COMPLEANNO DELLA CLASSE OPERAIA MILANESE - 1

160 anni di lotte per i diritti dei lavoratori

La prima associazione di mutuo soccorso degli operai di Milano è di fine 1859. Così nacque la consapevolezza di esistere, poi vennero gli ideali socialisti. La giornata di lavoro era di 12 ore e il corrispettivo in denaro era quattro chili di pane (per gli uomini, e metà per le donne).

Bronzisti, cappellai, fornaciai, fornai, fabbri, ferrovieri, marmisti, muratori, nastrai, pettinai, sarti, scalpellini, tessitori di seta, tipografi. Eccola la classe operaia milanese di oltre 160 anni fa, lavoratori "di un’epoca che seppure ci appaia oggi remotissima, conserva un suo significato proprio per l’eccezionale contingenza in cui il crescere della città s’incrocia con la trasformazione sociale e politica in atto in Italia". Sembrano anche queste parole attuali e invece era il sindaco socialista Aldo Aniasi, nel 1970, a ricordare gli albori della working class ambrosiana.

Venticinque anni gloriosi, dal 1859 al 1882, di attivismo e primissima organizzazione tra lavoratori. Cominciano esattamente nell’autunno del 1859 quando "alcuni benemeriti cittadini" assieme a un "gruppo di operai di provato patriottismo" decisero di formulare lo Statuto della primissima associazione generale di Mutuo soccorso degli operai di Milano e dintorni. La quale si costituì poi il 1° gennaio 1860, data simbolica che doveva segnare appunto un inizio, riunendo 2 mila iscritti. Milano ci arrivò in ritardo rispetto a Torino, l’altra capitale industriale, dove una mutua generale c’era già da dieci anni. Ma fu la scintilla della consapevolezza di esistere, prima ancora del sindacalismo, dei movimenti socialisti, anarchici e solo dopo, molto dopo, comunisti.   

Il filone principale del primo associazionismo tra lavoratori fu quello patriottico perché le barricate risorgimentali del 1848 e 1849, con la famose Cinque Giornate, erano ancora un ricordo vivido. Dei 480 morti di quei giorni, ribelli contro l’invasore austriaco, ben 300 erano operai. Solo che i lavoratori erano esclusi dalla vita civica e politica. Alle prime elezioni municipali di Milano, gennaio 1860, su 184 mila abitanti ad avere diritto di voto furono solo 10 mila persone: bisognava avere un certo grado di istruzione e pagare più di 25 lire all’anno di imposte dirette. Fissato il prezzo del pane, il salario giornaliero di un lavoratore medio corrispondeva a 4 chili di pane; quello di una donna a due chili; quello di un ragazzo a un chilo. Con le giornate di lavoro che non duravano mai meno di 12 ore. I primi scioperi avverranno solo nel 1872, cominciato dai muratori e dai meccanici, poi via via si unirono gli altri. 

Matteo Pucciarelli

Foto in basso: Illustrazione di un giornale cattolico dell'epoca. L'operaio in mezzo è conteso tra l'angelo della legge e il diavolo dello sciopero

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