MATTARELLA RICORDA L'ECCIDIO DI SANT'ANNA DI STAZZEMA

Quel 12 agosto del 1944 che costò la vita a 560 persone

In occasione del 50mo anniversario del conferimento della medaglia d'oro al valore militare alla comunità di Sant'Anna di Stazzema (LU) il  29 febbraio 1970, il presidente Mattarella si è recato in visita nella località che fu luogo dell'eccidio di 560 persone per mano dell'esercito nazista in ritirata il 12 agosto del 1944.

Nel suo discorso il Presidente della Repubblica ha detto:

"La memoria è un dovere, costituisce un patrimonio della comunità, il tempo può attenuare il dolore ma non possiamo consentire che le coscienze si addormentino, la testimonianza fa parte del nostro dovere di solidarietà. - Ed ha continuato - Dobbiamo essere vigili: i mutamenti epocali offrono opportunità in ogni campo ma provocano spesso paura, disorientamenti, chiusure e il germe dell'odio non è sconfitto per sempre, il timore del diverso, il rifiuto della differenza, la volontà di sopraffazione sono sentimenti che possono ancora mettere radici e svilupparsi e propagarsi".

Altri temi toccati dal Presidente hanno riguardato l'Europa: "Pur essendo imperfetta, fragile, incompiuta, l'Unione europea rimane il più forte antidoto al ritorno dei muri, dei risentimenti nazionalisti, dei fanatismi che non di rado esibiscono la loro carica distruttiva. - Ha toccato poi i recenti episodi di antisemitismo - Sono comparse, di recente, in questi mesi, scritte contro ebrei sui muri e persino su porte di abitazioni. Folli e fanatici assassini hanno colpito cittadini inermi in borghi e quartieri della nostra Europa. Sono fenomeni limitati ma che non possono essere sottovalutati. Perché puntano a colpire i principi, le fondamenta della convivenza, la stessa memoria. La memoria non appartiene mai soltanto al passato ma è parte della nostra vita (presente.n.d.r) e  della costruzione del futuro"

Nel corso della giornata è stato ricordato anche il 20mo anniversario dell'istituzione del Parco della Pace.

 

Ma cosa era successo quel 12 agosto del 1944? Proviamo a ricostruire i fatti.
Bisogna immaginare una situazione sul campo molto confusa. L'esercito italiano si era dissolto dopo la proclamazione dell'armistizio con gli anglo americani firmato dal generale Badoglio che aveva il preso il posto di Mussolini destituito dopo il Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio '43. Peccato che Badoglio e il re Vittorio Emanuele III si fossero dati alla fuga subito dopo verso la Puglia dove gli anglo-americani avevano già in mano il territorio. Le forze armate erano allo sbando. Come reazione all'occupazione tedesca e dopo l'armistizio, i civili e ciò che restava dell'esercito avevano iniziato a formare le bande partigiane che facevano, di fatto, lotta all'occupante. Si era così innestato un pericoloso meccanismo per cui alle azioni contro i tedeschi e i fascisti ricostituiti intorno al Mussolini della Repubblica Sociale, corrispondeva una rappresaglia a spese di militari, partigiani e, troppo spesso, di civili.
Sant'Anna di Stazzema, si trovava in una zona che, agli inizi di agosto del '44, era stata definita "bianca". L'abitato doveva servire ad accogliere gli sfollati delle aree limitrofe. I tedeschi, infatti, stavano fortificando quella che sarebbe diventata la linea Gotica per ostacolare l'avanzata alleata. I centri abitati dovevano sparire. Ne consegue che gli abitanti di Sant'Anna, quel 12 agosto, erano per lo più anziani, donne e bambini. Gli uomini erano infatti fuggiti per non essere rastrellati dai tedeschi ed essere impiegati come manovalanza. 
Non si trattò quindi di una di rappresaglia (ovvero di un crimine compiuto in risposta a una determinata azione del nemico). Come svelarono anni dopo, le indagini della procura militare di La Spezia, si trattò di un atto premeditato e curato in ogni dettaglio per annientare la volontà della popolazione, che a un certo punto era stata invitata a lasciare Sant'Anna ma senza successo. L'obiettivo era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione anche per rompere ogni collegamento fra i civili e le formazioni partigiane presenti nella zona. Quel 12 agosto, i nazisti rastrellarono i civili e li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case. Li uccisero a colpi di mitra, usando le bombe a mano, i colpi di rivoltella e altre modalità altrettanto brutali. La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni. La rinvenne agonizzante tra le braccia della madre ormai morta la sorella maggiore Cesira che scampò alla strage per uno di quei casi fortuiti della vita. Incendi appiccati a più riprese lasciarono a San'Anna solo la desolazione.

Antonella Di Vincenzo

 


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