LA RISORSA ECONOMICA DI STRANIERI - IMMIGRATI
- 01 settembre 2019 Cronaca
Abusivi - inquilini - proprietari
Non
ci sono dati statistici ufficiali sull’apporto del lavoro degli
stranieri immigrati all’economia del Paese, anche se alcune stime, di
fonte privata, affermano che contribuisca - soprattutto con la gestione
di oltre 600mila imprese - quasi al 9% del Pil, producendo un valore
aggiunto di circa 130 miliardi, e pagando 7 miliardi di tasse e 11
miliardi di contributi previdenziali.
Secondo
una ricerca di Scenari Immobiliari uno straniero/immigrato su cinque
vive in casa di proprietà, due su tre in locazione, i restanti adottano,
o sono costretti ad adottare, altre soluzioni abitative, spesso di
ripiego. Se gli immigrati pesano sulla irrisoria disponibilità di
alloggi pubblici -causa prima di tensioni sociali tra chi poco ha e chi
nulla ha- c'è anche da dire che dal 2006 al 2018 compratori stranieri e
immigrati sono stati parti in scambi commerciali riguardanti 860.000
alloggi per un volume d’affari di circa 100 miliardi.
Nel
2007 si è registrato il picco degli acquisti (quasi il 18% del totale
delle transazioni), ma la grande crisi -con la conseguente perdita del
posto di lavoro che ha colpito in primis proprio gli immigrati, e le
restrizioni alle concessioni di mutui bancari- ha ridotto notevolmente
la loro influenza sul mercato immobiliare che oggi si attesta all’8/9%
del totale delle compravendite.
Milano
guida la classifica delle dieci province italiane dove avviene il
maggior numero di acquisti da parte degli stranieri. La Lombardia
rappresenta un quinto del mercato nazionale del settore. Il Nord Italia
registra il 74% degli acquisti, il Centro il 22, il Sud, isole comprese,
il 4%.
Interessanti
le ricadute sociali, oltreché economiche. L’immigrato vede
nell’acquisto della casa un fattore di radicamento al territorio con il
conseguente effetto di integrazione. Se quando è in locazione a causa di
un lavoro precario, e perciò dal futuro incerto, preferisce vivere tra
connazionali, in caso di acquisto della casa è portato a scegliere
quartieri abitati in prevalenza da italiani.
Evita
in tal modo l’autoghettizzazione che, in diversi contesti sociali ed
economici, porta alla costituzione di tante “Piccola Italia” (o Irlanda,
Polonia, per dire) in molti Paesi, anche europei, di forte
immigrazione.
In
conclusione, sembra logico affermare che pure l’economia immobiliare
italiana abbia bisogno di lavoratori immigrati, non solo per attività di
bassa-media qualificazione. Tale immigrazione può essere regolata
attraverso procedure di selezione nei Paesi di origine e corridoi legali
per l’arrivo degli immigrati nei Paesi europei, anche ai fini del loro
inserimento in un circuito virtuoso di lavoro.
È
questo l' obbiettivo del Global Compact for Safe, Human and Orderly
Migrations, approvato alla conferenza dell’Onu tenutasi lo scorso
dicembre a Marrakech.
Achille Colombo Clerici