Un tempo non c'era spazio per i "cani sciolti", come avviene ora.
Nei partiti, per ogni materia, c'era un unico responsabile, solitamente grande esperto: questi era il referente per tutti.
In tal modo v'era una maggiore possibilità di tenere sotto controllo il processo di formazione delle norme.

Achille Colombo Clerici

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