ITALIA ANCORATA AL MODELLO ‘PICCOLO È BELLO’
- 02 luglio 2019 Cronaca
Convegno a Milano dell’Associazione per lo Studio dei Problemi del Credito
“Dal risparmio, alla finanza, alla famiglia, alle imprese: percorso
obbligato per un solido processo di crescita” è il titolo del convegno
organizzato da ANSPC-Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi
del Credito a Milano, Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana. Tra
gli operatori economici, invitato il presidente di Assoedilizia e di
Europasia Achille Colombo Clerici.
La crescita del PIL e dell’occupazione è sostenuta da adeguati
investimenti, pubblici e privati, e da confacenti consumi. Questo
processo, imprescindibile in un mercato libero, trova nella tutela del
risparmio, nella finanza sostenibile, nell’orientamento delle famiglie e
nell’impegno delle imprese, i fattori che ne alimentano i contenuti,
partecipando a una riduzione degli squilibri sociali. Questi i temi
toccati nel Convegno, con l’obiettivo di approfondirne i principali
aspetti, e di tracciare costruttivi indirizzi.
Nel saluto istituzionale il presidente ANSPC Ercole Pellicanò ha
ricordato come in analogo evento svoltosi nel maggio dello scorso anno
il quadro economico-finanziario fosse tutto sommato positivo, anche se
con forti ombre: oggi il quadro mostra il Pil fermo, il debito pubblico
aumentato, lo spread su valori alti, i consumi in calo, la minaccia UE
di procedura di infrazione.
Quali i motivi? La risposta è venuta da Giuseppe Sopranzetti,
direttore Banca d’Italia Milano. Da decenni ormai, ha detto in sostanza,
il modello di sviluppo italiano è lo stesso che ha permesso il
‘miracolo economico’ dal dopoguerra in poi, ignorando i profondi
cambiamenti che hanno percorso il mondo, globalizzazione tra tutti.
Piccolo non è più bello, ha affermato, sulla stessa linea del Roger
Abravanel, saggista ed editorialista del “Corriere della Sera”: tante
aziende del ‘made in Italy’ sono state vendute all’estero. Non sarebbe
grave se a questo flusso di vendite corrispondesse un eguale flusso di
aziende italiane che acquistino aziende all'estero. Purtroppo non
avviene e il gap è grande e crescente. Perché è così grave? Perché le
aziende italiane non riescono a fare il salto che le porti da ‘medie’
(da 4-500 milioni di fatturato a 3-4 miliardi) a ‘grandi’ (sopra i 15-20
miliardi).
Nella classifica l'Italia - che è ancora la seconda potenza
manifatturiera d’Europa - perde terreno da 40 -50 anni. Oggi non
abbiamo più davanti a noi i soliti Stati Uniti, Francia, Germania e
Regno Unito ma anche Svizzera, Olanda, Canada, Corea del Sud. I nostri
nostalgici del ‘piccolo è bello’ e dei distretti industriali, non sono
troppo preoccupati perché oggi si sono innamorati del ‘medio’, aziende
che operano in nicchie e diventano ‘multinazionali tascabili’. Il
problema è che, alla lunga, i colossi globali vincono.
Se al macrofenomeno aggiungiamo pecche tipicamente italiane quali
burocrazia, scarsa qualità dei servizi, lentezza della giustizia,
evasione fiscale, corruzione e quant’altro, si spiega perché siamo
ancora a 4 punti di distanza dal livello precrisi mentre i Paesi
competitors hanno abbondantemente superato quel livello.
Sopranzetti, analizzando il risparmio delle famiglie italiane, tra i
più alti del mondo - 10.000 miliardi di euro, 6.000 dei quali nel solo
comparto immobiliare - ha rilevato come sia comunque in atto da parte
delle imprese un positivo abbandono del sistema ‘bancocentrico’ per il
proprio finanziamento a favore del mercato (in quattro anni dal 14% al
33%). Ma è l’incertezza il fattore dominante. Per la prima volta dopo
quattro anni le famiglie hanno ripreso a risparmiare, le aziende a
ridurre gli investimenti, segno evidente del diffuso timore del futuro.
È seguita una tavola rotonda coordinata da Paolo Garonna, segretario
generale FeBAF. Nel panel interventi di Michelangelo Avello, CFO e
consigliere delegato Gruppo Helvetia Italia; Innocenzo Cipolletta,
presidente AIFI e Assonime; Luca Cosentino, partner EY; Andrea Sianesi,
dean at MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business;
Alessandro Spada, vice presidente vicario Assolombarda - consigliere
Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi; Alessandro Varallo,
amministratore delegato Banca Aletti - Gruppo Banco BPM
La Redazione