Abbandono scolastico: a rischio 8.000 bambini
- 10 febbraio 2015 Cronaca
A Milano sarebbero 8.096 i bambini delle scuole primarie e secondarie di primo grado “a rischio di dispersione scolastica”, su un totale di 93.107 alunni, pari all’8,7%. Sono i dati emersi da una ricerca realizzata dall’Osservatorio comunale sulla dispersione e l’integrazione scolastica per quanto concerne l’anno scolastico 2013-2014.
Tra i quartieri più problematici, Villapizzone con 303 alunni, Quarto Oggiaro con 271 e Lodi-Corvetto con 222, mentre le Zone più a rischio sono la Zona 9 (11,13%), la Zona 4 (11,1%) e la Zona 2 (9,70%). Il 40,4% dei bambini che lascerebbero sono stranieri nati all’estero (3.274), il 39,9% italiani (3.230) ed il 19,3% stranieri nati in Italia (1.561). Tra gli stranieri sono più a rischio i bambini romeni (40,4%), salvadoregni (34,4%) e cinesi (32,8%).
Per avere un quadro più completo del “rischio”, rammentiamo che i minori (0-18 anni) in carico al Servizio sociale della famiglia del Comune di Milano sono 16.167: 339 in Zona 1, 1911 in Zona 2, 1003 in Zona 3, 2310 in Zona 4, 1329 in Zona 5, 2352 in Zona 6, 2277 in Zona 7, 2036 in Zona 8, 2610 in Zona 9.
Per contrastare l’abbandono scolastico, il Comune di Milano ha avviato un progetto che ha coinvolto 50 scuole elementari e medie, per un totale di oltre 2.600 bambini, sostenendoli nel loro processo di integrazione scolastica. Numerose le iniziative, realizzate da associazioni e cooperative del terzo settore, messe in campo nelle otto zone “periferiche”della città (escluso il centro): percorsi di sostegno didattico-motivazionale, sportelli di ascolto psicologico, aiuto individuale nei compiti, corsi di italiano per alunni (e mamme) stranieri, interventi di mediazione linguistica. In tale contesto, un ruolo preventivo decisivo lo svolgono gli oltre 100 “doposcuola” promossi da parrocchie ed associazioni soprattutto nei quartieri delle nostre periferie, frequentati da 7.000 alunni delle scuole elementari e medie, sostenuti da 1.000 volontari, sia giovani che “evergreen”.
Proprio per la sua preoccupante importanza, diventa necessario rafforzare quel tessuto sociale che, a fianco dalle famiglie e delle scuole, si accompagna quotidianamente con i nostri ragazzi, dalle associazioni sportive agli oratori ai servizi comunali. Un tessuto sociale che i doposcuola contribuiscono a rafforzare, ma che in questo compito non possono essere lasciati soli a sostenerne il peso, ma devono ricevere anche un adeguato sostegno dalle Istituzioni (dai Consigli di zona fino alla Regione). Nella sostanza, occorre un ripensamento delle “politiche”, migliorando i criteri di utilizzo delle risorse, spesso ancorati a criteri del passato, non più adeguati alla realtà attuale.
Romano Ranaldi
Associazione giovani e famiglia–Cpm