CONCESSIONI, SALTA LA REVOCA, OK A GRONDA E TERZO VALICO
- 07 settembre 2019 Cronaca
Da «Il Messaggero», Il Gazzettino e il Mattino ediz. del 6.9.2019
Il piano De Micheli per riavviare i cantieri e azzerare la gestione Toninelli. Partirà anche la trattativa con la Ue per avere più finanziamenti per la Tav.
L'AGENDA La missione è quella di cancellare l'era
Toninelli. E di farlo in fretta. Dando subito il via libera, dopo il
prolungato stop dei 5Stelle, sia alla Gronda di Genova, opera che vale
4,1 miliardi, al Terzo Valico (6,2 miliardi) e al Passante di Bologna
(600 milioni). Tutte ferme sulla scrivania del grillino, tutte già
finanziate e bollinate. Parallelamente verrà affrontato il dossier
concessioni, con la rinegoziazione soft con tutti gli operatori. Nessuna
revoca quindi per Autostrade per l'Italia, nessuno strappo, come
volevano invece i 5Stelle, ma un tavolo negoziale su cui affrontare il
tema delle tariffe. Paola De Micheli, neo ministra delle Infrastrutture,
ha le idee chiare su come procedere. Del resto la posizione del Pd su
questi temi è favorevole alle grandi opere, volano per far crescere Pil,
domanda interna e occupazione.
ATTENZIONE Al COSTI Questo non significa però che la
De Micheli non si batterà per ottenere il massimo sul fronte del taglio
dei costi e dei risparmi di spesa. Di certo non avrà una linea
massimalista come quella del suo predecessore, ma non manderà in
soffitta le analisi costi benefici di grillina memoria. Piuttosto
verranno però aggiornate e lette non in chiave ideologica, ma di
sistema. Valutando il peso politico di ciascuna opera anche alla luce
delle ricadute occupazionali, dell'impatto sull'economia del territorio.
Non solo grandi opere ovviamente, perché il piano in fase di
elaborazione non potrà non prendere spunto da quello dell'ex ministro Pd
Graziano Delrio, che prevedeva tanti interventi di settore: dalla messa
in sicurezza sul fronte del dissesto idrogeologico, alla
riqualificazione edilizia fino la rigenerazione urbana. Un mix per
sfruttare al meglio le risorse stanziate dal precedente governo e quelle
non spese da Toninelli. In pochi lo sanno, ma dal bilancio pubblicato
sul sito del dicastero emerge che non sono stati spesi fondi per 6
miliardi e che, complessivamente, i cosiddetti "residui" rimasti in
cassa ammontano invece alla cifra monstre di 13 miliardi. Si tratta di
accelerare i contratti di Anas e Rfi, rimasti al palo. Di voltare pagina
rapidamente.
Del resto proprio le Ferrovie guidate da Gianfranco Battisti hanno
già assicurato la massima collaborazione, presentando recentemente un
maxi-piano d'investimenti che punta proprio a recuperare il tempo
perduto.
Un capitolo a parte riguarda il via libera definitivo alla Tav. O
meglio la sua gestione nei prossimi mesi. Un dossier che, vista la
delicatezza, sarà condiviso con Palazzo Chigi e che resta ancora caldo,
visto che i 5Stelle non si sono ancora arresi all'evidenza. Anche la
scelta finale sulle concessioni (con le rimodulazioni) viaggerà sul
doppio binario Mit-presidenza del Consiglio dei ministri. Il Pd non
vuole fare sconti ai concessionari, ma varare un meccanismo equo sul
fronte tariffario.
Come accennato, insieme al presidente Conte, la De Micheli cercherà
di sfruttare al meglio anche il momento magico con l'Europa. Negoziando
sul fronte della Torino-Lione nuovi finanziamenti.
L'ALTA VELOCITÀ C'è da dire che Bruxelles, prima
della traumatica crisi di governo, aveva già fatto intendere di essere
disponibile a trattare pur di vedere completata un'opera considerata
strategica. Nel dettaglio l'Unione europea potrebbe aumentare la sua
partecipazione al finanziamento della linea ad alta velocità fino al 55%
dei costi per la realizzazione del tunnel di base e la
transfrontaliera. Si tratta di un risparmio di circa 1,3 miliardi
rispetto ai 3,2 preventivati dal governo italiano per tutta l'opera.
La De Micheli dovrà poi completare l'architettura della legge Sblocca
Cantieri a cui mancano circa 20 decreti attuativi per decollare
definitivamente. Un impegno da far tremare i polsi anche in
considerazione delle attese del settore. Dall'Ance ad Assoedilizia, alle
organizzazioni sindacali, tutti si aspettano un rilancio immediato dopo
anni di dura crisi. Perché accanto al nodo dei finanziamenti, il primo
nemico da battere è proprio la burocrazia che frena la realizzazione
delle opere, grandi o piccole che siano, se è vero come è vero che in
Italia ci vogliono in media 15 anni per completarne una.
Umberto Mancini
Da Cernobbio, dove partecipa ai lavori del Forum Ambrosetti The
European House 2019, il Presidente di Assoedilizia Achille Colombo
Clerici concorda con quanto esposto nell'articolo, commentando:
"L'Italia va aiutata a recuperare un equilibrio che si è smarrito.
Un equilibrio sociale, potenziando l’offerta-abitazioni di case
popolari e l'investimento nell'edilizia residenziale pubblica, che ci
vede all’ultimo posto tra i Paesi avanzati d’Europa.
Un equilibrio economico, alleggerendo la fiscalità nei campi
immobiliare e delle costruzioni, che costituiscono un formidabile volano
per l’intera economia.
Un equilibrio cultural-urbanistico unificando i principi cardine
del regime dei suoli e della pianificazione urbanistica a livello
nazionale e promuovendo un vasto processo di sistema per la
rigenerazione urbana e il potenziamento della dotazione
infrastrutturale.
C'e' comunque bisogno di un'azione governativa rassicurante, che
riporti la fiducia verso la politica ed i politici. È questa la
condizione indispensabile al progresso, e alla crescita economica del
Paese”.
Nella foto:- Achille Colombo Clerici con Marco Mirabile di RAI News e
Claudio Cali' di Sky News al Forum Ambrosetti di Cernobbio
The European House 2019