UNA PARABOLA PER IL FISCAL COMPACT
- 02 giugno 2019 Cronaca
Un imprenditore, lavora, guadagna, assicura posti di lavoro, ma ha un grosso debito alle spalle. Con il reddito del suo lavoro paga gli interessi del debito, i dipendenti, mantiene la famiglia e riesce a fare anche beneficenza.
- Ma così non va: gli si dice. Se non riesci a produrre e guadagnare di più o a risparmiare per ridurre il debito devi vendere parte dei macchinari con i quali lavori.
- Però, in un momento come questo di crisi economica generale, non riesco a produrre e vendere, e quindi a guadagnare di più; e per risparmiare devo impostare un programma che richiede del tempo. Lo farò, ma non riesco da oggi a domani.
Se poi non investo, anzi vendo i macchinari, non riuscirò nemmeno a lavorare e produrre reddito, né ad assicurare i posti di lavoro, né a pagare gli interessi sul debito, né tanto meno a fare beneficenza.
- "Non importa devi farlo - la risposta imperiosa - altrimenti ti impongo una "penale".
Uscendo dalla metafora, la vendita dei macchinari equivale all'imposizione di nuove tasse da parte dello stato.
Queste producono un rallentamento nella produzione e un calo della crescita economica.
Ebbene, la logica di questa parabola è quella del Fiscal Compact.
Tanto evidentemente assurda, che i vari nostri governanti che si sono succeduti nel periodo di formazione e di sottoscrizione di questo patto europeo, ne stanno prendendo le distanze.
Quell'accordo, (di stabilità dell'economia europea) è stato siglato nel 2012 dai 17 Paesi dell'Eurozona, e successivamente dagli altri Stati dell'Unione (tranne U.K. e Repubblica Ceca). Esso irrigidisce i parametri di Maastricht del 1992 e del Patto di Stabilità e crescita del 1997, statuendo tra l'altro che i Paesi con un rapporto debito/pil eccedente il famoso parametro del 60%, debbano ridurre l'eccedenza di 1/20esimo all'anno; e ribadendo l'obbligo sanzionato di mantenere il rapporto deficit/pil nella misura del 3% annuo, misura che era stata fissata apoditticamente al tempo della sua istituzione.
In Italia ci si è affrettati a inserire la norma dal pareggio di bilancio nella Costituzione, all'art. 81. Confidavamo nella crescita dell'economia...
Ma l'originario patto europeo non distingue tra spese correnti e spese per investimenti produttivi: è l'errore di fondo.
Sicché in una fase di stasi della crescita economica, qual è quella che stiamo attraversando, il vincolo può esser soddisfatto solo aumentando le tasse e riducendo gli investimenti.
L'impegno dell'Europa è che il fiscal compact venga incorporato nell'ordinamento europeo (da patto diventi norma) entro i primi sei mesi del 2019. Ora, passate le elezioni, scoppierà subito la questione e conseguenze per l'Italia potrebbero manifestarsi anche da parte della BCE e del sistema di finanziamento, attraverso le banche, della nostra economia (titoli del debito pubblico e imprese).
A.C.C.