MATTARELLA RICORDA LE VITTIME DEL TERRORISMO

Il messaggio del Presidente per questo 9 maggio

Il 09 maggio di 42 anni fa, una telefonata anonima impartiva l'ordine di recarsi in "via Caetani, ripeto, Ca-e-ta-ni".

Là era parcheggiata una Renault rossa. Nel bagagliaio c'era il corpo senza vita di Aldo Moro.

Finivano così i 55 giorni di agonia dello statista democristiano, un'agonia che gli Italiani hanno seguito ogni giorno su giornali e telegiornali.

Stesso giorno, in Sicilia. La mafia uccide Peppino Impastato, l'uomo che ebbe il coraggio di sfidare Cosa Nostra dalle frequenze della sua Radio Aut.

Per rendere omaggio a queste vittime coraggiose, il 09 maggio è diventata la Giornata delle vittime del terrorismo.

Per l'occasione il presidente Mattarella non ha mancato di far sentire la sua voce:

"Nel "Giorno della Memoria", che il Parlamento italiano ha voluto dedicare alle vittime del terrorismo, la Repubblica si inchina davanti alle vite spezzate dal fanatismo politico, dalle violenze di gruppi brigatisti e neofascisti, dagli assalti eversivi alle istituzioni democratiche e alla convivenza civile.

Tragicamente lunga è la sequela delle persone uccise negli anni di piombo: servitori dello Stato, donne e uomini eletti a simbolo di funzioni pubbliche, cittadini impegnati nella vita sociale, testimoni coerenti che non hanno ceduto al ricatto. Il legame della memoria rinnova e rafforza il sentimento di solidarietà con i familiari, ma richiama anche un impegno che vale per l'intera comunità.

Ricordare è un dovere.

Ricordare le strategie e le trame ordite per destabilizzare l'assetto costituzionale, le complicità e le deviazioni di soggetti infedeli negli apparati dello Stato, le debolezze di coloro che tardarono a prendere le distanze dalle degenerazioni ideologiche e dall'espandersi del clima di violenza.

Ed è giusto ricordare il coraggio di chi non si è piegato, di chi ha continuato a difendere la libertà conquistata, il diritto e la legalità, le istituzioni che presidiano la vita democratica.

Il terrorismo è stato sconfitto grazie al sacrificio e alla rettitudine di molti, e grazie all'unità che il popolo italiano ha saputo esprimere in difesa dei valori più profondi della propria civiltà.

La storia ci ha dimostrato che l'unità e la coesione degli italiani sono gli strumenti più efficaci di fronte ai pericoli più gravi.

Nel tempo sono state accertate responsabilità dirette e indirette. Gli autori dei delitti sono stati sottoposti a processi e condanne. Ma non ovunque è stata fatta piena luce.

La verità resta un diritto, oltre che un dovere per le istituzioni.

Terrorismo ed eversione sono stati battuti con gli strumenti della democrazia e della Costituzione: la ricerca della verità, dunque, deve continuare laddove persistono lacune e punti oscuri.

Il 9 maggio è il giorno in cui Aldo Moro venne ucciso. La barbarie brigatista giunse allora all'apice dell'aggressione allo Stato democratico. Lo straziante supplizio a cui Moro venne sottoposto resterà una ferita insanabile nella nostra storia democratica.

Respinta la minaccia terroristica, oggi ancor più sentiamo il dovere di liberare Moro e ogni altra vittima da un ricordo esclusivamente legato alle azioni criminali dei loro assassini.

Nel riscoprire il pensiero, l'azione, gli insegnamenti di Moro e di tanti altri giusti che hanno pagato il prezzo della vita, ritroveremo anche talune radici che possono essere preziose per affrontare il futuro.

Roma, 09/05/2020


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