La marcia in folle delle opposizioni estreme

Egregio-egregia ex terrorista, chi le scrive è un esponente di quell'utopistico popolo italiano che Lei e quelli come Lei sceglieste di rappresentare nei per fortuna ormai lontani anni '70-'80. 
Inquinati da una dottrina già folle nella sua teoria, impregnati di dogmatismo, eravate scesi nell'agone politico privi di dialettica ma non di mitra e pistole. Con la tecnica dell'agguato assassinavate i biechi nemici del popolo, vale a dire: esponenti delle Forze dell'Ordine, agenti di custodia, magistrati, giornalisti. Altri poi li feriste, rendendoli menomati per il resto dei loro tristi giorni. E tutto questo per quale motivo? La società di allora fu certo lo specchio di un'epoca ben poco epica, anche certamente ingiusta, di sicuro non priva di favoritismi; ma a parte il fatto che tra i favoriti c'eravate anche voi che foste lasciati inspiegabilmente liberi di razzolare e razziare nelle fabbriche e nelle università, niente e nessuno doveva autorizzarvi ad agire così come avete agito. Io che facevo e faccio parte di quel popolo che voi così confusamente desideravate vendicare dei torti subiti non mi riconoscevo allora e non mi riconosco adesso nelle vostre farneticazioni. E francamente mi disturba molto vedervi apparire in televisione od ospitati dai giornali, spesso per presentare libri che narrano le vostre gesta di allora. E quasi sempre senza una parola spesa a favore delle vostre vittime, quasi per risparmiare il vostro capitale che poi è il Capitale per antonomasia. È che voi più che pentiti siete dissociati, vale a dire avete preso atto dell'impossibilità di sovvertire le regole costituite e deciso quindi - quasi sempre dopo essere stati catturati e imprigionati - di abbandonare la marcia in folle del vostro girare a vuoto e di fare marcia indietro dalle vostre posizioni od opposizioni estreme. Insomma se prima erano anni di piombo, adesso sono anni di bronzo magnificamente rappresentati dalla sua faccia, che nel presentarsi alla ribalta mediatica ribalta anche la verità e i protagonisti di allora, accomunando assassini e vittime sullo stesso piano, un piano inclinato che rischia di far scivolare il tutto nel gran calderone in cui cucinare un passato da far degustare a palati di poca pretesa.

Antonio Mecca

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