NUOVI MEZZI DI LOCOMOZIONE MA VECCHIA MALEDUCAZIONE

Le cose cambiano. Ciò che un tempo risultava assurdo oggi è di tendenza. Solo vent'anni fa un adulto su monopattino sarebbe stato portato d’urgenza al Paolo Pini o in guardia seconda al Policlinico per accertata infermità mentale o per una forma acuta di regressione infantile. In questo ultimo periodo è invece un individuo moderno, sensibile ai temi ambientali.

Forse tra un po’, sempre memori della nostra infanzia, cominceremo a girare anche sui tricicli o ci porteremo avanti deambulando su girelli elettrici, così da abituarci alla vecchiaia. Perché  si cammini sempre meno per poi spendere tempo e denaro nel chiuso di una palestra rimane uno degli enigmi più imperscrutabili dei nostri tempi.
Ma almeno un fattore non è mutato nel tempo; lo scarso senso civico dei milanesi. La classica automobile sul marciapiede, in curva, su posteggi riservati ai disabili, sulle strisce pedonali, ecc., è da sempre un’icona della maleducazione meneghina. Nel tempo si sono poi aggiunti motorini e biciclette ma, appartenendo a privati cittadini, venivano almeno posteggiati adiacenti ai palazzi o sul ciglio della strada per timore di rappresaglie. Con l’introduzione della condivisione, o per dirla con anglofono provincialismo, lo sharing, la mentalità nostrana ha preso il sopravvento: “È mio e ne ho cura. È pubblico e me ne frego.”
Ciclomotori e biciclette sono stati il primo tassello di una nuova ma al contempo antica anarchia civica; se ne sono e se ne vedono di tutti i colori. Le biciclette soprattutto sono state protagoniste di un’inaspettata inciviltà, in netto contrasto con l’immagine di città all'avanguardia di cui ci fregiamo tanto: parcheggiate nel mezzo del marciapiede, di fronte all'ingresso di abitazioni o negozi, gettate nei Navigli o in cassonetti, rubate e ridipinte. Non esiste limite alla fantasia: una volta ne ho vista una su un albero.
Ora siamo giunti all'introduzione dei monopattini e degli hoverboard con, a quanto si evince dai giornali, una normativa ancora da definire e piuttosto confusa.
Ma anche per questi nuovi mezzi di locomozione non c’è normativa che tenga perché l’unica regola riconosciuta dai milanesi, come dal resto degli italiani, è quella dettata dal Marchese del Grillo di Monicelli; “io so io e voi non siete un c****”.
Oltre a essere lasciati nelle posizioni più improbabili, non li senti arrivare alle spalle e un lieve spostamento può causare una collisione con conseguenze più o meno gravi.
Piuttosto che proiettarci nel futuro questi nuovi trabiccoli ci ripiombano in un passato fatto di prevaricazioni e inciviltà. E più ne arriveranno più opportunità avremo di trasgredire al vivere comune.
Mi si conceda quindi la riscoperta dell’acqua calda. Andiamo rieducati dalle fondamenta. Riabituati a comprendere che viviamo in mezzo agli altri e non possiamo solo pretendere diritti senza mai concederne.
Perché presto o tardi potremmo trovarci in una paradossale situazione come quella alla quale ho avuto modo di assistere di recente.
Marito e moglie, entrambi molto anziani; lui su una sedia a rotelle e lei che a fatica lo spinge. Voltano a un angolo del marciapiede e dinnanzi si ritrovano una station wagon parcheggiata con di fianco quattro monopattini elettrici. Chi sia arrivato prima non ha importanza; l’unica cosa certa è che nemmeno una persona a piedi avrebbe avuto modo di proseguire.
Con grande sforzo la signora gira la sedia a rotelle e torna sui suoi passi. La avvicino e le offro la mia collaborazione; mentre io spingo il marito su un margine della strada lei domanda un attimo di pazienza alle automobili che sopraggiungono. Tra i clacson e gli improperi che ci vengono rivolti riusciamo ad aggirare l’ostacolo e risalire sul marciapiede. 
La deliziosa coppia di coniugi mi ringrazia caldamente ma in quel momento non mi è di alcun conforto perché troppa è la vergogna per i nostri concittadini.

Riccardo Rossetti


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