Rilancio Lombardia, Mattinzoli: ristori alle imprese con logica di filiera
- 18 novembre 2020 Dalla Lombardia
Rizzoli: risorse importanti per i dimenticati da decreti Governo
“Sul ‘Rilancio Lombardia’, non era facile trovate un pacchetto di misure eque e trasversali, per aiutare tutte le categorie che sono in difficoltà oggi, a causa del lockdown e della pandemia, ma crediamo di aver fatto un buon lavoro”.
Così l’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Mattinzoli ha definito l’impianto di ristoro messo a punto dalla Giunta della Regione Lombardia illustrato dal presidente Attilio Fontana.
Rilancio Lombardia
“Pur volendo puntare sull’equità, ci siamo concentrati maggiormente sulle microimprese - ha aggiunto Mattinzoli - perché questo target è quello che versa nella peggior crisi di liquidità, a quanto ci risulta. Ma non abbiamo dimenticato nessuno, dal momento che abbiamo ragionato in una logica di filiera, sapendo che se è andato in crisi un comparto, tutti i portatori d’interesse e i fornitori ne sono stati toccati, senza esclusione”.
“Si sostiene insomma, con misure di credito senza rischi e poca burocrazia, l’impresa a tutto tondo, che è il modo per aiutare la società e le famiglie lombarde” - ha concluso.
Politiche attive regionali strumento strategico
“Un provvedimento importante - ha sottolineato l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro Melania Rizzoli - che si rivolge ai ‘dimenticati’ dai cosiddetti “decreti ristori” del Governo. Mi riferisco in particolare ai lavoratori autonomi senza partita Iva, iscritti alla gestione separata Inps e privi di qualunque forma di integrazione del reddito. A questa platea destineremo un sussidio di partecipazione alla nostra ‘Dote unica Lavoro’ di 1.000 euro.
“Con la stessa Dote unica Lavoro quale strumento unitario delle politiche attive lombarde e con ‘Garanzia giovani’ - ha proseguito - ci rivolgiamo però a tutti. In particolare l’attenzione va ai lavoratori in smart working che potrebbero seguire corsi di qualificazione e per i quali offriamo sostegno alle aziende. Non dimentichiamo neppure i giovani che non studiano e non lavorano, i disoccupati sopra i 55 anni e chi è in Cassa integrazione. Per questi sono previste anche 150 ore di formazione per riqualificarsi”.
str/ben