PREVISIONI SULLA MANOVRA 2020
- 08 settembre 2019 Cronaca
Il taglio del cuneo fiscale potrebbe riguardare poche persone
L’obiettivo
del nuovo Governo è di alleggerire le tasse nella busta paga dei
lavoratori, e non il peso fiscale sostenuto dalle imprese. Ma le
dichiarazioni pre Manovra rischiano di essere più roboanti che concrete
dato che, facendo due calcoli, a beneficiare del taglio del cuneo
fiscale saranno in pochi.
L’operazione
consisterebbe in un bonus da 1.500 euro netti l’anno a favore, al
massimo, dei redditi fino a 35 mila euro lordi. Per la fascia superiore,
da 35 mila a 55 mila, la riduzione delle imposte scenderebbe
progressivamente fino a zero. In sostanza, il netto in busta paga
aumenterebbe solo per i lavoratori che guadagnano meno.
Si tratta di un intervento che va nella direzione opposta rispetto a quello previsto dalla Flat Tax di Salvini,
che prevedeva sconti crescenti all’aumentare del reddito. Nella
riforma-vessillo della Lega si arrivava a una riduzione anche di 5-6
mila euro per guadagni superiori a 50 mila euro.
Ora la rotta sembra invertita. Le risorse a disposizione del taglio del cuneo fiscale
sono ancora da definire: i democratici propongono un piano triennale
del valore complessivo di 15 miliardi di euro, da suddividere in 5
miliardi all’anno. I grillini stimano in 6 miliardi lo stanziamento per
il 2020. La comunione di intenti, in ogni caso, c’è. La detrazione
assorbirebbe il bonus 80 euro di Renzi, perché riguarderebbe anche i
contribuenti incapienti(quelli che non devono pagare l’Irpef perché
hanno reddito troppo basso. Nel loro caso la riduzione sarebbe sotto
forma di credito da incassare in sede di dichiarazione dei redditi o di
conguaglio annuale da parte del sostituto d’imposta) e il ceto medio,
dai 26 mila ai 55 mila euro.
Quindi,
tolti i circa 10 miliardi del bonus Renzi, erogato fino a 26.600 euro,
si aggiungerebbero di fatto 5 miliardi. Una parte consistente andrebbe
agli incapienti, un’altra ai lavoratori con redditi tra 27 mila e 35
mila euro, i quali vedrebbero circa 125 euro mensili in più in busta
paga, rispetto a oggi. Sopra questa soglia il vantaggio diminuirebbe
progressivamente, fino a zero. Il ceto medio, quindi, potrebbe godere
dei benefici in maniera assolutamente ridotta. Anzi, potrebbe rimanere
completamente a secco se passasse l’idea grillina di erogare le risorse
disponibili alle imprese, per sostenere l’aumento dei costi dovuto
all’introduzione del salario minimo di 9 euro all’ora.
La
riduzione delle tasse, quindi, potrebbe riguardare solo chi ha redditi
bassi e molto bassi. Vedremo cosa si concretizzerà effettivamente nella
Manovra. Resta il fatto che in Italia la media degli oneri fiscali e
previdenziali in busta paga raggiunge, per un lavoratore single senza
figli a carico, il 47,9%, a fronte di una media nei Paesi Ocse del
36,1%. Un divario davvero troppo ampio.
edb