LA DISCIPLINA GIURIDICA NELLE SCUOLE
- 15 gennaio 2018 Cronaca
Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani vuole esprimere la propria posizione in merito alla delicata situazione dei docenti di discipline giuridiche e della mortificante situazione dagli stessi vissuta attualmente poiché frustrati nella loro naturale aspirazione di contribuire in maniera incisiva alla diffusione della cultura della legalità che oggi tanto si invoca , ma che non può formarsi concretamente se non tramite un lavoro lento e paziente da iniziare fin dalla più tenera età degli studenti.
In prospettiva dell’incontro che il giorno 16 gennaio prossimo alcuni rappresentanti (prof. Romano Pesavento, prof. Alessio Parente, prof.ssa Maria Giovanna Di Maggio) del Coordinamento avranno presso il MIUR per confrontarsi sulle tematiche più volte proposte all’attenzione del Governo e del Presidente della Repubblica , è d’uopo, pertanto, riassumere non soltanto le criticità che sono state finora evidenziate, ma anche le soluzioni prospettate che consentirebbero, peraltro, di riattribuire ai docenti della materia la dignità confacente al loro ruolo. In varie occasioni, infatti, ci si è domandati quale fosse stata la ratio che ha condotto nel 2015 all’assunzione di migliaia di docenti di diritto. Un'operazione così imponente, come quella avviata dalla legge 107, infatti, lasciava ben sperare in merito al fatto che ci fosse una precisa intenzione di ridare all’insegnamento delle discipline giuridiche la giusta importanza, sistematicamente sottrattale negli anni da vari interventi legislativi che hanno drasticamente ridotto le ore originariamente di sua competenza. Ed invece, ancora oggi, molte scuole non annoverano tra i loro insegnanti la figura del docente di diritto, mentre in altre, dove invece tale figura è stata introdotta, viene utilizzata esclusivamente o quasi per funzioni di mera sostituzione di colleghi assenti.
Negli ultimi tempi, tuttavia, la particolare attenzione dedicata dal Ministero e dagli organi competenti allo studio della nostra Carta costituzionale e dei diritti fondamentali in essa contenuti - non esclusa la previsione di uno specifico colloquio sul tema in occasione degli esami conclusivi degli studi - sembra proprio confortare le istanze reiteratamente avanzate dal Coordinamento in merito all’attribuzione di un docente di discipline giuridiche in ogni scuola, anche - e forse soprattutto - nelle scuole secondarie di primo grado. L’importanza delle regole, il rispetto dei diritti umani, la conoscenza dei propri doveri, l’educazione al dialogo e al confronto, la conoscenza dei principi basilari sui quali si fondano la democrazia, sono dei concetti fondamentali che solo un'adeguata e costante educazione alla legalità può consentire di interiorizzare al fine di contribuire in maniera significativa e fondamentale alla formazione di futuri cittadini consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. L’arte dei piccoli passi teorizzata da Saint Exupery nella delicata e melanconica storia del Piccolo Principe, rapportandola allo scopo concreto che ci si propone, ci insegna, allora, che per giungere al traguardo agognato è necessario e di imprescindibile importanza procedere con un percorso metodico e costante fin dalla più tenera età delle nuove generazioni.
Perché, d’altronde, magistrati come il dott. Gherardo Colombo, hanno deciso di dedicare parte, se non tutto il loro tempo, a diffondere fra gli studenti, anche giovanissimi, semplici, ma fondamentali concetti di rispetto delle regole? Perché il dott. Nicola Gratteri trova sempre il tempo di incontrare gli studenti per esortarli a studiare e a riflettere sulla importanza della cultura della legalità? Perché sono evidentemente convinti che la scuola abbia un ruolo fondamentale nella prevenzione dell’insorgenza di atteggiamenti di prevaricazione e possa divenire una palestra di legalità e di rispetto fra gli uomini che non può passare se non attraverso il rispetto delle regole, regole da condividere, regole da fare proprie, regole da non vivere come un'imposizione, ma come una normale, fisiologica condizione della vita sociale, regole di cui non si può fare a meno se si vuole essere veramente consci dei propri diritti e dei propri doveri e, quindi, liberi, onesti e degni del proprio status. Liberi dalla schiavitù, liberi dalle mafie. L’esperienza maturata da moltissimi docenti della disciplina, in occasione della loro immissione in ruolo nelle scuole medie, ha confermato la bontà della strada scelta all’epoca e sulla quale, misteriosamente, non si è voluto più proseguire. Eppure i giovanissimi studenti, anche in aree altamente a rischio, si sono dimostrati attenti e desiderosi di apprendere e hanno vissuto l’inizio di questo percorso in maniera entusiastica e proficua.
“È il percorso, non il traguardo, a riempire la persona del proprio valore e della propria dignità” (G. Colombo)
Elisabetta Barbuto
Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani