In città con il nostro fedele amico
- 19 agosto 2018 Editoriali
Possiamo osservarli nei quartieri eleganti della città. Lo sguardo abbacchiato; le orecchie basse; la coda immobile. Accucciati mestamente mentre attendono invano di sgranchirsi le zampe. Sono i cani della Milano bene. Molto spesso accompagnati dai domestici e assai raramente dai proprietari.
Appoggiati con la schiena a un palazzo mentre chiacchierano nella loro lingua madre al telefono o radunati in piccoli capannelli mentre se la ridono con i propri connazionali. O ancora: sotto a un balcone in attesa che smetta di piovere o in un bar a gustarsi un cappuccino, il personale di servizio non sempre comprende che i nostri cani hanno delle esigenze. Ma non è certo loro la responsabilità. La nuova borghesia milanese ha uno strano punto di vista sui nostri amici a quattro zampe. Delegano superficialmente i propri collaboratori che, per cultura o per semplici gusti personali, magari neanche li apprezzano, senza contare che, chiedere a qualcun altro di raccogliere gli escrementi del proprio cane, oltre a non rappresentare un’operazione simpatica, appare molto poco rispettoso.
I tempi sono davvero cambiati. Ricordo il mentore di mio padre, elegante sciur nostrano, con la casa sempre sottosopra per i cani che vi scorrazzavano: mai avrebbe consentito a qualcun altro di portarli in giro o di occuparsene in altra maniera. O da ragazzo, il mio vecchio amico Carlo, discendente di un’antica famiglia aristocratica (il personale di sevizio certo non mancava), che si è sempre preso cura personalmente del proprio cane. Finito di studiare o la sera dopo cena, si andava a spasso col peloso amico.
Vivere con un cane è impegnativo e talvolta faticoso. Spossati da una lunga giornata di lavoro o il mattino presto con gli occhi ancora impastati di sonno; in panciolle e al caldo su una poltrona quando fuori piove a catinelle o incastonati nel nostro comodo divano mentre attendiamo trepidanti il gran finale di un film, dobbiamo darci una mossa perché, poco sotto di noi, un paio di occhi speranzosi e una coda sventagliante ci rammentano che è giunta l’ora dell’agognato giretto. Questa gravosa responsabilità tuttavia, viene oltremodo compensata dal rapporto unico e simbiotico, ricco di emozioni irripetibili e reciproca comprensione che si instaura col tempo tra uomo e cane. Un tratto di vita insieme che lascerà un segno di indelebile affetto nei nostri ricordi. Senza questo dolce onere, il cane si riduce alla stregua di un balocco al quale dedicare un paio di carezze quando ci aggrada; un oggetto come un altro, dei tanti di cui ci circondiamo, degno della nostra attenzione a tempo determinato.
Un’ultima considerazione. Molti proprietari di cani, pur non portandoli mai a passeggio, spendono parecchie ore della settimana in palestra. Invece di sprecare il nostro tempo per correre al chiuso sul tapis roulant come criceti su una ruota, prendiamo il guinzaglio, un paio di sacchetti per raccogliere le deiezioni, e via all'avventura per la città con il nostro fedele amico; oltre a tenerci in forma, riscopriremo l’intenso, profondo, coinvolgente e più antico rapporto di fiducia che esista tra noi e un'altra specie. Quello con il cane. Non vi è nulla di paragonabile.
Riccardo Rossetti