Visite guidate alla strada di epoca romana in piazza Visconti oltre 360 adesioni

Applausi per gli archeologi e per il funzionario della Soprintendenza che hanno risposto a numerose domande

Oltre 360 persone hanno preso parte la mattina di sabato 22 giugno 2024 alle visite guidate agli scavi di piazza Visconti che hanno portato alla luce importanti reperti archeologici. Accolti dall’assessora a Cultura, Ambiente e Infrastrutture Valentina Giro, scortati dai giovani che stanno affrontando il Servizio civile, i rhodensi interessati a conoscere i ritrovamenti e ammirare i resti della strada di epoca romana sono stati suddivisi in otto gruppi. Dalle 9 alle 13 gli archeologi dell’impresa C&V Studio di Archeologia Stefano Cervo, Francesca Capinera e Giulia Pasquini e il funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Milano Tommaso Quirino hanno illustrato la valenza di questi interventi nell’area oggetto di uno dei progetti finanziati dal PNRR .

Quest’area passerà dall’essere una distesa di asfalto a una piazza verde – ha spiegato l’assessora Valentina Giro – E’ un progetto che ha al centro la sostenibilità per fare in modo che la città risulti più resiliente avendo spazi urbani in grado di resistere ai momenti di grande calore, alle bombe d’acqua e ai fenomeni meteo particolarmente forti. Il concorso di architettura internazionale è stato vinto dal paesaggista francese Michel Desvigne e il suo progetto prevede una grande zona a prato centrale con delle alberature per creare una piazza affiancata da una fontana lineare che richiami l’antico riale, che un tempo passava da qui e portava acqua all’abitato di Rho. Sapevamo che avremmo potuto trovare qualcosa di antico e per questo erano stati fatti dei sondaggi e scavi preliminari, ma sono emersi reperti che non ci aspettavamo di trovare”.

Il rapporto tra opera pubblica e scavi è iniziato preventivamente, la normativa infatti permette di mettere in campo le procedure di archeologia preventiva: quando un’opera pubblica comporta degli scavi, facciamo degli studi in fase di piano di fattibilità per capire se quello che potremmo trovare nel sottosuolo possa avere degli impatti sulla realizzazione dell’opera - ha spiegato Tommaso Quirino - Abbiamo esaminato le notizie storiche e archeologiche relative a Rho e al territorio circostante per analizzare il più possibile quanto noto finora. Abbiamo fatto quattro sondaggi in quella che prima era un’area parcheggio. Tre sono risultati negativi, in un caso è stato reperito il pozzo affiancato da un tratto di muratura che si nota alle spalle della chiesa. Si è dunque valutato che qualcosa probabilmente sarebbe venuto alla luce ma che questo non avrebbe impedito la realizzazione dell’opera. E’ stato però importante richiedere la presenza di un archeologo durante tutti gli scavi operati con il mezzo meccanico. Là dove abbiamo effettuato i sondaggi preliminari è stata realizzata una vasca di una certa profondità senza grossi problemi: qualche reperto è emerso, ma non ha rallentato i lavori. Un’altra vasca di raccolta dell’acqua piovana è stata realizzata sull’altro lato della piazza senza trovare reperti. Per realizzare le tubature si sono scavate trincee e, durante questi scavi, sono stati rinvenuti resti di particolare importanza”.

 

Stefano Cervo è entrato nei dettagli: “Abbiamo fatto assistenza durante tutti gli scavi. A oggi siamo riusciti a identificare elementi che restituiscono la storia di questo tratto della città, che risulta essere il centro di Rho, dall’età romana fino al 1600, quando è stata realizzata Villa Visconti, oggi Villa Banfi. Il recinto esterno chiudeva il giardino, abbiamo trovato due pozzi, resti di bovini macellati e sepolti, i resti di un coltivo antico con segni di aratura. Abbiamo documentato le fasi altomedievali trovando buche di palo che indicano la presenza di una capanna probabilmente di forma ovale, fatta di legno e altri materiali deperibili; questo testimonia che l’area fosse occupata anche in quel periodo storico. Attualmente stiamo esaminando fascia sud e fascia est , documentando un pozzo, pilastri e due fasi di pavimentazione acciottolata che probabilmente è pertinente al sagrato della chiesa antica, allora rivolta verso piazza Visconti. Le due strade individuate hanno orientamenti ortogonali: est-ovest e nord-sud. Strade importanti perché larghe da 8 a 10 metri, la cui fase più antica è sicuramente romana: sono gli assi principali, cardo massimo e decumano massimo”.

 

La strada sull’asse nord-sud è perfettamente conservata ed è sotto l’area in cui sono presenti gli alberi. L’asse est-ovest, dove si sta scavando, è già stata in gran parte asportata dagli scavi per la posa delle tubazioni moderne: fibre ottiche, linee elettriche, fognatura, gas. Restano parti di strada: si documentano quattro diversi livelli.

 

Stiamo scavando i livelli più recenti, medievali, ma la strada più antica è di prima o media età imperiale (I-II secolo d.C.) – ha chiarito Stefano Cervo - E’ una strada rifatta più volte ma che continua a rimanere in vita per lungo tempo. Non è un caso che al centro della città ci sia la villa dei signori di Rho: i Visconti, quando arrivarono, si collocarono al centro. E non è un caso che la chiesa si affacciasse su questa piazza e non sull’altra”.

