LA TELEMEDICINA

Istituto Europa Asia informa

L’emergenza coronavirus ha dimostrato che un utilizzo ben programmato di applicazioni di Telemedicina avrebbe contenuto il numero dei contagi e quelli dei morti ospedalieri. Infatti la telemedicina, come l’e-commerce, significa evitare di muoversi da casa quando non è necessario.
Oggi è impossibile ricevere a casa un certificato telematico di malattia, il certificato medico che serve per l’ufficio, se non ci si reca fisicamente dal medico o in ospedale, luoghi non certo salubri quando c’è un’epidemia in corso. Oggi, la televisità non è indicata in caso di emergenza, ma sarebbe sicuramente un primo livello di controllo; se si riuscissero anche a realizzare delle App da dare ai pazienti che si prenotano; in pratica il dialogo con il proprio medico di Medicina generale o con gli specialisti potrebbe migliorare di molto.

Oggi non possiamo continuare a riempire lo studio del medico di medicina generale, ogni volta che abbiamo l’influenza stagionale, figuriamoci in presenza del Covid 19 in autunno in mancanza di vaccino. 
Servirà dotare tutte le ASL nei territori di strumenti di telemedicina per il monitoraggio di pazienti, con gravi fragilità, in particolare per il monitoraggio dei pazienti affetti da Coronavirus positivi. È già stata avviata qualche procedura di questo tipo nella ASL di Latina con buoni risultati consentendo l’assistenza medica e il monitoraggio delle condizioni di salute dei pazienti.
I dati rilevati dal cellulare fornito ai cittadini positivi al Covid-19 (temperatura corporea, atti respiratori per minuto, battito cardiaco, ecc.) sono costantemente trasmessi alla “centrale di monitoraggio” ove sono sempre presenti h.24 degli infermieri che, in caso di dati non conformi al buono stato di salute, consultano lo pneumologo che deciderà con il medico di medicina generale la più opportuna strategia da adottare.
Si tratterà di formalizzare procedure di telemedicina e non lasciarle alla sperimentazione e che si esauriscono quando finiscono i fondi messi a disposizione dall’azienda tecnologica. 
Un caso emblematico: il primo ambulatorio cardiologico telematico nazionale fu sperimentato nel 1999/2000 dall’Azienda Ospedaliera Sacco di Milano (dir. gen. dr. Carlo Pampari) con Azienda ICT Agilent Tecnologies, capo progetto ing. Antonino Giannone. 
Adesso nell’era digitale, servirà accelerare i processi organizzativi con la Telemedicina. In pratica sarà necessario fornire appositi cellulari ai pazienti da monitorare in particolare ai positivi al coronavirus (finché non arriverà un vaccino) che rimangono/rimarranno nelle proprie abitazioni, in modo da garantire il monitoraggio delle condizioni di salute dei pazienti senza ricoveri anticipati negli ospedali ovvero presso le strutture Covid ovvero per emergenze epidemiche che si stanno completando su tutto il territorio nazionale 
La Sanità digitale non vuol dire solo utilizzo ottimale in emergenza con meno ricoveri in ospedale, un monitoraggio o un consulto a distanza con specialisti, ma anche un collegamento a distanza con la propria cartella clinica digitale, con tutto ciò che consegue in termini di tempestivo intervento nella diagnosi ed assistenza. 
Anche il risparmio è di grande importanza perché ciò è possibile realizzarlo con la Sanità digitale; con la Telemedicina il sistema sanitario nazionale potrebbe realizzare i suoi obiettivi con una migliore sostenibilità finanziaria. Si tratta di un sistema sanitario che organizzativamente è stato considerato il più complesso (Peter Drucker) ma che in Italia è in ritardo di 20 anni! Infatti, per esperienze dirette, queste ipotesi di realizzazione con la Telemedicina sono state già prospettate in questi ultimi 15/20 in numerosi Convegni: MOSAN- SMAU - ISS- Ministero della Salute contemporaneamente a Convegni internazionali: Telemed in Lussemburgo; Europacs, MIE in vari Paesi: Saint Malò (Francia), Ginevra (Svizzera), Praga e Berlino ai quali ho partecipato sia da Relatore, sia da Chairperson con il risultato che da diversi anni negli altri Paesi europei la Telemedicina è entrata strutturalmente nelle aziende sanitarie mentre in Italia è stata respinta, unitamente alla politica di una notevole riduzione dei posti letto e di non ampliamento delle terapie intensive…

Antonino Giannone
Ing. prof. Leadership and Ethics
Ex direttore generale di Aziende Sanitarie

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