LA POESIA ITALIANA - IL 1400 - LUIGI PULCI

MORGANTE DI LUIGI PULCI 

canto XIX ottave 144-149


Morgante, come lo vede a giacere,
gli stivaletti di gamba gli trasse
ed appiattògli, per aver piacere,

un po’ discosto, quando e’ si destasse.
Margutte russa, e colui sta a vedere;
poi lo destava, perché e’ s’adirasse.
Margutte si rizzò, come e’ fu desto,
e degli usatti s’accorgeva presto;

 

e disse: – Tu se’ pur, Morgante, strano:
io veggo che tu m’hai tolti gli usatti,
e fusti sempre mai sconcio e villano. –
Disse Morgante: – Apponti ov’io gli ho piatti:
e’ son qui intorno poco di lontano:
questo è per mille oltraggi tu m’hai fatti. –
Margutte guata, e non gli ritrovava;
e cerca pure, e seco borbottava.

 

Ridea Morgante sentendo e’ si cruccia.
Margutte pure alfin gli ha ritrovati,
e vede che gli ha presi una bertuccia,
e prima se gli ha messi e poi cavati.
Non domandar se le risa gli smuccia, (scorre)
tanto che gli occhi son tutti gonfiati
e par che gli schizzassin fuor di testa;
e stava pure a veder questa festa.

 

A poco a poco si fu intabaccato
a questo giuoco, e le risa cresceva,
tanto che ‘l petto avea tanto serrato
che si volea sfibbiar, ma non poteva,
per modo e’ gli pare essere impacciato.
Questa bertuccia se gli rimetteva:
allor le risa Margutte raddoppia,
e finalmente per la pena scoppia;

 

e parve che gli uscissi una bombarda,
tanto fu grande dello scoppio il tuono.
Morgante corse, e di Margutte guarda
dov’egli aveva sentito quel suono,
e duolsi assai che gli ha fatto la giarda,  (scherzo, beffa)
perché lo vide in terra in abbandono;
e poi che fu della bertuccia accorto,
vide ch’egli era per le risa morto.