Teatro all'Elfo
- 17 maggio 2019 Spettacolo Teatro
Da uno Schiavo d'amore a un mondo di fantasmi
Continua fino al 19 maggio, “Lear, schiavo d’amore” è una riscrittura di Marco Isidori, del “Re Lear” di Shakespeare, grande metafora degli inciampi ineludibili della vecchiezza e grande storia familiare. In coproduzione con Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, Isidori, che cura anche la regia, ha creato un habitat teatrale che diventa lui stesso personaggio. Con il suo candido “sottomarino volante”, fornito di torrioni,boccaporti,pertugi,passerelle, sfiatatoi ha montato una macchina mutevole, che esalta e potenzia la dimensione epica del racconto. “Lear, schiavo d’amore” respira in una scenografia (di Daniela Dal Cin) molto particolare, dalle caratteristiche contraddittorie, perfetteperaccompagnare le situazioni della storia, sottolineandole e contrappuntandole. L’amore dato, preteso, negato e rubato: la chiave in fondo è questa e Isidori ne mostra il potere schiavizzante, ricorrendo alla polifonia, alla commistione di toni e generi, mescolando dramma e buffoneria.
Danio Manfredini ritorna all'Elfo dal 21al 26 maggio, con il suo “Luciano”, di cui è anche regista e interprete.Dai corridoi di un reparto psichiatrico, Luciano entra nel teatro della sua mente: intorno a lui si materializzano oggetti, suoni, voci lontane e presenze dell’immaginario. La spinta del desiderio lo conduce all’evasione verso luoghi abitati da chi vive ai margini. Un popolo di fantasmi torna a visitarlo. Dice Danio Manfredini «Con Luciano riattraverso i temi dell’omosessualità, della follia, della solitudine già trattati in Cinema cielo, come del resto anche nel Sacro segno dei mostri e in Tre studi per una crocifissione, per vedere come sono cambiati i tempi negli ultimi venti anni intorno a tematiche a me care. Oggi osservo come il gioco si è fatto ancora più aspro, disegno una figura come Luciano che risulta un alieno anche in un mondo di marginalità… La dimensione del tempo abbraccia la totalità di un’esistenza e rende tutto in un presente sulla scena».
Grazia De Benedetti