Seguendo chi stazionava intorno alla ricicleria, si è scoperto che batterie esauste di auto e camion e gruppi elettrogeni dei treni venivano recuperati da officine compiacenti, dai campi nomadi, trafugate dalle riciclerie autorizzate o nei depositi delle ferrovie e successivamente stoccate in alcuni container situati in due grandi aree utilizzate come depositi nell’area sud di Milano, gestite da tre cittadini italiani, marito, moglie e figlio. Ogni fine settimana, i container carichi di materiale venivano trasportati in Romania. Le sei persone denunciate avevano organizzato così un traffico internazionale di batterie per auto e prodotti similari, violando la legge in materia di smaltimento di rifiuti pericolosi. In alcuni casi le batterie venivano letteralmente distrutte per recuperare le barre di piombo e quasi sempre i liquidi presenti (acido solforico e prodotti derivati) venivano sversati al suolo. In totale sono state sequestrate in due depositi circa 100 tonnellate di batterie pronte a essere spedite all’estero, di cui un primo carico di 30 tonnellate intercettato pochi metri prima che varcasse il confine con la Slovenia. Il valore stimato delle merce sequestrata è di oltre 150 mila euro.
Sul terreno dei due depositi messi sotto sequestro saranno predisposti i controlli per verificare eventuali danni ambientali e tutta la merce sequestrata è stata consegnata al Cobat (Consorzio nazionale raccolta a riciclo) per lo smaltimento autorizzato secondo le norme di legge.
“Questa indagine è durata quasi un anno - spiega Paolo Ghirardi, vice comandante della Polizia Locale - e ha coinvolto complessivamente una dozzina di agenti. Nata dal costante controllo del territorio e dall'attenzione ad alcune situazioni particolari, lavorando per scoraggiare chi si faceva consegnare i rifiuti per alimentare il commercio illegale, la Polizia Locale è arrivata alla fine a scoprire un’organizzazione complessa e articolata di traffico di rifiuti”.
“La criminalità non ha colore o nazionalità - commenta Carmela Rozza, assessore alla Sicurezza – come è evidente in questo caso che vede associata una famiglia italiana e tre rumeni per meglio organizzare il traffico di rifiuti. A volte i cittadini lamentavano l’assenza della Polizia Locale come presidio della ricicleria. La realtà è che la loro presenza in borghese aveva lo scopo di colpire il bersaglio più grosso”.