PREVISIONI SULLA MANOVRA 2020

Il taglio del cuneo fiscale potrebbe riguardare poche persone

L’obiettivo del nuovo Governo è di alleggerire le tasse nella busta paga dei lavoratori, e non il peso fiscale sostenuto dalle imprese. Ma le dichiarazioni pre Manovra rischiano di essere più roboanti che concrete dato che, facendo due calcoli, a beneficiare del taglio del cuneo fiscale saranno in pochi.
L’operazione consisterebbe in un bonus da 1.500 euro netti l’anno a favore, al massimo, dei redditi fino a 35 mila euro lordi. Per la fascia superiore, da 35 mila a 55 mila, la riduzione delle imposte scenderebbe progressivamente fino a zero. In sostanza, il netto in busta paga aumenterebbe solo per i lavoratori che guadagnano meno.
Si tratta di un intervento che va nella direzione opposta rispetto a quello previsto dalla Flat Tax di Salvini, che prevedeva sconti crescenti all’aumentare del reddito. Nella riforma-vessillo della Lega si arrivava a una riduzione anche di 5-6 mila euro per guadagni superiori a 50 mila euro.
Ora la rotta sembra invertita. Le risorse a disposizione del taglio del cuneo fiscale sono ancora da definire: i democratici propongono un piano triennale del valore complessivo di 15 miliardi di euro, da suddividere in 5 miliardi all’anno. I grillini stimano in 6 miliardi lo stanziamento per il 2020. La comunione di intenti, in ogni caso, c’è. La detrazione assorbirebbe il bonus 80 euro di Renzi, perché riguarderebbe anche i contribuenti incapienti(quelli che non devono pagare l’Irpef perché hanno reddito troppo basso. Nel loro caso la riduzione sarebbe sotto forma di credito da incassare in sede di dichiarazione dei redditi o di conguaglio annuale da parte del sostituto d’imposta) e il ceto medio, dai 26 mila ai 55 mila euro.
Quindi, tolti i circa 10 miliardi del bonus Renzi, erogato fino a 26.600 euro, si aggiungerebbero di fatto 5 miliardi. Una parte consistente andrebbe agli incapienti, un’altra ai lavoratori con redditi tra 27 mila e 35 mila euro, i quali vedrebbero circa 125 euro mensili in più in busta paga, rispetto a oggi. Sopra questa soglia il vantaggio diminuirebbe progressivamente, fino a zero. Il ceto medio, quindi, potrebbe godere dei benefici in maniera assolutamente ridotta. Anzi, potrebbe rimanere completamente a secco se passasse l’idea grillina di erogare le risorse disponibili alle imprese, per sostenere l’aumento dei costi dovuto all’introduzione del salario minimo di 9 euro all’ora.
La riduzione delle tasse, quindi, potrebbe riguardare solo chi ha redditi bassi e molto bassi. Vedremo cosa si concretizzerà effettivamente nella Manovra. Resta il fatto che in Italia la media degli oneri fiscali e previdenziali in busta paga raggiunge, per un lavoratore single senza figli a carico, il 47,9%, a fronte di una media nei Paesi Ocse del 36,1%. Un divario davvero troppo ampio.
edb

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