LA POESIA ITALIANA - IL 1400 - LUIGI PULCI
- 04 settembre 2021 Poesia della notte
MORGANTE DI LUIGI PULCI
canto XIX ottave 144-149
Morgante, come lo vede a giacere,
gli stivaletti
di gamba gli trasse
ed appiattògli,
per aver piacere,
un po’ discosto, quando e’ si
destasse.
Margutte russa,
e colui sta a vedere;
poi lo destava,
perché e’ s’adirasse.
Margutte si
rizzò, come e’ fu desto,
e degli usatti
s’accorgeva presto;
e disse: – Tu se’ pur, Morgante,
strano:
io veggo che tu
m’hai tolti gli usatti,
e fusti sempre
mai sconcio e villano. –
Disse Morgante:
– Apponti ov’io gli ho piatti:
e’ son qui
intorno poco di lontano:
questo è per
mille oltraggi tu m’hai fatti. –
Margutte guata,
e non gli ritrovava;
e cerca pure, e
seco borbottava.
Ridea Morgante sentendo e’ si
cruccia.
Margutte pure
alfin gli ha ritrovati,
e vede che gli
ha presi una bertuccia,
e prima se gli
ha messi e poi cavati.
Non domandar se
le risa gli smuccia, (scorre)
tanto che gli
occhi son tutti gonfiati
e par che gli
schizzassin fuor di testa;
e stava pure a veder
questa festa.
A poco a poco si fu intabaccato
a questo giuoco,
e le risa cresceva,
tanto che ‘l
petto avea tanto serrato
che si volea
sfibbiar, ma non poteva,
per modo e’ gli
pare essere impacciato.
Questa bertuccia
se gli rimetteva:
allor le risa Margutte
raddoppia,
e finalmente per
la pena scoppia;
e parve che gli uscissi una
bombarda,
tanto fu grande
dello scoppio il tuono.
Morgante corse,
e di Margutte guarda
dov’egli aveva
sentito quel suono,
e duolsi assai
che gli ha fatto la giarda, (scherzo, beffa)
perché lo vide
in terra in abbandono;
e poi che fu
della bertuccia accorto,
vide ch’egli era
per le risa morto.