CAMILLERI CI HA LASCIATI LASCIANDOCI IL SUO TESORO

Abbiamo avuto il piacere di ascoltarlo e ora di rileggerlo

A distanza di un mese esatto dal suo ricovero in un ospedale romano, si è spento il mattino del 17 luglio Andrea Camilleri, scrittore famoso in Italia e nel mondo soprattutto per la sua produzione poliziesca. Camilleri era nato a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, il 6 settembre 1925, e si era trasferito ancora giovanissimo a Roma, alla fine degli anni '40, così come già avevano fatto in quello stesso periodo Beniamino Placido e Benito Jacovitti. Dal 1939 al 1943 fu ospitato in un collegio vescovile dal quale finì per venire espulso per avere lanciato uova contro un crocifisso facendo così una frittata, o una omelette, vista la passione di tanti siciliani per la Francia, la sua cultura e la sua lingua, la quale spesso è uno sberleffo indirizzato a noi italiani. Si iscrisse quindi al liceo classico "Empedocle" di Agrigento dove nel 1943 finirà gli studi e gli verrà dato il diploma – per impedimenti bellici la scuola venne chiusa in anticipo. Frattanto il giovane Camilleri aveva preso a scrivere, soprattutto e specialmente poesie, le quali vennero definite speciali anche da poeti come Ungaretti e Quasimodo. Nel 1947 vinse il premio di poesia Firenze. Già cinque anni prima, all'epoca diciassettenne, aveva esordito come regista teatrale e, due anni dopo, si era iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia all'università di Palermo, senza conseguire la laurea. Si iscriverà poi al partito comunista, perché evidentemente il funereo colore nero della bandiera fascista che aveva ammorbato il Paese per oltre vent'anni andava sostituito con un colore totalmente opposto sebbene altrettanto totalitario. I suoi primi racconti Camilleri li pubblicò nel 1945, mentre nel '49 entrò all'Accademia Nazionale di arte drammatica come allievo regista e ne uscì nel 1952. Come regista realizzerà oltre cento opere, soprattutto del corregionale Pirandello. Nel 1957 entra in Rai, anno che lo vedrà felicemente sposato con la fidanzata Rosetta dalla quale avrà tre figli. Dal 1958 al 1965, e dal 1968 al 1970 insegnerà al Centro sperimentale di cinematografia. Infine, dal 1977 al 1997 eccolo titolare di una cattedra di regia all'accademia nazionale di arte drammatica. Una svolta fondamentale fu l'incarico di delegato di produzione ricoperto negli anni '60 per la registrazione di alcune commedie di Eduardo De Filippo, delle inchieste di Laura Storm con la bella e brava Lauretta Masiero, delle indagini del tenente Sheridan con il bravo Ubaldo Lay, delle inchieste del commissario Maigret con lo straordinario Gino Cervi che però leggeva pressoché totalmente le battute che doveva pronunciare e questo era il motivo per cui guardava quasi sempre di sbieco. Poi - a dieci anni esatti dalla sua scrittura - il romanzo "Il corso delle cose" gli verrà finalmente pubblicato, ma senza successo. Due anni dopo invece: nel 1980, ecco apparire il primo dei romanzi ambientati a Vigata, città immaginaria che ricorda la reale Porto Empedocle così come la Città di Ed McBain ricorda - perché in parte lo è - New York. Se però New York viene definita la Grande Mela, Vigata potrebbe venire definita il Grande Cannolo, vale a dire quel dolce buonissimo ma eccessivo in quanto a sapori, così come eccessivi sono spesso gli umori siciliani: nella dolcezza e nell'amicizia, ma anche nella violenza e nella crudeltà. 
Camilleri per dodici anni rimarrà fermo nella scrittura, riprendendo nel 1994 con quello che sarà il primo romanzo con protagonista Salvo Montalbano, commissario di polizia di Vigata. Montalbano è il cognome che il suo autore dà al personaggio in omaggio a quello dell'autore spagnolo Manuel Vazquez Montalban, da lui fortemente ammirato. Ed è finalmente il successo. Camilleri: che erroneamente spesso si afferma abbia esordito nella pubblicazione dopo i 70 anni, esordì nel 1945, a soli vent'anni, fu però in tarda età che divenne uno scrittore di successo, tradotto in 120 lingue e con un attivo di oltre venti milioni di copie vendute nel mondo. I libri della serie sono una quarantina, tra romanzi e raccolte di racconti, vale a dire un terzo della sua produzione libraria, e tutti di lunghezza media perché il suo autore pensava che 180 fossero le pagine giuste per un romanzo mentre, per un racconto, 24. Lo stile dello scrittore siciliano è quello di una scrittura dove l'italiano si mescola con il dialetto siciliano e questo a sua volta con un dialetto reinventato che non è esattamente il dialetto dell'isola ma lo riecheggia come una musica già in parte ascoltata. Negli ultimi anni Camilleri aveva perso la vista, ed era quindi costretto a dettare le sue storie alla fidata assistente Valentina. Per quanto spesso si senta dire che un cieco - se intelligente e dotato di talento creativo - veda più e meglio di chi cieco non è, atroce cretinata davvero inammissibile, c'è da dire che anche nella disgrazia che lo aveva colpito Andrea Camilleri è stato in grado di continuare a descrivere la sua personale Sicilia e il suo personalissimo commissario con il corollario dei suoi collaboratori con grande bravura e grandissimo stile letterario. Uno stile che è spesso uno stiletto che graffia per l'ironia usata e lascia nel lettore un gusto dolceamaro come spesso avviene quando si leggono opere di notevole spessore e livello.

Antonio Mecca

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