QUELL'ULTIMO SGUARDO

Prima del rientro nel vicino ospedale, aveva deciso di effettuare un giro in auto con a fianco la sua compagna nella adiacente Milano Due, la sua creatura meglio riuscita che l'aveva fatto conoscere all'Italia e al mondo. L'auto aveva attraversato i tre chilometri della città satellite, sotto i ponti che ne congiungevano i quartieri e costeggiando le rosse palazzine che tanto la facevano somigliare a una serie di case cantoniere di lusso. I bianchi balconi con le inferriate gli sembravano carcasse di pollo spolpate, e il tutto ricordava i modellini della Italo Cremona costruiti con mattoncini. Ah, potere ritornare a quando decenni prima ancora era ai suoi inizi, ancora non disponeva di capitali ingenti da spendere ma di decenni per far sospendere l'avanzata degli anni che implacabile portava alla maturità non voluta né desiderata. L'automobile avanzava fiancheggiando gli ampi prati verdi punteggiati di fiori bianchi, i bassi steccati in legno altrettanto bianco che separavano asili, scuole elementari e scuole medie dai viottoli costeggiati da lampioni i cui rossi fusti in ferro parevano fiori meccanici messi lì a robotizzare quel luogo abitato da gente tranquilla e che nella tranquillità voleva continuare a vivere. La residenza Acquario, dove la coppia Mondaini-Vianello aveva abitato per anni, si trovava al limitare della strada, con in cima al palazzo la piscina coperta che a lui ricordava un grosso portacenere capace di accogliere i fumatori del condominio e raccogliere la cenere prodotta dai loro dannati zampironi. La chiesa dove erano stati celebrati i funerali del vecchio Raimondo, e dove la moglie stava seduta in prima fila era lì: bianca e geometrica costruzione aperta a tutti. Lui aveva partecipato ai funerali del comico, in piedi dietro la vedova, tenendole per tutto il tempo che la funzione era durata una mano sulla spalla. Aveva anche pensato al loro collega e amico Ugo, il quale se ne era andato a 68 anni, nel 1990, risparmiando a se stesso e agli altri la lunga agonia che la vecchiaia spesso comporta. Aveva poi fatto voltare l'auto fino alle adiacenze dello Sporting Club, e da lì proseguito a piedi con a fianco Marta, preceduti dalle altrettanto due giovani guardie del corpo. Erano passati accanto all'ingresso dell'ex emittente Canale 5, e una ondata di ricordi lo aveva travolto. Praticamente di fronte, vi era il piazzale antistante il laghetto dei Cigni. Si era seduto a un tavolino libero, dietro a quelli già occupati. Persone per lo più giovani erano intente a sorbire bevande o a sorseggiare caffè. Era stato notato. Le due pomeridiane erano passate da qualche minuto, e il desiderio di sedere a prendere qualcosa si faceva sentire. Più che altro desiderava sedere; e vedere, ascoltare, ricordare. Al cameriere che si era di lì a poco avvicinato aveva ordinato un ghiacciolo all'arancia per sé, e una crema caffè per Marta. Poi vi si era fermato per un'ora, parlando con varie persone, in primis il gestore del locale e il suo figlioletto che aveva voluto e ottenuto di farsi fotografare accanto a lui.
Ah, la vecchiaia... Porta con sé saggezza, ma anche e soprattutto debolezza, sfinimento, e malinconia. Pensando e dicendo che la sua Milano Due "è sempre bellissima" sorrise tristemente, pagò il conto aggiungendovi anche una signora mancia e fece lentamente ritorno all'auto e da lì all'ospedale, un rientro che sapeva benissimo essere forse l'ultimo rientro, l'ultima chance cui magari perdere la partita. Una partita d'azzardo non truccata perché con la sorte è impossibile barare.  
Antonio Mecca

L'INGLESE CANTANDO

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