LE PROSPETTIVE DEL MULTILATERALISMO
- 08 dicembre 2019 Cronaca
"I paradossi nell’attuale sistema internazionale e la crisi dell’ordine liberale" nell’ambito degli Incontri Riformisti 2019
Trenta
anni fa, in questi giorni cadeva il muro di Berlino, un muro che aveva
caratterizzato il mondo multipolare dalla fine del II Guerra Mondiale.
Sembrava
che l’ONU, le istituzioni finanziarie internazionali, le agenzie
potessero, finalmente liberate dalla guerra fredda, contribuire a una
vera governance mondiale.
Gli allargamenti della Nato e dell’ Europa a
Est, il trattato di Maastrich, sembrava andassero verso quella direzione.
Questo sistema con la centralità del modello occidentale con il fulcro di mercato e democrazia pareva essere inarrestabile.
Nazioni
Unite, banca Mondiale, Fondo monetario internazionale, Unione Europea,
sembravano gli unici soggetti titolati a dirigere il mondo.
Ma
già all’inizio del nuovo secolo si accentua la crisi del
multilateralismo in particolare dopo l’11 Settembre, con tutto quello
che ne consegue e soprattutto con la grande crisi economica e
finanziaria del 2008-2009 la situazione si aggrava.
Tra
i fattori di crisi c’è una globalizzazione economica insufficientemente
governata, perché se è vero che ha permesso di acquistare beni e
servizi a basso costo, basti pensare solo al viaggiare, ha anche
accentuato la finanziarizzazione dell’economia, la web economy ha
aumentato i consumi di certi beni ma ha anche favorito una
trasformazione del lavoro con l’introduzione di forme contrattuali
sempre più flessibili.
Inoltre
in questi anni si è fermato l’ascensore sociale, sono aumentate le
diseguaglianze, e si è accentuata la polarizzazione economica centro
periferia.
Il
successo della protesta contro il liberalismo non è solo per le
conseguenze economiche della globalizzazione che hanno peggiorato le
condizioni economiche del ceto medio, ma anche per una reazione al
multiculturalismo e anche alla “crisi fiscale”, basta pensare ai
movimenti nati sulla base di una rivolta fiscale contro la tassazione
diretta e indiretta (vedi gilet gialli e ma anche Iran su benzina
ultimamente), rivolta che era già emersa alla fine del secolo scorso.
Queste modalità di percezione del processo del globalizzazione, sono tra le cause del successo di sovranismi e populismi.
La
rivoluzione digitale tanto auspicata, però per la sua velocità
penalizza forze politiche che propongono progetti di medio e lungo
termine, come l’integrazione europea.
Lo
stesso sviluppo dell’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie
pongono nuove sfide per la sicurezza dei sistemi informatici che
governano l’attività di settori industriali e finanziari nei principali
Paesi.
La
crisi delle istituzioni multilaterali ha gravi conseguenze sulla
stabilità mondiale e lo sviluppo economico, e anche quest’anno si sono
moltiplicati i segnali di tale crisi.
Crisi che a livello politico possiamo identificare principalmente nell’amm.ne Trump, con il divorzio tra gli USA e l’ordine mondiale che prima avevano inventato e poi allargato.
Gli
Usa sono usciti dal Global Compact dell’Onu, dal Consiglio dell’ONU per
i diritti umani, dall’Unesco. La guerra dei dazi, in particolare con la
Cina, e non solo, (pensiamo a Europe, motor e food) lascia intendere
che gestire congiuntamente questioni internazionali non è una priorità.
Inoltre
per Trump gli Usa sono danneggiati dal sistema di regole che hanno
contribuito a costruire da qui la svolta verso il bilateralismo,
pensando che nei confronti bilaterali gli Usa abbiano sempre una
posizione di forza, ma le guerre commerciali non sono più facili da
vincere… (costi sociali e distruzioni quando si esce dal mercato e si
fallisce, non sono meno gravi dei bombardamenti).
Poi la crescita della Cina e della Russia.
La
Russia è convinta che la preminenza dell’occidente sia in declino e di
avere un ruolo importante nel nuovo sistema multipolare.
La
Cina, in parte anche l’India e la Russia sono capaci di innovare,
attrarre capitali, senza aver sviluppato un sistema democratico compiuto
e avere un agenda riformista, (anzi la Cina proprio non ne vuol sentire
parlare) e un progetto di sviluppo ecosostenibile. Questo discorso tra
l’altro riguarda in generale diversi paesi del G20, basti pensare al
Brasile di Bolsonaro e le posizioni sull’Amazzonia.
Capitolo
a parte la crisi delle istituzioni finanziarie, in particolare le
difficoltà dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), che rischia
di essere smantellato sia per iniziativa americana sia di alcuni paesi
emergenti.
Il
G20 all’interno del quale si governa il sistema multilaterale degli
scambi, pensiamo solo alla regolamentazione del e.commerce, a questo
punto potrebbe l’ultima frontiera del multilateralismo.
Ultimo
capitolo la crisi Turco-Siriana-Curda, che ha evidenziato la
marginalità della UE ed accentuato anche come una delle istituzioni
paradossali sia la NATO, alleanza nella quale è presente la Turchia.
Anche nel secolo scorso la Turchia, fu la causa dell’inizio delle crisi dell’ordine mondiale.
Con la guerra italo turca, inizio crisi della triplice intesa.
Triplice Alleanza e Triplice Intesa era il multilateralismo di quegli anni.
La
Nato è appunto una delle istituzioni su cui si è retto l’ordine
liberale dal secondo dopoguerra, e pur essendo la prima istituzione
messa in discussione dalla caduta del muro di Berlino è quella che più
ha cercato di adattarsi alla crisi, con gli allargamenti, gli interventi
militari e rimane l’unico strumento multilaterale di gestione delle
sicurezza europea.
L’ordine
liberale è in crisi, perché nella globalizzazione, non è riuscito a
mantenere le promesse di benessere, democrazia e sicurezza.
E
la scelta del multilateralismo si fonda su una leadership basata su
istituzioni internazionali che sviluppano un legame tra istituzioni,
legittimità politica e democrazia.
In questo scenario diventa più che mai attivo il ruolo della UE.
Europa
che come descrive una citazione famosa, che non si sa chi l’abbia detta
per primo è: un nano politico, un gigante economico e un verme
militare.
Soprattutto
delle cose da fare, superando un generico impegno alla riduzione delle
diseguaglianze, su come sviluppare nuove infrastrutture, maggiore
educazione, promuovere una vera parità di genere a livello globale, ecc.
Massimo Cingolani
Foto: Massimo Cingolani