I DUE VOLTI DI MILANO

Milano sul tetto del mondo. O almeno sul tetto d’Italia. Attuale capitale putativa (ma c’è poco da vantarsene perché Roma è sempre Roma e se l’ex caput mundi verte in condizioni disperate la figuraccia appartiene a tutti), città cosmopolita, centro nevralgico per affari e finanza, vetrina internazionale di grandi marchi.  Il capoluogo lombardo ha raggiunto finalmente una dimensione europea, sventolata senza consistenza per anni, che l’ha spinto fuori dall'ombra facendolo apprezzare da turisti e investitori. Servizi e infrastrutture possono certo progredire ma il fermento produttivo e l’impulso a migliorarsi sono palpabili e concreti.
Gli stranieri paiono apprezzare molto la nostra città non solo per lo shopping o l’ampia scelta di ristoranti, ma anche per la vasta e variegata offerta culturale che per troppo tempo noi stessi abbiamo sottovalutato; più di mille anni di storia significheranno pur qualcosa. A questo si aggiungono i più disparati corsi o lezioni che per necessità o vocazione personale sono in grado di soddisfare ogni esigenza da parte dei cittadini.
Insomma, Milano può vantare appieno un nuovo rinascimento. I mass media la incensano e ne decantano l’ostentata opulenza figurandola appunto come una vetrina internazionale, fatta di eventi e di lustrini dove tutti viviamo prosperi e felici. Questi gli intenti ma una volta tolta la carta dorata ciò che rivela l’interno della confezione appare ben diverso.
Milano è la settima città più cara al mondo, ventisettesima per le retribuzioni e trentatreesima per potere d’acquisto in un contesto nazionale dove le tasse rapportate agli stipendi ci collocano globalmente al quinto posto come peso sui contribuenti. Lampante è l’esempio della tassazione universitaria tra le più alte d’Italia in contrapposizione a un posto letto che può arrivare a costare 600 euro al mese.
Mangiare fuori o soltanto fare la spesa risulta spesso troppo oneroso per una famiglia con un medio tenore di vita; molti ristoranti, cavalcando l’onda gastronomica del momento, offrono pietanze scadenti a prezzi esorbitanti mentre alcune categorie di supermercati speculano eccessivamente sull’effettivo costo dei prodotti. Ma non occorrono statistiche e numeri per tastare l’effettivo polso della città; basta tendere un orecchio alle voci della strada per comprendere che sono in molti a tribolare per arrivare alla fine del mese.Un altro argomento del quale non si parla mai abbastanza è la corruzione. Milano è a tutti gli effetti il cuore pulsante dell’attuale sistema mafioso nazionale. La piaga delle ‘ndrine(famiglie malavitose calabresi), sviluppatasi agli inizi degli anni ’60, ha ora raggiunto proporzioni endemiche. Per un decennio la magistratura milanese ha sottovalutato il problema e, in seguito, gli anni di piombo hanno fornito il diversivo ideale per consolidare un sistema criminale impensabile all'ombra della Madonnina. Dal furto e il taccheggio si è passati alla prostituzione e alla droga, dalle bische clandestine ai sequestri e infine, dall'imprenditoria alla politica. Dopo le stragi degli anni novanta la trasformazione di Milano è stata solennizzata e l’ndrangheta meneghina è divenuta parte integrante del tessuto sociale.
“ Il puzzo del compromesso morale”, come lo chiamava Paolo Borsellino, si è sostituito alla violenza e il denaro ha rimpiazzato le armi. Dopotutto, l’intelligenza delle organizzazioni mafiose è sempre stata quella di non stravolgere le nuove zone d’insediamento ma di mutarle, quasi gentilmente, dopo averne appreso i meccanismi sociali; ciò che funziona a Reggio Calabria non può funzionare a Milano. Se fossimo stati così integerrimi come ci piace pensare, il sistema mafioso non avrebbe attecchito ma davanti a facili scorciatoie e a fiumi di denaro senza faticare, noi bauscia abbiamo calato più che volentieri le brache. Come risultato, in certi, dico certi ma in realtà sono molti, l’onestà viene paragonata ormai a una mancanza di elasticità se non addirittura alla stupidità. Dunque una città estremamente complessa con due volti in antitesi; uno alla luce e l’altro nell'oscurità. Il primo può contare su una vasta visibilità mentre il secondo decisamente meno. Ma Milano è tutto questo e scegliere di considerarne un solo aspetto risulta limitativo oltreché fuorviante.
Riccardo Rossetti

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