ANNO NUOVO: SPERANZE E TIMORI
- 04 gennaio 2020 Cronaca
Ogni persona all'inizio di ciascun anno
spera che il nuovo sia migliore di quello che lascia. Ma alla speranza
si aggiunge sempre il timore, carattere proprio della natura umana.
Ebbene, qual è nella percezione degli italiani la maggior minaccia
gravante sul nostro Paese?
Un sondaggio dell’ISPI-Istituto per gli Studi di Politica
Internazionale fornisce risultati interessanti se non addirittura
sorprendenti, in una serie storica che mostra le variazioni dal 2014.
Le considerazioni sul piano interno. Il timore principale riguarda la
situazione economica (spread, tenuta dei conti) decisamente al primo
posto per 56 italiani su 100. Il picco era stato raggiunto nel 2014 con
il 67%: dopo un calo deciso nel triennio 2015-2017, è tornato a crescere
nel 2018. Evidente la convinzione che l’andamento generale
dell’economia possa influire sulle possibilità di lavoro, di guadagno di
risparmio, e sulla sicurezza del vivere.
Sorprende il dato sull’immigrazione: pur risultando al secondo posto,
preoccupa solo 12 italiani su 100, dopo aver toccato il massimo nel
2016 e nel 2017 (22%), anni di grandi sbarchi sulle nostre spiagge.
Il rapporto tra Italia e Unione Europea, comparso per la prima volta
nel 2018 (11%) , si è ridotto ad 8%; new entry il tema dei cambiamenti
climatici (7%) assente negli anni precedenti. Seguono, a pari
‘demerito’, la crisi dell’Europa – Brexit, populismi, ecc. – e le
politiche di Donald Trump il cui dato si è triplicato (6%) rispetto al
2% del 2018. Chiudono la classifica il terrorismo islamico - che con il
3% è abissalmente lontano dal 26% del 2015 - e il deterioramento dei
rapporti con la Russia (2%).
Le considerazioni sul piano globale. Sempre per noi italiani, le
minacce che interessano il resto del mondo vedono al primo posto i
cambiamenti climatici in misura del 28%, quindi la crisi economica (13),
il terrorismo islamico (12) seguito a ruota dalle politiche di Trump
(10). Importante anche un’altra rilevazione della ricerca ISPI: la quota
di chi guarda esclusivamente all’orto di casa, cioè alll’Italia, è
passata in cinque anni dal 25% al 40% e, per contro, la quota degli
interessati a quanto avviene al di fuori dell’Italia è diminuita dal
23% al 17%; lo conferma d’altronde il ‘provincialismo’ dei nostri mezzi
di comunicazione. E questo, in un mondo strettamente interconnesso, non è
un bene.
Achille Colombo Clerici
nella foto: Roma, Trinità dei Monti