 

Cosa accadrà a breve? “Noi scaviamo e il Comune realizzerà il progetto di rigenerazione – ha risposto Tommaso Quirino per la Soprintendenza – Tutto quanto viene ritrovato verrà documentato scientificamente, ci sarà una relazione tecnica e fotografica. La volontà di valorizzazione è dimostrata dalle visite odierne: insieme al Comune si vuole valorizzare quanto sta avvenendo e ci saranno incontri pubblici per raccontarlo a tutti. Ci saranno pubblicazioni e studi scientifici che coinvolgeranno esperti del settore perché si tocca un arco temporale molto ampio. Questa parte viene scavata stratigraficamente e le strutture archeologiche verranno rimosse perché già compromesse dai lavori precedenti, la strada nord-sud meglio conservata e ampia 8-10 metri non era così profonda: si potrà decidere in futuro come valorizzarla con dei pannelli per raccontare la sua presenza e cercare anche qualche soluzione per renderla visibile. Si pensa a una soluzione sostenibile perché quando si porta in luce e si lascia in luce una struttura archeologica inizia il suo degrado. Si è conservata fino ad oggi perché era nel sottosuolo, la sua necessaria manutenzione, se la si lascia a vista, comporta inevitabilmente un costo”.

 

Tra le domande dei cittadini, quesiti su perché in passato non ci si sia resi conto della presenza di questi reperti. “In passato avevamo meno strumenti di tutela anche a livello normativo – ha spiegato il funzionario – probabilmente all’epoca di quegli scavi non ci si è rivolti a Soprintendenza e Ministero e non c’era assistenza in corso d’opera. Quando si usa un escavatore si trovano strati di terra e strati di ciottoli: distinguere tra strati naturali e antropici richiede la presenza di un archeologo”.

 

Altre strade romane hanno pietre molto più larghe, come mai questa è di ciottoli? “E’ una strada glareata, cioè pavimentata con ghiaia o strati più fini. Altrove si trovano lastricati differenti, ma la valenza non cambia”.

 

Non vale la pena mantenere in vista la strada? “Le procedure di archeologia preventiva guidano anche nelle decisioni operative da prendere in merito alle strutture archeologiche rinvenute, sulla base della loro tipologia e del loro differente grado di conservazione. Possiamo scavare interamente quanto rinvenuto per “bonificare” l’area e permettere la realizzazione dell’opera. Se una struttura è di particolare interesse, la si può smontare e ricostruire altrove dopo la conclusione dei lavori, magari nella stessa area in cui si trovava. Se i lavori non intaccano le strutture antiche, si può decidere invece di lasciarle nel sottosuolo, per garantirne la conservazione. Di queste diverse soluzioni, noi qui ne adottiamo due: dove la strada è particolarmente compromessa finiamo di scavarla e di raccogliere tutte le informazioni che possiamo, l’altro tratto non intaccato né dai lavori precedenti né da quelli attuali lo manteniamo nel sottosuolo e abbiamo tempo per studiare possibili attività di valorizzazione”.

 

I cittadini hanno preso atto del fatto che mantenere a vista lacerti di strutture antiche insieme alle trincee per la posa della fibra ottica, dell’elettricità e del gas non avrebbe senso, anche perché chi non è abituato a riconoscere in quei ciottoli una superficie stradale non ne coglierebbe il valore.

 

Chi deciderà? “Tutto quello che è nel sottosuolo è di proprietà dello Stato – hanno chiarito gli archeologi – Abbiamo documentato le strutture e raccolto i reperti e un domani si potrà trovare una soluzione per valorizzarli al meglio e capire se e dove esporli. Ogni elemento recuperato, dal ferro di cavallo trovato accanto a una delle strade al pozzo medievale del 1200-1300, fino alle mura perimetrali della villa del 1600 servirà a ricostruire la storia della piazza nelle diverse epoche. Tutto attorno al nucleo di antica formazione di Rho sono stati trovati a fine Ottocento-inizi Novecento gruppi di necropoli di epoca romana che si ponevano al di fuori dell’abitato e lungo le strade principali. Gli orientamenti di queste strade si ripetono anche nel territorio circostante che, sempre in epoca romana, era suddiviso in centurie che servivano allo sfruttamento agricolo. Altre strade rhodensi riprendono in parte questi stessi orientamenti. Anche nell’area di piazza Visconti, tra l’altro, è stato individuato un canale centuriale largo 5 metri e profondo 3 metri e mezzo, che serviva a creare queste suddivisioni della campagna a fini agricoli e insediativi. Questa è un’ulteriore conferma che quelle ritrovate fossero strade importanti, trama principale di questa organizzazione del territorio in età romana. Occorre capire quando nacque il primo insediamento agricolo e quando si sviluppò l’abitato”.

Quando finirete i lavori? “Non sappiamo ancora tra uno strato e l’altro cosa ci sia – ha chiarito Stefano Cervo - In mezzo metro di stratificazione si ripercorrono 1500 anni , gli avvenimenti sono compressi in quello strato di terra. Non è facile dire quanto tempo richiederà. Si cercherà di mantenere i tempi del cantiere perché i fondi del PNRR hanno tempistiche stringenti, pena la perdita del finanziamento”.

 

Da parte dell’assessora Giro il consiglio di informarsi sulla storia locale consultando il Centro di documentazione locale e l’anticipazione di nuovi studi: “Abbiamo un po’ di lavoro da fare, perché andranno riscritte un po’ di cose…”.

L’Amministrazione ha fin da subito valutato l’ipotesi di mantenere in vista parte della antica strada dove il percorso è meglio conservato: si procederà secondo le indicazioni della Soprintendenza, garantendo continuità al cantiere. Il Comune di Rho ringrazia gli esperti insieme a HWSTYLE e Buzzi Scaviter, che garantiscono la dovuta assistenza agli archeologi.
Angela Grassi, Comune di Rho
Telefono 02-93332.208; 

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