FINANZIAMENTI E IGNORANZA NEMICI DELL’INNOVAZIONE

Foto: Sandro Neri con Achille Colombo Clerici e Patrizia Signorini vice Decano del Corpo Consolare Milano e Lombardia
Finanziamenti scarsi ma anche - e forse soprattutto - ignoranza e diffidenza  rendono problematico lo sviluppo e la collaborazione con le pmi delle start-up italiane. Se si considera che metà dei nostri imprenditori non ritiene fondamentale un adeguato utilizzo di internet, si capisce come l’Italia sia all’ultimo posto tra i grandi Paesi europei pur essendo seconda, dopo la Germania, per capacità manifatturiera.
È emerso nel viaggio del mondo dell’innovazione  organizzato da QN, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, Il Telegrafo e QN Economia e Lavoro, in collaborazione con Tim, ai Frigoriferi Milanesi. 
Nei lavori introdotti da Sandro Neri  direttore de Il Giorno e coordinati da Davide Nitrosi,  responsabile Economia & Lavoro di QN, è risultato che sono 83 al giorno le nuove imprese che vengono registrate a Milano. 
Sono 7.000 le startup nate nel capoluogo lombardo nei primi 3 mesi nel 2018 sulle 113.000 secondo la Camera di Commercio di Milano.  
Anche nel co-working Milano fa la sua parte con 20 centri su 150 in tutto il Paese. 
A Milano, inoltre, stanno nascendo progetti per riqualificare aree periferiche della città con la presenza e l’impegno delle comunità di startupper, come hanno ricordato l’assessore durante l’incontro «L’innovazione tecnologica nei distretti italiani» Stefano Bolognini, assessore alle politiche sociali, abitative e disabilità della Regione Lombardia, e Lorenzo Lipparini, assessore alla partecipazione, cittadinanza attiva e open data di Milano.  
Negli ultimi anni almeno tre nuovi spazi di co-working sono stati aperti ogni giorno e la media del numero dei co?-?workers è cresciuta al ritmo di duecento ogni 24 ore. 
Le startup, in particolare, vedono in questi uffici non tradizionali il terreno più fertile per far sviluppare velocemente il proprio business. Si stima che le nuove professioni e i freelance diventeranno il 50% della forza lavoro europea nel 2020, le persone avranno semplicemente bisogno di persone, di co?-?worker, che possano partecipare a far crescere altre aziende, sia nel breve periodo sia nel medio-lungo termine.
Il viaggio parte dalla dorsale dell’innovazione che si snoda da Milano, Bologna, Roma, Napoli fino a Catania. Sono le città degli hub di Tim. Hub dove startup e aziende innovative possono toccare con mano come la tecnologia possa rivoluzionare un’attività - ha affermatio Attilio Somma, innovation vice president di Tim. 
Negli hub le startup possono lavorare con tecnologie innovative prima del debutto sul mercato. È il caso delle connessioni ultraveloci 5G. 
«Stimolare la crescita di quartieri digitali nelle città è una chiave importante sulla quale in passato abbiamo lavorato poco - ha spiegato Paolo Barberis, co-founder di Nana Bianca. - Le persone nei quartieri hanno capito che si devono attivare da sole grazie alle potenzialità del digitale, senza aspettare interventi dall’alto».
L’ innovazione in Italia, però, segue anche tendenze diverse a quelle degli altri Paesi: «Siamo andati a vedere quante fossero le startup che avevano criteri di innovazione, al di là del registro delle imprese innovative che ne conta 9.328 - ha spiegato Valerio Momoni, marketing, product & business development director di Cerved - Abbiamo censito 14.000 imprese con una fortissima concentrazione su Milano, con oltre 2.300 imprese. Da segnalare, poi, la dorsale adriatica e le zone di Trento e Trieste, piccole Silicon Valley. In Italia non c’è un problema di idee ma di finanziamento”.
Forte l’impatto di PoliHub, incubatore del Politecnico di Milano. Ha raccolto 1.200 idee imprenditoriali: 113 sono diventate aziende. «Queste aziende nel 2017 hanno fatturato 30 milioni e hanno raccolto il 10% degli investimenti raccolti in tutta Italia dalle giovani imprese. In tutto, inoltre, sono stati impiegati 150 collaboratori», ha spiegato Claudia Pingue, direttore generale di PoliHub.  Importante, e in un certo senso complementare l’attività di Speed Mi Up dell’Università Bocconi, presidente Alvise Biffi: mentre il Poli è finalizzato sull’innovazione, la Bocconi punta sulla gestione. Un bel connubio.

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