IL BOLLETTINO DELLA PROTEZIONE CIVILE

Del 21 marzo 2020

I dati che riportiamo di seguito sono stati divulgati dal commissario per l'emergenza coronavirus della Protezione Civile Angelo Borrelli nel corso della conferenza stampa del 21 marzo.

I guariti e i dimessi dagli ospedali sono 943 in più rispetto a ieri portando il totale a 6.072.

Il numero dei nuovi positivi è pari a 4.821 portando il totale a 42.681 di cui 22.116 sono asintomatici o con sintomatologia lieve e sono in isolamento domiciliare; 2.857 in terapia intensiva. La percentuale è stabile al 7%  rispetto a ieri.

Il numero dei decessi nella sola giornata di oggi è di 793 persone e sono con coronavirus e non per coronavirus.

 

Fin qui il dato numerico. Seguono altre informazioni più operative:

- le forze in campo per l'emergenza sono pari a 7.000 unità;

- le tende per il pre-triage montate oggi sono state 21 portando il totale a 690.
Le tende di fronte agli istituti di pena sono sempre 122;

- i pazienti trasferiti dalla Lombardia oggi sono cresciuti di una unità.
Il totale, da inizio emergenza è di 61 persone. Ne seguiranno altre nei prossimi giorni.


Borrelli dà poi conto delle adesioni all'appello lanciato ieri sera per la ricerca di 300 medici. Il numero delle adesioni è stato definito elevato. La cifra esatta sarà resa nota alla chiusura del bando prevista per le ore 20:00 di oggi. I medici saranno destinati alla Lombardia e alle altre regioni con criticità sanitaria.

 

Una buona notizia: sono in arrivo da Cuba 52 medici. Arriveranno domani (22 marzo, ndr). Un ringraziamento ad Alitalia che rende fisicamente possibile il loro arrivo.

 

Borrelli interviene quindi su una polemica che è montata a mezzo social: non è vero che la Protezione Civile gestisce le mascherine a scapito del personale medico.
I volontari, infatti, utilizzano le mascherine chirurgiche lasciando quelle più "tecniche" al personale che cura i malati.

Altra smentita è l'attrito tra la Protezione Civile e la Regione Lombardia.

 

La parola passa poi al Prof. Brusaferro dell'ISS che affronta due temi, l'analisi epidemiologica e il dato sui decessi.

L'andamento dell'epidemia dice che la circolazione del virus rimane più elevata in alcune zone del paese mentre in altre ha numeri più bassi.

Segno che la politica delle restrizioni funziona per arginare i contagi e allontanare l'idea di "picco" che aleggia nell'aria da settimane.

A riprova di questo, stiamo vedendo che ora quasi tutti gli altri paesi, nel mondo, seguono il nostro modello di gestione dell'emergenza.

Per quanto riguarda i decessi, è possibile individuare alcune macro caratteristiche che accomunano le vittime del virus: sono soggetti in prevalenza di sesso maschile, di età media intorno ai 63 anni, con percentuali significative oltre gli 80 anni. Di solito l'intervallo tra l'insorgenza dei sintomi e la diagnosi della malattia è di cinque giorni.

Il numero elevato di decessi presentato oggi deve tenere conto del fatto che si tratta di soggetti con più di una patologia esistente sui quali il virus trova terreno più fertile per il contagio.

La sintomatologia, di solito, vede in successione la comparsa di febbre, la comparsa di tosse e l'insorgenza di difficoltà respiratorie.

 

Seguono due raccomandazioni:

1)    Il rispetto delle regole di comportamento deve essere tassativo.

Ci sono ancora troppe persone che non prendono sul serio il pericolo e cercano scappatoie per eludere i divieti.

I divieti all'assembramento e alle uscite immotivate servono ad ar-gi-na-re il virus.

2)    Il rispetto dei divieti ferma il contagio. E il pensiero non può non andare a Codogno.

Non rispettare i divieti, aumenta i contagi e spinge il nostro sistema sanitario verso un punto di non ritorno.

 

Fin qui la conferenza stampa. Viene lasciato spazio alle domande dei cronisti.

Ne riportiamo due che ci sembrano interessanti per i nostri lettori:

Una domanda interroga sul fiorire di modelli matematici usati per ipotizzare il picco del contagio. Ma quanto sono affidabili?

Brusaferro risponde che i modelli matematici di simulazione non sono dannosi in sé.

Per essere veritieri, però, si deve partire da una ipotesi e la si deve dimostrare con i dati numerici.

Se l'ipotesi di partenza cambia di continuo, i risultati portano a conclusioni fuorvianti.  

Una seconda domanda chiede se il virus in Italia sia così aggressivo perché ha subito una mutazione.

A oggi non risultano mutazioni.


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